Locarno. Dans la forêt. Nella selva oscura

In viaggio con papà può essere un horror analitico

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Due fratelli, una vacanza, lontano, con un padre separato che vedono poco, che conoscono poco. Il più grande entra in conflitto, il più piccolo attraversa tutto il disagio del rapporto con l’uomo da cui discende e che non conosce. Se il padre è un ragazzo/uomo misterioso che soffre d’insonnia e ti porta nella foresta (Dans la forêt), se la foresta è infinita e buia, è la wilderness, la selva oscura, l’inconscio, se l’approccio al padre si identifica con l’incubo di una creatura che al posto della faccia ha un buco (un individuo con il volto distrutto diventa il fantasma che perseguita il piccolo, ma sembra anche la controfigura mentale del Padre, più dolorosa creatura di Frankenstein che vero mostro da horror), allora, sembra dirci Gilles Marchand, l’orrore, anche se flirta con i modi del cinema horror, è la crescita e l’analisi dei rapporti con le persone che ci hanno fatto. La vita (e persino la vacanza, la sospensione dalla “normalità”) è muoversi in luoghi sconosciuti, attraverso gradi di paura e desiderio (il più grande scopre la sessualità nel desiderio di unirsi a dei campeggiatori) e rituali quasi assurdi, come l’attraversamento di una foresta tra due laghi trascinando la barca come esploratori verso l’ignoto.
La vacanza col padre si trasforma in esplorazione di ciò che non si conosce ma soprattutto il padre sembra essere sia uno sciamano che usa il mostro per far crescere il figlio (per insegnargli ad affrontarlo) ed è spaventato dal mostro forse perché è il mostro…

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