Intervista a Frank Nemola: “I talent show? Piuttosto mi iscrivo ai terroristi!”

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Frank Nemola

Per i fan di Vasco, Frank Nemola è “l’uomo che tromba”, colui che dall’ormai lontano 1998 si occupa di tastiere ed elettronica nei concerti del rocker di Zocca, oltre ovviamente a suonare il suo strumento a fiato preferito.
Ma Frank non è solo questo, e quando scende dal quel palco è un fiume in piena che prende parte a tantissimi progetti apparentemente distanti tra di loro come concezione e idea musicale, ma che sono tenuti tutti insieme da un unico grande comun denominatore: le emozioni.
Di tutto questo abbiamo parlato con lui in una lunga chiacchierata.
Buona lettura!

Partiamo dalla fine: a giugno ci sono stati i famosi 4 concerti allo Stadio Olimpico. C’è qualche aneddoto interessante relativo al tour?
E’ stato sicuramente il tour più divertente degli ultimi anni: siamo stati molto tranquilli, e come musicisti abbiamo goduto molto di questa cosa. Non si dice perchè, ma abbiamo goduto molto. E questo aneddoto è molto curioso e soprattutto interessante. (ride, ndr)

Come funziona la preparazione di un tour? Da quando si inizia a lavorare sulla scaletta, chi la decide, e poi quanto dura il lavoro che porta al debutto?
La scelta della scaletta la fanno insieme Guido Elmi e Vasco: Guido prepara un’ipotesi di scaletta, ma l’ultima parola è sempre di Vasco, perchè è lui che sceglie il percorso emozionale che deve fare da un pezzo all’altro e relativo al suo modo di cantare: siccome le canzoni le interpreta veramente tutte, ha bisogno di una serie di ganci tra l’una e l’altra per poterle legare, per cui deve avere un percorso emozionale da rispettare.
Questo è per quello che riguarda Vasco, mentre per gli altri non c’è nessuna motivazione in particolare.
Una volta che la scaletta è quella definitiva cominciamo a provare le canzoni, sistemiamo tecnicamente quello che c’è da sistemare per far sì che i pezzi suonino o come il disco, se il disco è molto recente, oppure per trovare qualcosa che renda la versione di quell’anno un po’ più interessante, per non ripetere le canzoni sempre uguali.
Dopo una settimana circa cominciamo a lavorare sull’impianto vero e proprio della scaletta: con Vasco proviamo la scaletta così com’è e appunto i cambi emozionali che lui reputa più indicati. Se c’è una canzone in cui non riesce ad entrare dentro emozionalmente dopo un’altra canzone, si cambia di posto.
Anche per questo i concerti hanno questo forte valore a livello emozionale.


A differenza degli altri membri della band, tu non partecipi mai come ospite nei concerti delle cover band. E’ una tua scelta?
Precisissima! Ne ho fatto uno solo, mi ha fatto talmente cagare…
Ma non tanto suonare con la band, perchè comunque quelli con cui ho suonato erano tra i più bravi in circolazione, ma proprio non mi piace vedere uno che fa finta di essere Vasco senza aver capito un cazzo di quello che è Vasco, senza che abbia fatto un minimo sforzo per capire il suo modo di cantare le canzoni, copiando solo il modo di fare dai video che si trovano su internet. E in ogni cover band c’è sempre questa cosa che io trovo veramente triste.

Allargando il discorso, trovo veramente triste in generale il discorso delle cover band, perchè è la morte della creatività.

Contando che tra prove e concerti l’attività con Vasco ti occupa un paio di mesi l’anno, a quali progetti lavori durante il resto dell’anno?
Una tonnellata!
Adesso dovrei cominciare a lavorare al nuovo disco di Gerardina Trovato, che ha avuto una gestazione lunga e difficile perchè lei ha sofferto tantissimo di un problema serio da cui siamo usciti grazie alla musica, che le ha dato una grossa mano.
Inoltre sto lavorando ad un sacco di produzioni: ho appena prodotto un disco di canzoni di Natale arrangiate reggae e che presenterò dal vivo sotto natale.
Lavoro anche con Paolo Zavallone, compositore e autore di canzoni storiche della musica italiana, ad un progetto che mi occupa molto tempo: stiamo producendo un cantante lirico con canzoni scritte appunto da Zavallone, arrangiate però in maniera strana, come fossero in un mondo sospeso.
In più lavoro abitualmente con un poeta che si chiama Lello Voce, con cui abbiamo fatto ormai sei libri-dischi, e questo è un progetto abbastanza complesso sul rapporto tra musica e poesia, in cui abbiamo coinvolto molti personaggi del panorama musicale, uno su tutti Paolo Fresu.

Parliamo appunto del tuo ultimo libro-disco con Lello Voce. Che cos’è “Il fiore inverso”?E’ un libro di poesie e musica.
Lello Voce è un poeta orale, nel senso che dà molta importanza alla poesia raccontata, detta, non alla poesia scritta su un libro, perchè poi quella ognuno se la legge a modo suo. Qui invece il poeta si mette in gioco come i bardi nella tradizione medievale, che erano i primi poeti ed anche i primi progenitori dei cantautori, se vogliamo, dato che scrivevano poesie delicatissime che parlavano dell’amore in genere e di concetti universali.
Lello Voce tutto questo lo fa nel 2016, per cui con quello che vediamo tutti i giorni, mediante un uso della parola molto studiato, soprattutto per quello che riguarda la parola detta, perchè la parola ha un suono, tutte le parole hanno dei suoni, e in questo lo trovo molto vicino al mondo della musica con cui lavoro abitualmente.
A questo punto subentro io: lavoro sulle parole e sull’atmosfera emozionale del testo, quindi costruisco musicalmente l’atmosfera per le sue parole, che viaggia non come accompagnamento ma sullo stesso livello, per cui sia se ascolti la musica oppure senti le parole, ti deve arrivare lo stesso tipo di emozione.
E’ fondamentalmente un lavoro sulle emozioni.

Cosa ne pensi dei talent show? Credi che sia una buona scelta per un giovane per avere visibilità o stanno appiattendo verso il basso la qualità della musica?
Ti rispondo come il mitico Mario Magnotta: “M’iscrivo ai terroristi!”
E’ una risposta multi-livello: io sono sempre abituato ai multi-livelli della comunicazione, mi piace essere stratiforme.

Il primo luglio a Modena si festeggeranno 40 anni di carriera di Vasco. Tu ne hai fatto parte per circa metà del tempo. Cos’è cambiato dal 1998 ad oggi?
Un sacco di musicisti! (ride, ndr)
Partiamo dalle cose macroscopiche: un sacco di musicisti, la quantità di soldi che ci gira intorno, che è aumentata, mentre per quello che riguarda i concerti la situazione è sempre abbastanza simile.
Dopo la guarigione di Vasco dai suoi problemi di salute siamo tornati forse ad uno stadio primigenio di purezza, dove c’è la musica e basta: c’è la musica, ci sono le emozioni, ma non ci sono sovrastrutture chimiche (ride, ndr) o “sostanze superiori”.
La coscienza di quello che si fa è sempre la stessa, adesso però è pura, mentre prima poteva essere un pochino “falsata”. Anzi, ora ci si permette appunto il lusso di giocarci, con le sostanze superiori, citandole ironicamente in “Manifesto futurista”: c’è anche il gioco in questo, ci si prende in giro da soli, e questa è veramente una bella cosa.
Però comunque Vasco è vero, anche nelle stronzate più abissali ci crede veramente. D’altronde, chi non fa delle stronzate?

Cosa pensi succederà e cosa ti aspetti dal concerto di Modena? Dalle voci che si sentono dovrebbe battere il record mondiale di spettatori paganti per un singolo artista.
Io mi aspetto soltanto un gran divertimento.
Quando inizi ad avere un pubblico che supera le 40.000 unità non cambia molto: che siano 40.000 o siano 200.000 alla fine vedi un mare di gente, e dipende tutto da quello che succede sul palco tra di noi e dalle prime file che vedi, perchè altrimenti non riesci a vedere tanto più in là.
A San Siro, ad esempio, è diverso perchè vedi questo muro di persone ed è impressionante, mentre a Modena saranno tutte in piano come a Catanzaro nel 2004, dove non saranno state 400.000 come hanno detto, ma 180.000 sì.

Comunque non c’è differenza tra i 40.000, i 60.000 e i 200.000, è sempre un mare di gente, per cui sei ancora più concentrato perchè devi metterci talmente tanta energia, dato che quell’energia deve arrivare a più gente contemporaneamente, poi sarà compito dell’amplificazione e degli schermi dare un’immagine più definita di quanto ci metti dentro.
Si tratta comunque di cercare di creare un evento forte di per sè, a prescindere dai numeri: un evento musicale ed emozionale forte, e la musica di Vasco, nonostante quello che se ne dica, è emozionale.

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