Che cosa si può dire di una città che raggruppa, circa 30 etnie differenti? Intanto che se ci andate potete mangiare davvero quello che volete e che, se frequentate i suoi mercati, non ci sono prodotti impossibili da trovare. Un esempio su tutti è quello del Borough Market, dove i negozi più svariati si alternano ai ristoranti di ogni tipo, in un tripudio di golosità.

Ogni zona ha la sua predominanza etnica e, se siete curiosi di sperimentare varie cucine, ma non avete modo di girare mezzo mondo per provarle, a Londra potete trovare un degno “bigino” per soddisfare il vostro palato. Anche la guida Timeout, impegnata nel difficile compito di individuare i migliori ristoranti della città, ha spaziato da quelli con una stella Michelin, a quelli economicamente più ragionevoli, prendendo in considerazione ogni tipologia di cucina.
Londra è anche la capitale europea dello street food. Una zona da non perdere, la Domenica mattina, per immergersi nei tipi di cucina più variegata, è quella della Brick Lane. Lasciate pure Portobello e Camden Town e la loro paccottiglia ai turisti frettolosi e andate invece alla scoperta di questa zona, nuova avanguardia della moda vintage, mescolata alla multietnia gastronomica: non ve ne pentirete.
E gli inglesi? Quelli “veri”? Non non hanno quindi una tradizione gastronomica? Niente affatto! Basta aggirarsi tra gli ampi spazi di Fortnum & Mason (spesso non si può far altro, visti i costi) per trovare l’eccellenza della produzione britannica. Oppure pranzare in un qualsiasi pub, accompagnando una porzione di Shepherd’s Pie (carne di vario tipo coperta da uno strato di puré di patate gratinato) con un’ottima birra. O ancora andare alla ricerca del perfetto Fish & Chips.

Personalmente, ciò che più amo del cibo inglese, è la prima colazione anche se, per mangiare uova e bacon con i fagioli tutte le mattine ci vuole davvero fegato (non in senso metaforico…). Imperdibile la marmellata di arance, vero fiore all’occhiello in ogni breakfast che si rispetti. Se vi capita, tenetevi invece alla larga dal marmite: una crema spalmabile molto amata dagli inglesi; per semplificare, posso dire è come mangiare un dado e che è uno di quei prodotti “love it or hate it”.
Non è una novità che l’Inghilterra sia ai vertici nella classifica europea per tasso di obesità. Per combattere le cattive abitudini a tavola, soprattutto nelle scuole, negli ultimi anni si è mobilitato, tra gli altri, un giovane e talentuoso chef londinese: Jamie Oliver. La sua cultura gastronomica affonda a piene mani nella cucina italiana, orientale e sudamericana ma, soprattutto, sull’utilizzo in modo creativo delle verdure, meglio ancora se autoprodotte. Meritevole anche la sua fondazione “Fifteen”, creata con lo scopo di far crescere giovani disoccupati, a volte con un passato turbolento, fornendo loro gli strumenti per diventare chef professionisti.

Vecchie tradizioni… multietnia… nuova consapevolezza verso i cibi sani… anche qui, come nella maggior parte del mondo occidentale, queste culture e nuove tendenze si mescolano nel tessuto sociale, per entrare a far parte della vita di tutti i giorni.
Se decidete di fare un giro a Londra, cercate di cogliere tutti questi aspetti. Se saprete scegliere, non ne resterete delusi.
L’IDEA DA PORTARE A CASA
Pesce e patate: un’abbinata universale. Dalle moule e frites francesi al fish & chips inglese, è un binomio sempre vincente. La mia versione prevede un tortino di triglie gratinate, accompagnate da crocchette di patate aromatizzate al lime.
Il pesce è al forno, le crocchette… ebbene sì: fritte!
