Enrico Ruggeri: dieci volte al Festival. Sanremo sopravviverà ai talent (video)

E' in uscita "Un viaggio incredibile", il doppio cd di Enrico Ruggeri. Tra grandi successi e nove inediti trovano spazio quattro cover, per un grande omaggio a David Bowie. In gara al Festival, Ruggeri racconta le sue dieci presenze.

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Il 12 febbraio esce Un viaggio incredibile, l’ultimo lavoro di Enrico Ruggeri. Nove tracce inedite (tra cui Il primo amore non si scorda mai, presentato a Sanremo) più quindici brani selezionati tra il repertorio 1986/1991, e quattro bonus track per un tributo a David Bowie.
Un disco che rappresenta per Ruggeri l’ennesima sfida: «Uno degli obiettivi è avere un’identità sonora e la speranza che su molte canzoni si capisca chi sono io prima che inizi a cantare. Ho cercato di differenziarmi rispetto al suono radiofonico, un po’ tutto uguale». Obiettivo centrato, non solo con l’album ma anche con il brano presentato al Festival, il più rock stando a quello che dice l’orchestra, molto ritmico e differente rispetto all’ideale di ballad d’amore sanremese, con un omaggio nel ritornello agli Stranglers.

La prossima settimana Enrico Ruggeri arriva a quota dieci presenze al Festival di Sanremo, alcune molto positive, altre meno. Come quando si classificò penultimo con Rien ne va plus ma vinse il premio della critica, o trionfò con Si può dare di più. È proprio questa l’annata che ricorda tra i picchi più alti del festival, dove «Si allinearono tutti i pianeti. Gli ascolti arrivano a picchi del 75%, la canzone presentata con Morandi e Tozzi trionfò in gara, vinsi il premio della critica per Quello che le donne non dicono, e la casa discografica in cassa integrazione si risollevò, introducendo turni di notte per stampare le copie del disco».

Quest’anno in gara 14 artisti su 20 provengono da talent show, ma Ruggeri è certo che il festival sopravviverà a se stesso, nonostante la grande forza di questi format che hanno dominato la programmazione televisiva degli ultimi anni. «Ho fatto il giudice ad un talent, quando sei lì decidi solo chi canta meglio. Vasco Rossi, Battiato, Capossela, avrebbero vinto un talent? No. Chi dura trent’anni non è chi canta meglio degli altri, ma chi riesce ad intercettare il pensiero di un pubblico. È impensabile che oggi siano meno bravi della generazione precedente. C’è solo meno tempo, quando ho iniziato se al quarto disco non ce la facevi dovevi cambiare mestiere, oggi devi farlo se non funziona il primo singolo. Il De andrè del 2020 ha cambiato mestiere».

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Ampio spazio all’omaggio a David Bowie con ben quattro tracce: Life on mars?, The jean genie, All the young dudes e Diamond dogs. «Ho ammirato di Bowie il coraggio, la curiosità, la cultura, la disinvoltura con cui ha abbandonato i momenti di successo perché aveva voglia di fare altro. All’apice di popolarità con Ziggy Stardust, annuncia al pubblico che non sarebbe più esistito. Si ripresenta poco dopo su un palco americano vestito di bianco e il ciuffo biondo. Stessa sorte per ogni suo personaggio. Dal lato più musicale c’è il fatto di cantare canzoni rock con voce non alta».

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