Lament: un inno antimilitarista che scuote nel profondo

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Il carisma di Blixa Bargeld travolge l’ex Masten di Bolzano, location dell’evento clou dell’edizione 2015 di Transart, manifestazione che nel corso degli anni ha portato nel capoluogo altoatesino artisti del calibro di Patti Smith, Sonic Youth e Laurie Anderson. L’artista berlinese fa tappa in Alto Adige per la terza volta nel giro di pochi anni, ma per la prima volta alla guida degli Einsturzende Naubauten, la creatura sonora diventata un’icona del genere industrial.

Assieme ai fidati N.U.Unruh, Alexander Hacke, Jochen Arbeit e Rudolf Moser, Blixa Bargeld porta in scena Lament (2014), l’ultimo progetto targato Neubauten dedicato al centenario della prima guerra mondiale. A metà tra piece teatrale e concerto l’evento si apre con tutti i musicisti in scena in un clangore di ferraglia, mentre un teatrale Blixa, a mo’ del Daniele Silvestri di L’uomo col megafono a Sanremo, espone una serie di cartelloni in tedesco per l’iniziale Kriegmaschinerie. Blixa si schiarisce la voce sulla superba Hymnen, in cui cita a suo modo diversi inni nazionali, per poi duettare col funambolico Alexander Hacke su The Willy-Nicky Telegrams.
Il bassista e percussionista, nonché seconda voce, del gruppo colpisce per il baffo e il capello lungo ma dimostra una padronanza scenica da consumata spalla del suo maestro Blixa. Una tensione costante percorre la performance, tesa e ieratica, che evidenzia l’originalità di una formazione che fin dagli anni ’80 ha saputo alimentare il proprio mito rinnovandosi costantemente. Tra i dischi degli Einsturzende è impossibile non citare l’esordio di Kollapse (1981) e un capolavoro come Halber Mensch (1985), mentre nel corso dei ’90 spicca Tabula Rasa (1993) e un disco quale Silence is Sexy (2000) per aprire il nuovo millennio. Ottimo anche il ritorno di Alles Wieder Offen (2007), successivo al controverso Perpetuum Mobile (2004).
Lo zenith dell’intera serata si raggiunge con l’ossessiva Der 1. Weltkrieg (percussion version), in cui i quattro musicisti percuotono tubi di ferro e plastica mentre Blixa declama la progressiva entrata in guerra delle diverse Nazioni. Oltre dieci minuti di assoluto estraniamento e alienazione post-industriale, che anticipa le urla belluine di Blixa su Achterland e la lunga suite in tre atti di Lament. Il finale ha le forme di How did I die? e Sag Mir Wo Die Blumen Sind, che altro non è che la traduzione in tedesco di Where have all the flowers gone? di Pete Seeger, canzone antimilitarista per antonomasia. Per quest’ultimo brano Blixa si presenta agghindato da una bianca palandrana di fiori.
Prima di congedarsi gli Einsturzende regalano anche due perle tratte dal loro repertorio: la travolgente Let’s Do It a Dada e il bis di Ich Gehe Jetzt, inframmezzate da  All Of No Man’s Land Is Ours e la futurista Der Beginn Des Weltkrieges 1914 (Dargestellt Unter Zuilfenahme Eines Tierstimmenimitatirs), a coronamento di una serata da non dimenticare. Una performance dall’impatto duro e sferragliante, come la musica e la grandiosità scenica della band berlinese.

 

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