Escobar
di Andrea Di Stefano
con Benicio Del Toro, Josh Hutcherson, Brady Corbet, Claudia Traisac, Carlos Bardem.
Voto 7+
L’opera prima di Di Stefano è curiosa, niente affatto ingenua, forse persino già affaticata da qualcosa di tradizionale (non che sia un male): comunque è la storia di un ragazzo canadese che approdato a una spiaggia colombiana si innamora di una bellezza locale la sposa e si ritrova parente e complice di Pablo Escobar, boss del cartello di Medellin. La discesa all’inferno è progressiva e curiosa: la disperante dichiarazione della nipote che lo spaccio di cocaina è solo l’esportazione di un prodotto locale tradizionale, la consueta introduzione nel mondo cafone delle famiglie di mafia (ricchezza, ville, piscine, guardie del corpo, oggetti pacchiani e beneficienza pelosa), tracce di campagne elettorali (Escobar mirava alla scalata politica), frammenti di misticismo (Dio considerato un concorrente da tenere d’occhio), complicità popolare e poi in progressione la scoperta di un inferno di corruzione, torture, esecuzioni e gestione del potere basata su un darwinismo da giungla. Quando Escobar arriva a patti con lo Stato deve disfarsi del suo regno eliminando tutti i complici volontari e involontari e il neo parente diventa una preda. Benicio Del Toro rende bene la moltitudine di personalità che abitano il corpo del boss, per lo più intento a giocare al patriarca. Alla faccia quasi tecnica di Josh Hutcherson (Hunger Games) il compito di esprimere l’orrore del nord del mondo che scopre gli inferni del sud. E li credeva paradisi. Il titolo originale infatti è Paradise Lost, Paradiso perduto.
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