Dalle costole di Bruce fino ai fianchi di un premio Oscar a suon di washboard, spazzole e spregiudicata personalità. Nuova ospitata eccellente, questa volta doppia e addirittura in terra straniera, per il polistrumentista, cantante e frontman veneto Caterino Riccardi (all’anagrafe Andrea Scarso, leader degli eccellenti The Fireplaces).
Lunedì e martedì, esplicitamente convocato dal protagonista di un doppio show davanti al pubblico amico, il Riccardi ha infatti raggiunto Glen Hansard e la sua band sul palco del Vicar Street Thatre di Dublino per coadiuvare l’artista irlandese nei brani Way back in the way bach when la prima sera e, addirittura, nel trittico Way back / Lowly deserter / Alabama song dei Doors la seconda, portando la sua verve e la sua caratteristica irruenza per regalare sfumature folk al live act dell’idolo locale con un forte seguito anche in Italia. Dove, peraltro, esistono ben due blog dedicati all’artista irish e al suo mondo, mentre il disegnatore veneziano Fabio Visintin ha addirittura realizzato un racconto a fumetti basato proprio su Lowly deserter, distribuito durante la convention Lucca Comics & Games nel 2015.
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Hansard, eccellente artista forgiato da solide basi da busker che già 13enne lo vedevano esibirsi per le strade della sua città, niente altri è se non il chitarrista Outspan Foster dell’eccellente pellicola di Alan Parker The Commitments. Già leader dei The Frames, è stato anche presentatore per la tv irlandese del talent show Other Voices: Songs from a room e persino guest star in una puntata de I Simpson.
Cantautore, chitarrista e attore, dunque, il poliedrico Hansard forma il duo The Swell Season con la collega ceca Markéta Irglová e le collaborazioni della violinista finlandese Marja Tuhkanen e del violoncellista francese Bertrand Galen. Ritorna nuovamente davanti alla macchina da presa nel 2006, indossando i panni a lui piuttosto congeniali di un cantante di strada nel film Once (Una volta) nel quale recita anche la stessa Irglová. E, non dimenticandosi certo il ruolo da professionista dietro al microfono, si aggiudica addirittura il premio Oscar 2008 per la Miglior canzone originale con Falling slowly, tratta dalla colonna sonora. Alla fine, dopo l’acerbo album con i The Frames e i tre come The Swell Season tra il 2006 e il 2009, arrivano anche le ultime prove da solista: Rhythm and repose (2012), Didn’t he ramble e Lowly deserter (entrambe del 2015), oltre a una manciata di Ep. Per lui anche tre nomination ai Grammy Awards.
Assai apprezzato dalla critica specializzata, personaggio generoso (ogni anno, sotto Natale, organizza una “buskerata” stradaiola a scopo benefico per i senzatetto insieme all’amico ed estimatore Bono Vox) e caratterizzato un profondo senso della collaborazione, costituisce un tipico prodotto della scena musicale irlandese legata alle radici, influenzato dal songwriting di Van Morrison (del quale è stato spesso ospite, nonostante la ben nota scontrosità del soulman di Belfast), Leonard Cohen e Bob Dylan (del quale nel 2007 ha aperto con i Frames il leg australiano e neozelandese del proverbiale “never ending tour”), ma anche delle sonorità più spiccatamente folk alla Chieftains e Christy Moore con un pizzico di Pogues nel cuore e l’accoppiata Waterboys–Hothouse Flowers nelle vene. Hansard è inoltre particolarmente amato dai fan di Bruce Springsteen (con il quale, a sua volta, si è esibito nel 2013 a Kilkenny) per la sua versione di Drive all night, registrata insieme agli amici Eddie Vedder e Jake Clemons. Nel 2011, con la sua inconfondibile Takamine NP15 acoustica, ha aperto negli Stati Uniti anche per lo stesso Vedder durante il tour a supporto dell’album solista Ukulele Songs e, nello stesso anno, ha suonato al Pearl Jam’s 20th Anniversary Festival PJ20 a East Troy, Wisconsin.
L’intraprendente Riccardi, invece, era emerso improvvisamente all’attenzione generale nel 2013 quando potè fregiarsi del titolo di primo e unico artista italiano in assoluto a essere salito sul palco “invitato” da Springsteen. È infatti il 31 maggio quando riesce a farsi issare in mezzo alla E Street Band durante il concerto padovano e, nell’affollatissima cornice dello stadio Euganeo, il carneade italiano suona la fidata washboard armato solo di cucchiaio, incoscienza e personalità, a pochi metri dallo sbalordito Bruce durante il traditional Pay me my money down (retaggio della precedente esperienza del musicista del New Jersey con la poliedrica, polverosa e alcolica Seeger Session Band). Alla fine risulterà addirittura, in base all’esperienza del sottoscritto, il “musicista non professionista” e “ospite non ufficiale” che vanta la partecipazione live improvvisata più lunga di sempre al fianco di Springsteen (battendo persino l’esilarante sosia di Elvis Presley, issato on stage allo Spectrum di Philadelphia nel 2009 per All shook up e poi praticamente costretto a scendere “a forza” dopo qualche decina di secondi…). Una piccola ispirazione, l’uso della washboard; al punto che il medesimo copione viene riproposto da Bruce per lo stesso brano anche allo Stade de France di Parigi il successivo 30 giugno, durante la data francese del Wrecking Ball Tour. Ma, ovviamente, questa volta con il fidato Everett Bradley dietro all’asse per lavare. Il look caratteristico di Riccardi (Keith Richards tradotto in italiano maccheronico…) è un singolare incrocio tra Super Mario Bros e l’addetto alla pompa di un distributore di benzina.
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I suoi Fireplaces sono invece un gruppo di area padovana, simpaticamente strampalato ma fortemente incisivo, che applica il concetto di “famiglia allargata” con la quale reinterpretare le canzoni scritte dagli eroi musicali dei singoli componenti in versione folk e rock-bluegrass. Si contraddistinguono per gli arrangiamenti in stile west coast, raw blues, soul e british, interpretati al microfono anche dal secondo cantante e chitarrista, il signorile ed elegante Carlo Marchiori.
“Dopo i nostri precedenti incontri, caratterizzati da una particolare sintonia artistica e umana – ricorda Riccardi/Scarso che, chiamato da Hansard, aveva già “invaso” allegramente il suo palco a Bologna nel 2015, nonché a Ferrara (https://www.youtube.com/watch?v=u3B700-0x8M) e Sesto al Reghena quest’anno – Glen mi ha inviato a raggiungerlo a Dublino con i miei “ferri del mestiere. E io, ovviamente, non me lo sono fatto ripetere due volte. Sono volato in Irlanda e, con un pizzico di pudore e giustificato timore reverenziale, pur avendo portato la fidata washboard e le spazzole, ho deciso di lasciare tutto in hotel per evitare invadenti imbarazzi. Invece, al momento di abbracciarmi nel backstage prima del soundcheck del lunedì, Glen mi ha “ordinato” di andare subito a recuperarle, perché mi sarebbero servite da lì a pochi minuti. Infatti, mentre stavo tranquillamente tra il pubblico in una sala “sold out” ormai da settimane, circa a metà serata mi ha convocato energicamente sul palco come “Maestro Caterino!” per poi suonare insieme Way back”. Magia pura, dunque. Inizialmente prevista solo per la prima data nel solito show caratterizzato da grande empatia con il pubblico tra condivisione, partecipazione e torrida passione. “Per me – spiega Caterino – era già stato un grande onore e sarebbe ampiamente bastato così. Invece, al momento del mio risveglio, il martedì mattina ho ricevuto una mail dalla manager di Glen che mi riconvocava anche per la seconda serata, dicendomi che avrei trovato un pass ad attendermi. “Caterino, dove sei?”, ha nuovamente urlato il padrone di casa durante uno show completamente diverso dal precedente e per il quale, circondato da tenti vecchi amici e numerose star della scena locale, ha saputo trasformare il teatro in pub fumoso da mille persone. Sono rimasto di stucco – chiude il musicista veneto – perché al bis non avevo neppure pensato. Sono rimasto in scena, incredulo e commosso, per ben altri tre brani prima di essere congedato con il migliore dei premi: un sorriso sincero, un abbraccio vigoroso e il commento “You’ve been fantastic!”.
Vogliate gradire!

