Premessa doverosa: quando ti viene proposto di recensire e raccontare l’ultimo lavoro di una delle tue cantanti preferite (nonché di andare a incontrarla per farci quattro chiacchiere) ti rendi conto solo alla fine di esserti messo in un gran pasticcio, perché sarà molto difficile essere oggettivi nel giudizio, ma in questo credo di essere in sintonia con la diretta interessata (che ha confermato: “sono attratta dalle cose difficili”). Però ci provo, partendo proprio da quanto ha raccontato Elisa martedì 22 marzo a Milano.

ON è innanzitutto un disco potente, nei suoni e nell’energia che trasmette. La stessa Elisa lo definisce come “vitale ed energico, il mio album più estroverso e pop”. Appunto, pop: “Questa volta ho preferito dare priorità all’istinto e poi usare la testa, quando di solito accade il contrario. Mi sono accorta che quello che ne usciva era vitale, ricercavo la vitalità in maniera ossessiva. Essere la prima persona a giudicare quello che fai è una grande responsabilità, non volevo essere ipercritica, ballavo per esorcizzare questa cosa, alzavo il volume a palla, facevo partire il brano e poi me ne andavo nella stanza accanto. Se fossi stata seduta e concentrata probabilmente non avrebbe funzionato, ed è un errore che ho già fatto in passato.”.

Particolare cura è stata data ai suoni di questo disco: “Mentre scrivevo ho ascoltato tutti i generi di musica: nel periodo in cui seguivo la mia squadra ad Amici ho fatto una ricerca in base alle classifiche per capire quali fossero gli stili che funzionavano meglio in quel momento. Dovevo sapere quali erano le ultime tendenze, qual era il sound che affascinava tutti e per quale ragione. Pensa ad esempio ai Daft Punk e alla loro collaborazione con Pharrell Williams, o a Lana Del Rey, Clean Bandit, The Weeknd, Rihanna, Years & Years, tanta musica nuova che ha dei chiari riferimenti a un sound più vecchio e che ha fatto storia, un mix di elementi che a me non dà fastidio. Il loro stile ha influito tantissimo nella scrittura di questo album così come la mia esperienza ad Amici: in questi anni sono stata introdotta al mondo del compromesso, che fa parte della musica pop e della forma canzone in generale. Cerco sempre di scrivere canzoni che spero la genti canti, ma sento il bisogno di sperimentare. Non sono indie, mi piacerebbe fare mainstream con una testa un po’ indie, so che è molto difficile, ma sono attratta dalle cose difficili, purtroppo, non so se si è capito (ride).”.

Tra i temi affrontati in ON c’è l’amore per l’individuo: Hold on for a minute è l’invito ad aspettare un attimo, a non arrendersi alla negatività, a non darle peso, a darci più chances, è una dedica a chi si trova in difficoltà e cerca lo spirito per andare avanti, in una parola sola e molto attuale: resistere.”. C’è il tema del rapporto tra genitori e figli:With the hurt racconta dell’enorme amore tra una madre (o un padre) e un figlio, ma questo amore comporta anche una grande quantità di ostacoli e dolori: sembra quasi che si tratti di un problema eterno ed estremamente comune, uno scontro in nome della propria identità, io stessa mi chiedo se come madre riuscirò a fare il minor numero di errori possibili.”.

Ci sono pezzi che rimangono chiusi nel cassetto per anni, è il caso di Love Me Forever, scritta a 14 anni: “Fino ad Amy Winehouse non riuscivo a trovare nel mainstream un esempio con il sound che avevo ipotizzato per questo brano, non era nelle tendenze, non era mai il momento giusto per pubblicarla: poi mi è capitato di sentire Meghan Trainor, e ho pensato che questo fosse un buon momento per far uscire questo brano. Da sempre adoro le Ronettes e le produzioni di Phil Spector, ora c’è una certa attenzione verso il nuovo soul da parte del pubblico.”.

Infine le collaborazioni: “Jack Savoretti ha scritto Waste your time on me, il suo provino era folk e lo abbiamo stravolto completamente, mi piace molto come scrive. L’idea di far cantare Giuliano Sangiorgi ed Emma in Sorrido Già è nata dalla nostra amicizia e dall’ascolto del demo insieme, a loro piaceva tanto. Le loro voci non solo sono adatte al pezzo e cariche di pathos, non sono legate solo alle note, ma hanno anche un forte potere narrativo, e la loro reazione al brano mi ha fatto pensare che si potesse uscire dallo schema del duetto cantando in tre. Il lavoro vocale e gli intrecci presenti in questo pezzo credo lo rendano una sorta di spiritual italiano.”.

Sarà interessante ascoltare come renderanno i nuovi pezzi dal vivo: Elisa sarà in tour da novembre nei palasport, ovviamente è presto per parlarne, ma qualche spunto c’è già: “al momento vorrei tornare al concerto duro e puro, senza troppi momenti di spettacolo elaborati e troppi balletti.”. Questo lascia presagire che ci sia volontà di conservare le radici rock di Elisa andando controcorrente rispetto al classico concerto-spettacolo del mondo pop.

E adesso la parte difficile, ecco cosa ne penso di ON: se vi piace ballare, se vi piace correre, se vi piace saltare sul materasso o tenere il tempo con il piedino sotto la scrivania in ufficio credo che ON sia un buon disco per voi. ON contiene tutto il meglio della musica pop in circolazione (se per meglio intendiamo ciò che ha dominato le classifiche pop degli ultimi due anni: Daft Punk, Pharrell Williams, Lana Del Rey e così via) e quindi piacerà sicuramente agli estimatori del genere. È un album che sicuramente creerà (e farà felice) una nuova generazione di fan di Elisa, secondo me molto internazionale e legata alla sua partecipazione ad Amici, mentre i fan affezionati ai suoi lavori precedenti troveranno in Sorrido Già un pezzo classico che ricorda molto lo stile dei brani presenti nel precedente L’anima vola (chissà se faceva parte di quel materiale).

ON è un disco nuovo (in genere, stile e sound) per Elisa, è sorprendente ascoltare la sua voce in questa veste, ma non lo è rispetto a quello che già si sente in giro: i più maligni potranno pensare che sia stata una scelta furbetta la ricerca degli stili che trainano di più nel mainstream, ma stavolta Elisa ha scelto di fare pop, e questa logica caratterizza da sempre il mondo del pop (anche se non dovrebbe essere una giustificazione, anzi, dovrebbe essere uno stimolo a lanciarsi di più in territori inesplorati, ed Elisa avrebbe tutte le carte per farlo).

È un disco che necessita di tempo per essere apprezzato nelle sue sfumature, quindi non fermatevi al primo ascolto (ammetto di aver cambiato idea su diverse cose nel giro di 24 ore, ma d’altronde si sa, la notte porta consiglio e solo gli stolti non cambiano mai opinione). Tra i momenti più intensi del disco da segnalare: il crescendo di Rain Over My Head e il beat quasi tribale di Catch The Light, assieme a diversi brani che vi entreranno in testa quando meno ve l’aspettate e non vi lasceranno stare tanto facilmente (la combo Love Me ForeverLove As A Kinda War è un ottimo esempio).

In definitiva: è facile per un fan di lunga data cadere nel tranello del “Speravo in un disco come Pearl DaysThen Comes The Sun (questo il mio pensiero dopo aver ascoltato ON la prima volta), ma non possiamo pretendere che un’artista sforni dischi tutti uguali tra loro. Ogni disco è la fotografia di un momento artistico ben preciso, e per Elisa questo è il momento del pop, nel bene e nel male. ON introduce un forte cambiamento, e i cambiamenti non sempre sono facili da accettare (ma a entrambi piacciono le cose difficili, no?).

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Non ha ancora capito cosa farà da grande, ma per adesso ha in tasca una laurea magistrale in Ingegneria Informatica, fa lo sviluppatore Web freelance, collabora con il Politecnico di Milano e con varie società di comunicazione. Ama lavorare dietro le quinte e, in generale, "si ripete spesso che è fortunato" (cit.). Appassionato di musica, eventi e fotografia live, adora andare ai concerti e quando può si precipita sotto il palco a scattare. Si (pre)occupa della parte tecnica di Spettakolo.it (quindi se il server crolla è colpa sua). Per festeggiare i suoi 30 anni ha scritto il suo primo libro "Da ventinove a trenta" (YouCanPrint, 2018).

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