Non è raro, viaggiando in lungo e in largo per il mondo, incontrare popolazioni e culture che, nel corso delle loro cerimonie religiose, offrono cibo agli dei per propiziarsi la loro benevolenza. Una di queste popolazioni è quella brasiliana dove esiste fortissimo, soprattutto nello Stato della Bahia, il culto degli Orixás, meglio conosciuto come Candomblé.
Si tratta di divinità della tradizione africana, arrivate in Brasile sulle navi cariche di schiavi, capitanate da portoghesi tanto cattolici quanto crudeli. Convinti, come spesso lo sono gli integralisti, dell’assoluta verità della religione cattolica, nel tempo hanno forzato gli africani alla conversione, ottenendo un unico risultato: ognuno degli Orixás africani è stato “mascherato” e “abbinato” ad un santo cattolico, per dare agli sciocchi portoghesi l’illusione di rivolgere le preghiere nella “giusta direzione”. Ovviamente non era così.
Perché gli Orixás rappresentano una mescolanza di forze della natura e modelli comportamentali umani. E’ così che incontriamo il dio delle battaglie, la regina della pioggia e quella della giustizia, il dio della fertilità, la dea dei fiumi e cascate e quella del mare, la signora dei venti e delle tempeste e gli dei gemelli protettori dei bambini e della famiglia. E non manca il Padre di tutti gli Orixás, responsabile della creazione del mondo e degli esseri umani.
I principali sono 16: ognuno con i suoi gusti e le sue preferenze in tema di colori, abbigliamento e… sì, anche di cibo.

E così offrire loro del cibo è come offrirlo ad una persona cara e amata, alla quale vogliamo dedicare rispetto, attenzione e piacere attraverso la preparazione di qualcosa di materiale, per ottenere la sua gratitudine spirituale.

Come gli uomini hanno preferenze e intolleranze alimentari: mai offrire olio di dendê (palma) a Oxalá; il miele è proibito a Oxóssi, guai a cucinare agnello in una casa consacrata a Iansã.. e coì via.
Curiosando nei loro gusti scopriamo che Ogum ama la feijoada, un piatto di carne tipico della tradizione brasiliana, che Iansã e Obá apprezzano gli acarajé (frittellone di pasta di fagioli ripiene di gamberetti) tipici della Bahia. Oppure che Iemanjá (dea del mare e una tra le più venerate) è golosa di pesci d’acqua salata, cucinati con latte di cocco. Non a caso il 2 febbraio, giorno a lei dedicato, a Salvador de Bahia, è usanza mangiare la moqueca, una zuppa di gamberi cotta in latte di cocco e olio di dendê (quello tanto vituperato e presente ormai in qualsiasi preparazione industriale ma che, in dosi limitate e consumato nel luogo di produzione, è gustoso, saporito e anche salutare).

L’austero Oxalufã mangia solo cibo bianco, preferibilmente cucinato senza spezie e non dev’essere facile fargli offerte, vista la ricchezza di odori e sapori che caratterizzano la cucina brasiliana.
Non tutti possono preparare il cibo per gli Orixás. Nella cucina del terreiro, il tempio del Candomblé la “Onorevole signora che cucina” compila la lista degli ingredienti per il cibo rituale, prestando molta attenzione ai gusti delle singole divinità.
Ma anche chi non partecipa ai riti collettivi propiziatori, conosce le preferenze dei suoi “ospiti” sacri e cerca di assecondarle per far loro piacere, soprattutto nei giorni di festa a loro dedicati.
Amore, rispetto e devozione si trasmettono quindi attraverso il cibo, da sempre veicolo straordinario e potente, che diventa un’offerta e fa sperare in una ricompensa adeguata. Così come chiunque abbia a cuore la cucina, offre il suo cibo sperando di essere gratificato da coloro che gustano i frutti del suo lavoro, anche solo con un “grazie” o con un sorriso.

L’IDEA DA PORTARE A CASA: MOQUECA DI GAMBERI E VERDURE
Anche se ormai onnipresente nei prodotti alimentari, non so quanto sia facile procurarsi, in Italia, del buon olio di dendê. Io l’ho acquistato nella Bahia, da un produttore artigianale. E’ un elemento indispensabile per insaporire dal principio le verdure, che andranno lentamente stufate e alle quali andranno aggiunti, alla fine, i gamberi e il latte di cocco. Insaporire con coriandolo fresco tritato e servire con riso bianco bollito.
