Leo Di Angilla: «Suonare le percussioni con Lorenzo? Un sogno!»

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Leo Di Angilla: in testa un copricapo da indiano e davanti a sé un infinito set di percussioni. Con Lorenzo suona ormai da parecchi anni, e nella sua carriera può contare collaborazioni con alcuni tra i più importanti artisti pop italiani, tra cui Tiziano Ferro e Biagio Antonacci. Alla sua attività da percussionista live e in studio affianca quella didattica: ha da poco aperto una scuola di musica interamente on line, iplaypercussion, che gli sta dando delle grosse soddisfazioni.
Ecco quindi la nostra intervista a Leo Di Angilla.

Quand’è che in un ragazzino scatta in testa la molla del voler diventare un percussionista?

A me è scattata molto presto, perché ho iniziato ad appassionarmi agli strumenti e alle percussioni già in terza – quarta elementare. All’inizio mi interessava soprattutto la batteria, che infatti ho iniziato a suonare a quattordici anni. Poi a diciotto – diciannove anni ho cambiato strumento e ho iniziato a suonare le percussioni.

Di che salute godono le percussioni nella musica italiana?

Sicuramente non godono di ottima salute: nel panorama musicale italiano, le percussioni continuano a essere uno strumento poco sfruttato sia dai produttori che dagli autori, che non ne conoscono le potenzialità. In più, i nuovi metodi di produzione, mettendo a disposizione infinite possibilità timbriche, spesso consentono di sostituire il suono delle percussioni con altre soluzioni, anche se si tratta di una differenza immediatamente percepibile da un “orecchio attento”. Questo meccanismo, naturalmente, è applicato anche alla musica dal vivo, soprattutto pop, e così i percussionisti “spariscono” dai palchi. Il discorso, naturalmente, non vale per la musica latina e i generi a essa affini, dove le percussioni rimangono insostituibili.
Io chiaramente mi trovo in un oasi a dir poco felice, perché collaboro con un artista, Lorenzo, musicalmente molto colto, a cui piacciono diverse culture musicali e che, quindi, apprezza molto il ruolo delle percussioni. Diciamo che sono nel posto giusto al momento giusto! Prima di partire con il tour negli stadi, tra l’altro, ho fatto anche una tournée con Biagio Antonacci e anche lui, da ex batterista, è un grande appassionato di ritmiche, quindi era molto contento di avere con sé le percussioni.
Però, quelli di Lorenzo e Biagio sono due casi piuttosto rari all’interno del panorama della musica pop italiana.

Con la tua scuola di musica on line, invece, stai ottenendo risultati molto positivi.

Sì, devo dire che con la mia scuola (iplaypercussion) sto ottenendo dei risultati sorprendenti. Nell’ultimo anno ci sono stati un centinaio di iscritti: numero straordinario per una scuola con corsi di sole percussioni e per di più on line.
Tra l’altro, le percussioni sono uno strumento molto complesso da un punto di vista didattico. Io nella mia scuola, infatti, ho corsi di strumento singolo, che in questo momento sono quattro: cajon, congas, pandeiro e djembe. Ma il percussionista professionista ha a che fare con set di strumenti; quindi il percorso tra lo studiare il singolo strumento e il suonare un set di percussioni è piuttosto lungo: nell’ultima fase, infatti, subentra un altro tipo di know how che va oltre la tecnica musicale. In questo anno e mezzo, però, ho già fatto diversi workshop sulle percussioni all’interno della musica pop e sul come debba essere interpretato il ruolo del percussionista in situazioni che non siano etniche, né legate a una cultura particolare. Adesso sto lavorando a un corso piuttosto specifico circa la filosofia e il ruolo del percussionista nella musica pop, sia dal vivo che in studio. Dovrebbe uscire l’anno prossimo ed è una notizia che do in esclusiva a Spettakolo!

Le percussioni sono spesso associate a culture diverse dalla nostra. Hai mai lavorato con artisti stranieri?

L’unica esperienza importante che ho fatto con musicisti stranieri è stata all’interno del tour di Mondo cane, progetto in italiano di Mike Patton. Mike, oltre a essere un artista superlativo, nel frattempo è diventato anche un amico. Suonavamo un repertorio molto particolare: musica degli anni’ 60 e ’70 con un approccio pop, ma che strizzava l’occhio al classico. Un pop molto orchestrato, diciamo. Io infatti avevo un set parecchio sui generis, che prevedeva sia l’elettronica, sia strumenti sinfonici, e poi strumenti a percussione folklorici. E’ stato un impegno molto serio, ma allo stesso tempo è stata un’esperienza bellissima, soprattutto da un punto di vista formativo e musicale. Tra l’altro, abbiamo anche girato un bel pezzo di mondo, perché siamo stati negli Stati Uniti, in Russia, a Israele, in Inghilterra, in Portogallo, e abbiamo fatto anche due date in Italia: a Milano e a Firenze.

Schermata 2015-08-10 alle 16.00.21Capitolo Lorenzo: come sei arrivato a lui?

Sono arrivato a Lorenzo attraverso il suo produttore Michele Canova, che lavorava anche con Tiziano Ferro, con cui, a partire dal 2002, ho suonato per parecchi anni, insieme a Christian Rigano (come lo stesso Christian ci ha raccontato).
All’epoca, la musica di Tiziano stava andando in una direzione che richiedeva sempre meno le percussioni, mentre Lorenzo stava rivoluzionando il suo suono, introducendo moltissima elettronica. Io sono sempre stato poco etcnico, mentre ho sempre avuto un occhio di riguardo per l’elettronica, e in quel momento serviva proprio uno come me: che sapesse suonare sia strumenti acustici, sia strumenti elettronici. Quindi Michele mi chiese se ero libero e se mi andasse di fare una prova con Jovanotti. Lorenzo all’inizio era un po’ scettico, lo ha detto anche in un video che abbiamo girato insieme durante le prove allo Stadio di Ancona: l’idea di avere un percussionista italiano non lo stimolava molto. Poi però ci siamo incontrati, abbiamo suonato insieme, lui è rimasto molto contento e da lì è iniziata questa fantastica avventura. Suonando le percussioni, sapevo perfettamente che la mia massima realizzazione l’avrei potuta ottenere solo suonando con Lorenzo, perché è uno dei pochissimi artisti italiani che valorizza il mio strumento. Però, sono sincero: mai e poi mai avrei immaginato di arrivarci… e invece eccomi qui, ed è una cosa straordinaria: la realizzazione di un sogno. E diciamo che da quando suono con lui ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare!

Lorenzo è uno che nei suoi progetti punta sempre più in alto: quali sono stati i progressi di questo tour rispetto a quello di due anni fa?

Sullo spettacolo credo non si possa dire niente. E’ stato fatto un lavoro di progettazione con le idee molto chiare e di cui bisogna dare merito a Lorenzo, in grado di tenere in mano tutto: dall’idea generale dello show, al palco, alle luci, ai video, ai brani che vuole suonare, fino a quelli che secondo lui dovrebbero essere gli arrangiamenti. Beninteso, quanto a quest’ultimo aspetto lui dà solo un’impronta, mica scende nei particolari di ogni singolo strumento! Però in ogni tour ci dice quale vorrebbe essere il suono dei concerti e noi lo seguiamo.
Credo che quest’anno tutti i “reparti” abbiano lavorato in maniera straordinaria ed è stata la collaborazione tra i vari reparti a consentire uno spettacolo del genere. E’ stato un tour veramente grandioso, con una media di cinquantamila persone in ogni data, per un totale di tredici concerti. Credo sia una cosa senza pari in Italia.
Quanto all’essere a proprio agio, come si fa a non esserlo di fronte a sessantamila persone? E’ una cosa talmente bella! E poi la squadra è molto compatta, l’ambiente interno alla band è estremamente positivo, non ci sono tensioni né attriti e quando è così funziona tutto. Con loro è un piacere fare qualsiasi tipo di cosa.

Lorenzo ha detto che il momento in cui ha iniziato a pensare al tour negli stadi del 2015 è stato scendendo dalla scaletta dell’ultimo palco del 2013. Adesso immagino vi prenderete tutti un mese di vacanza; quando inizierete a pensare alla tournée nei palazzetti e cosa ci dobbiamo aspettare?

Sono assolutamente d’accordo con Lorenzo! Anch’io, finito l’ultimo concerto del Lorenzo negli stadi 2015, ho iniziato a pensare a che set avrei portato nel tour nei palazzetti.
Cosa ci aspetteremo, non lo so. Ora dobbiamo capire quale sarà la direzione artistica del tour e quale sarà l’idea complessiva di Lorenzo e dei suoi fidi collaboratori” Da parte mia, sto già iniziando a lavorare a un set diverso. Vorrei portare una nuova strumentazione, perché già so che Lorenzo rinnoverà tutto e anch’io farò così: mica possiamo permetterci di fare un adattamento ridotto del tour negli stadi. Sarà un nuovo progetto a cui stiamo pensando già adesso!

 

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