Non sono ancora arrivato al traguardo, ma attendevo questa tappa da quando ho iniziato a camminare. Stamattina mi sono messo in viaggio verso Campagnano, e i più esperti sanno che in questo paese è stato composto e registrato Una somma di piccole cose, ma su questo ci torno più tardi.
Anche oggi viaggio da solo, divorata la colazione lasciata sul tavolo dall’albergatore (sì, stanotte ho dormito in una singola con bagno privato, praticamente come stare al grand hotel, dove però non concepiscono che alle 7.15 vorrei essere in strada a camminare) parto verso la meta: il percorso è abbastanza noioso, ma ho già visto che verso la fine si passa dalle cascate di Montegelato: e non te lo fai un bagnetto?
Il bagnetto lo faccio, ma sento già che la pagherò cara in salita sotto il sole, però ci stava tutto. Poco dopo le cascate passo casualmente davanti all’agriturismo di Casale sul Treja, dove, guarda caso, qualche anno fa c’è stata la festa di Parole di Lulù (io purtroppo non partecipai).
Comincia la salita. Dai campi bruciati si arriva finalmente nei boschi e accade un fatto strano: incomincio a riconoscere dei colori familiari, degli alberi che ho già visto, un paesaggio che non mi è nuovo.
Unisco i puntini: ebbene sì, mi trovo esattamente nel paesaggio fotografato da Niccolò per la copertina del suo disco. Una volta salito a Campagnano (dopo una strada con pendenza diabolica) cerco di capire da dove sia stata scattata la foto, ma non importa, il posto è proprio questo, tutto è cominciato da qui.
E visitando le vie che mi si presentano davanti cerco di immaginare questo posto in inverno, e che in generale non mi sembra neanche troppo turistico: luogo ideale per far nascere un disco così.
Cerco allora il posto per dormire, che comunque avevo già prenotato in una parrocchia qualche giorno fa. Arrivo sul posto all’ora di pranzo e cerco don Renzo. Gli telefono:
– “Salve, sono Riccardo, ho chiamato qualche giorno fa per un posto da voi”
– “Ah ecco dunque, il problema è che qua ci sta un sacco di gente e…”
(panico)
– “Si, però mi avevate assicurato che mi tenevate un posto”
– “Vabbè, senta, facciamo così: venga al centro parrocchiale, un posto vediamo di trovarglielo lo stesso, e intanto mangia qualcosa con noi, va bene?”
Se c’è da mangiare non mi faccio mai pregare due volte. Entro nella sala da pranzo e trovo quasi un centinaio di persone a tavola, tra queste anche diversi pellegrini che ho conosciuto in questi giorni, e alla fine trovo anche don Renzo (che dev’essere un bel personaggio), mi sorride, poi squadra un altro prete dicendogli: “Mi raccomando, che mangi poco, altrimenti questo non cammina più!”.
È stato bello perché il pranzo non era in programma, e mi hanno riempito di cose buonissime da mangiare. Mi sono trovato a tavola con due pellegrini spagnoli a chiacchierare, mentre stanotte dormirò in stanza con due pellegrini ungheresi dall’Austria, padre e figlio, conosciuti nei giorni scorsi e con uno strano senso dell’umorismo.
Poi vabbè, stasera si dorme per terra su un materasso, ma chi ci ammazza a noi ormai? Facciamo finta che…
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