La poesia di Roberto Vecchioni incanta Padova

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Ieri sera nel bellissimo Teatro Verdi di Padova è stata inaugurata l’edizione 2015 della Fiera delle parole, nona edizione del Festival letterario che fino a domenica proporrà oltre un centinaio tra eventi ed incontri in varie sedi della città veneta.
A dichiarare ufficialmente aperto il Festival ci ha pensato l’ideatrice e direttrice Bruna Coscia, visibilmente emozionata, insieme a Matteo Cavatton, assessore alla Cultura del Comune di Padova.
Ospite d’onore della prima serata è stato Roberto Vecchioni, “amico” della Fiera delle parole da molti anni ed esempio perfettamente calzante per l’ideale di cultura che vuole essere alla base di questo iniziativa: cantautore, insegnante, scrittore, poeta.
Nell’arco delle due ore di spettacolo il Professore ha mostrato al pubblico in sala tutto il suo essere: dalle canzoni, a brani di libri (compreso il suo ultimo Il mercante di luce), fino poesie e chiacchiere in libertà, dall’aulicità dei poeti dell’antica Grecia fino alle barzellette e alla presa in giro delle pubblicità televisive.
Sul palco insieme a Vecchioni, per quello che è un concerto acustico dall’atmosfera decisamente intima, i fedelissimi Massimo Germini alle chitarre e Lucio “violino” Fabbri a pianoforte, mandolino, chitarre e, appunto, violino.
L’inizio è affidato a L’ultimo spettacolo, brano del 1977 in cui c’è condensata in versi tutta la vita del cantautore e tutto l’indirizzo successivo del concerto: i poeti, la voglia di raccontare il mondo, gli amici, gli amori, la malinconia.
Ma questo non è un semplice concerto, e Vecchioni ci tiene a dare il suo contributo al Festival sotto forma di parole, lanciandosi in una sorta di “ode alla parola”, in quanto fondamento base su cui costruiamo le nostre vite, invitando il pubblico a riscoprire la bellezza delle cose tramite i libri, e le immagini che le parole sono in grado di suscitare nella nostra mente.
Queste, secondo il cantautore, sono le cose a cui bisogna appartenere con forza e che bisogna insegnare ai propri figli, mentre con la successiva Io non appartengo più ci racconta il suo totale distacco e disamore per la frenesia e la superficialità del mondo moderno, prendendo le distanze da un appiattimento culturale e di pensiero che rappresenta la vera crisi del nostro tempo.
E quasi a voler idealmente dar seguito a questo discorso con le sue canzoni, a volerci mostrare che un altro mondo migliore esiste, Vecchioni ci porta nel suo mondo, fatto di racconti e di poeti, e si passa dal Fernando Pessoa di Le lettere d’amore fino al Van Gogh di Vincent (unica traduzione concessa da Don McLean della sua Starry starry night).
Il vero filo conduttore della serata è però l’amore, in tutte le sue forme. E siccome “dove c’è amore c’è famiglia, e dove c’è famiglia c’è amore”, ecco Due madri, scritta per le nipotine Nina e Cloe, avute dalla figlia del cantautore Francesca insieme alla sua compagna. C’è l’amore per le donne, siano esse amiche o amori, in Le mie ragazze, amore per il proprio figlio malato al punto da proporre uno “scambio” a Dio in Le rose blu, amore per il proprio padre (El bandolero stanco), e amore come strumento di lotta e di riconquista del “bello” nella canzone vincitrice di Sanremo 2011, Chiamami ancora amore, che va a chiudere la prima parte di concerto.
Il finale, come d’obbligo, è affidato ai due cavalli di battaglia del cantautore milanese, ovvero Luci a San Siro e Samarcanda.
In due ore di spettacolo Vecchioni mostra tutta la sua arte, poetica, compositiva e oratoria, e regala al pubblico un po’ della sua sconfinata cultura, facendolo tornare a casa sempre un po’ più ricco ed appagato di quando era entrato in teatro.

Questa la scaletta:
1. L’ultimo spettacolo
2. Io non appartengo più
3. El bandolero stanco
4. La mia ragazza
5. Le mie ragazze
6. Le lettere d’amore
7. Dentro gli occhi
8. I colori del buio
9. Due madri
10. Vincent
11. Sogna ragazzo sogna
12. Mi porterò
13. Le rose blu
14. Chiamami ancora amore

15. Luci a San Siro
16. Samarcanda

 

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