Remember ci dice Atom Egoyan. Ricorda. E ha scatenato curiose polemiche al Lido. Al Golem, automa di terracotta delle leggende ebraiche, metti una parola nella bocca e lui va e uccide. A Zev, che vuol dire lupo, quasi novantenne ex internato di Auschwitz, ora in casa di riposo, affetto da demenza senile, che ogni mattina si alza e non ricorda che sua moglie è morta, un altro ospite (anche lui sopravvissuto ad Auschwitz) mette in bocca una lettera e delle istruzioni e lui “evade” e attraversa l’America e il Canada in cerca del nazista sterminatore che dirigeva la sua frazione di campo e ora vive sotto falso nome da qualche parte. Con quel falso nome Zev, lento, smemorato (deve rileggere ogni giorno le istruzioni per ricordarsi la missione) e armato di una Glock, incontrerà un ex militare ma non nazista, un ex internato, il figlio (nazista per educazione) di un patetico nazista collezionista e infine il suo obiettivo: che in fondo è uno specchio. Abbiamo detto anche troppo, ma non è abbastanza per capire le polemiche che hanno preso la forma di urla in sala. In fondo anche Edipo andava in cerca del colpevole della peste di Tebe e alla fine dell’indagine trovava se stesso…
Altra indagine. In 11 minuti di Jerzy Skolimowski, in molti vedono un puntino in cielo ma non ne sono sicuri. Qualcosa che sta lì e forse potrebbe condizionare i frammenti di vita di un ragazzo che parte per fare una rapina e…, di un motociclista strapieno di cocaina che…, di una bellona che va a un incontro con un ambiguo regista ma …, del neomarito che la cerca controllato dagli uomini della sicurezza di un albergo, però…, di un venditore di hotdog di cui sappiamo che…, di una ragazza che mena il can per Varsavia in attesa di… , di un acrobatico addetto alla manutenzione in procinto di… In realtà tutte queste vite stanno per convergere in un destino (come nel Ponte di San Luis Rey di Thornton Wilder: quale disegno accomuna vite tanto diverse? Un disegno che si scatena (è il caso di dirlo) nei fatidici 11 minuti. E ricordatevi che destino fa rima con puntino…
Alle prese con gli incroci terribili del destino e della vendetta consideriamo anche Desde Allà (Da lontano) di Lorenzo Vigas, che in apparenza ci racconta la vita un po’ triste di un meccanico dentista di solide economie che adesca ragazzini di strada affamati di soldi, ma per uno (in apparenza il più selvaggio) sembra provare qualcosa che viene ricambiato con un’offerta (selvaggia anch’essa), che molto alla lontana ricorda lo scambio hitchcockiano di Delitto per delitto. Ma questo non è un thriller, è uno scavo psichico, opera prima, con una strana propensione a filmare a fuoco solo il protagonista in primo piano, e spesso di nuca. Espediente di sicuro utile al pathos, ma anche al mio oculista…