Ieri sera, in un Circo Massimo per la prima volta trasformato in teatro, erano in 13.000 ad assistere alla prima delle due date romane del Rattle that lock world tour, divisi tra concerto e smartphone (per seguire il risultato di Germania-Italia), sotto gli occhi increduli dei tanti stranieri presenti, che si divertivano a scattare foto agli spettatori che invece di fissare il palco tenevano sotto controllo lo schermo del cellulare.
Alle 21.15, tra le ultime luci del crepuscolo sul Tevere alle sue spalle, David Gilmour sale sul palco, accompagnato da una band quasi rivoluzionata: rimangono Steve DiStanislao alla batteria e il fido Guy Pratt al basso, oltre a João Mello al sassofono e ai tre coristi Louise Marshall, Lucita Jules e Bryan Chambers; le new entry sono Chester Kamen alla chitarra (Paul McCartney, Madonna, Robbie Williams), Greg Phillinganes (Eric Clapton, Paul McCartney, Lionel Richie) e Chuck Leavell (Allman Brothers band, Rolling Stones) alle tastiere.
La scaletta ricalca quella delle ultime tappe del tour americano dello scorso aprile (stasera dovrebbero esserci un paio di cambiamenti con delle new entry in vista di Pompei), in un sapiente mix tra brani del repertorio solista del chitarrista britannico e classici Floydiani, per accontentare ogni fan: molti ovviamente gli estratti dall’ultimo Rattle that lock (su tutte In any tongue, con un assolo finale stratosferico) ma anche un paio da On an island, mentre la grande attesa per i pezzi dei Pink Floyd è stata ampiamente ripagata e ha coperto l’intera discografia della band, da Astronomy domine e Fat old Sun fino agli ultimi dischi senza Waters (la celebrazione della chitarra in Sorrow e la bellezza cristallina di Coming back to life), passando per una grossa fetta di Dark side of the moon (Time, Money, Us and them) e le immancabili Wish you were here e Shine on you crazy diamond, dedicata all’indimenticato Syd Barrett, fondatore della band, di cui curiosamente ricorrerà l’anniversario della scomparsa proprio il prossimo 7 luglio, giorno del primo concerto a Pompei.
Due boati squarciano l’intervallo (un tempismo eccellente per la pausa): l’Italia prima ottiene e poi realizza il rigore con Bonucci. Ma è l’unico sussulto calcistico, e nonostante durante Sorrow ci fossero più occhi su smartphone e tablet per seguire i rigori che verso il palco, l’Italia soccomberà ai Campioni del Mondo tedeschi.
E allora, quasi a voler esorcizzare la delusione, sulle prime note di Run like hell tutta la platea scatta verso il palco per seguire da vicino le ultime battute del concerto, le più profondamente floydiane: Time, con la coda della seconda parte di Breathe, seguita da quel capolavoro che è Comfortably numb, che va a chiudere due ore e mezza di concerto, con un Gilmour visibilmente felice che saluta e ringrazia in un buon italiano.
Stasera si replica (ovviamente sold out), prima dello storico ritorno a Pompei (giovedì 7 e venerdì 8, nello stesso anfiteatro dove 45 anni fa fu realizzato il Live at Pompeii), per chiudere domenica 10 e lunedì 11 con la doppietta in Arena di Verona.
Qui sotto la scaletta del concerto di ieri.
Questa la scaletta:
1. 5 A.M.
2. Rattle that lock
3. Faces of stone
4. Wish you were here
5. What do you want from me
6. A boat lies waiting
7. The blue
8. Money
9. Us and them
10. In any tongue
11. High hopes
12. Astronomy domine
13. Shine on you crazy diamond
14. Fat old Sun
15. Coming back to life
16. On an island
17. The girl in the yellow dress
18. Today
19. Sorrow
20. Run like hell
21. Time
22. Breathe (reprise)
23. Comfortably numb