Mimmo Locasciulli. Dal Folkstudio a Ligabue

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Piccoli cambiamenti
di Mimmo Locasciulli
(Hobo)
Voto: 8

Un disco di inediti uscito nel 2009, Idra, che il musicista romano considera a ragione il suo massimo risultato in fatto di canzoni. “Era fortemente autobiografico, perfino doloroso”, dice Locasciulli, oggi pronto per un altro capitolo discografico, il doppio Piccoli cambiamenti, con un brano un inedito e tante canzoni di repertorio riprese rovistando tra vecchi demo e tracce alternative. “Sono stato sollecitato da chi mi incontra ai concerti e soprattutto ho ricevuto espliciti inviti dai contatti internet a pubblicare un nuovo album”.
Ed eccolo finalmente al lavoro Locasciulli, per riordinare quella che è stata una carriera iniziata ben quarant’anni fa.
Un inizio sfavillante con le frequentazioni al Folkstudio di Giancarlo Cesaroni, e proprio per l’etichetta del locale romano Locasciulli fa uscire il suo primo album Non rimanere là. Da quest’album recupera Canzone di sera, ripresa con l’apporto alla chitarra di Andrea Carpi, come nell’originale: “Si, perchè non conosco nessun’altro che sa suonare la chitarra in stile finger picking come sa fare lui”.
Altro brano dal primo album è Tra lo Utah e Tel Aviv, a rimarcare l’antico amore per Bob Dylan, anche se quella canzone poneva in risalto una certa ambiguità del cantautore americano che negli anni ’60 fece tappa al Folkstudio. “Siamo esattamente nel 1962 e Dylan fu invitato da Cesaroni, approfittando del fatto che l’artista era in Italia poiché doveva incontrare a Perugia la sua fidanzata di allora Suze Rotolo. Io mi ritengo fortunato di aver frequentato il Folkstudio di Cesaroni, che non dimentichiamolo aveva lavorato ad alti livelli nel mondo dell’industria e successivamente ha gestito un laboratorio di analisi chimiche. Cesaroni aveva passione per le corse dei cavalli e fortuna nostra anche per la musica. Il Folkstudio ha ospitato le mie prime esibizioni come quelle di Venditti, Lo Cascio, Bassignano e De Gregori. Guarda caso, chi è stato in quel posto ha proseguito l’attività lasciando una traccia nella vita, e non parlo solo degli artisti”.
Con questi amici, più che colleghi, Locasciulli trova subito più di qualche affinità, in particolare con Francesco De Gregori con il quale duetta nell’incalzante Il suono delle campane, brano attualissimo, pur se uscito originariamente nell’album Uomini del 1995, quando si avvertivano i conflitti in Medio Oriente e si presagiva il dramma dei migranti.
Due canzoni con due voci femminili, Andrea Mirò per Due amiche e Gigliola Cinquetti in Come viviamo questa età, tratto dall’album Tuttintorno del 1991. “Considero Mirò e Cinquetti tra le migliori voci femminili della canzone italiana, in particolare con Gigliola ho avuto occasione di lavorare a un intero suo album e in una tournée giapponese, dove io ero sul palco con lei, ricordo il clamore e i fragorosi applausi a ogni brano presentato. Un successo, il suo, molto più celebrato all’estero che in Italia”.
E poi c’è Ligabue nel brano Confusi in un playback scritto con Ruggeri ormai una trentina d’anni fa: “È una canzone che non avevo considerato per questo album, ma è stato Ligabue a volerla cantare. Potevo dire di no? Mi ha fatto molto piacere riprenderla con uno degli artisti che più stimo”.
Altre canzoni, tra cui l’inedito Piccoli cambiamenti scritto con Roberto Kunstler, quindi Una vita elementare con l’aggiunta di Frankie Hi Nrg Mc oltre a quella di Luca Ciarla, musicista jazz. Ancora partecipazioni, per condividere un percorso, con Alex Britti (Aiuto!), Alessandro Haber e Stefano Delacroix (Che fine farò), fino alla divertente Oh Mammamia! eseguita con Nduccio, cabarettista abruzzese che vanta numerose partecipazioni televisive (con Renzo Arbore) e radiofoniche (Ho perso il trend). Brano che invita a cantare in coro, con l’atmosfera tipica delle orchestre sulle navi, ne è stato girato anche un video. Infine Intorno ai trentanni, la canzone più conosciuta di Locasciulli, qui ripresa con andamento accelerato, con tanto ritmo e sax. Doppio album che rinsalda il rapporto con l’affezionato pubblico, ricco di canzoni ancora attualissime, che piacerà alle nuove generazioni.

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