Parola di Dio
di Kirill Serebrennikov
con Pyotr Skvortsov, Aleksandr Gorchilin, Aleksandra Revenko, Viktoriya Isakova
Voto 7+
La scommessa del regista Serebrennikov è stata: usare solo ed esclusivamente frasi prese dalla Bibbia per trasformare il ragazzo Veniamin, già problematico (non si lava, è bugiardo e ossessivo, e alla fine anche peggio…) in un fanatico religioso (iperconservatore su morale, valori e costumi sociali e sessuali) capace di distruggere i nervi, la carriera e la vita di una professoressa laica e di trascinare masse di studenti che tutto sommato non prendono posizione. Ma in questa scuola russa dove il mostro diventa sempre più ascoltato per la verità il regista nasconde qualche elemento in più: il ragazzo è un fanatico sistematico e un genio del male, ma usa anche sporchi trucchi come la menzogna, la simulazione e la violenza. La professoressa bersaglio ha un rapporto ambiguo con la laicità e la preside che l’ha in antipatia (e la professoressa che l’affianca) sono due ruderi del vecchio sistema di potere sovietico. In realtà Serebrennikov sembra dire che non ci sono innocenti e non ci sta offrendo solo la storia di un mostro disturbante: forse ci vuole avvertire (dando decisamente sui nervi, è bravo…) che emerge un fanatismo tra altri sistemi di fanatismo, e vince. La metafora dell’uso della parola di Dio è chiara: oggi l’arma letale è quella. Chi riesce a usarla a suo favore ha in mano le sorti, violente, del mondo.
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