Marrakech è una città sorprendente: fate un salto al Cyber Parc Arset Moulay Abdessalam, alla nuova stazione ferroviaria o al Bab hotel e scoprirete un mondo che a queste latitudini nessuno immagina. Il Cyber Parc si trova dentro la Medina ed è qualcosa che non esiste nemmeno a New York o nelle capitali scandinave: sono giardini pubblici iper-tecnologici, con tante piattaforme ognuna delle quali dotata di un paio di schermi, dove chiunque può consultare internet gratuitamente. Tutto è lindo e perfettamente funzionante, proprio come nella nuova stazione ferroviaria, che si trova nel Guéliz, la cosiddetta “città nuova”: sembra di essere in un paesino svizzero, i treni viaggiano in orario, schiere di addetti alle pulizie lucidano tutto maniacalmente e ai binari si accede solo se in possesso di regolare titolo di viaggio dopo aver superato un controllo. E che dire del Bab hotel, uno di quei posti che se fossero a Londra o Miami non esiteremmo a definire cool: il trionfo del minimalismo, e di sera un Dj intrattiene una clientela radical-chic con musica lounge.
Però tutte queste cose la maggior parte dei turisti non le vede. Solitamente chi va a Marrakech vuole immergersi in quell’atmosfera magica che si respira negli angusti vicoli della medina, perdendosi tra i mille negozietti del suq e restando incantato dallo spettacolo che non ha mai fine offerto da musicisti, ballerini, mangiatori di fuoco, incantatori di serpenti, erboristi, venditori d’acqua vestiti con abiti tradizionali, accattoni e perditempo che affollano a qualsiasi ora del giorno e della notte Djemaa el-Fna, la mitica piazza immortalata in mille film. E non importa se ormai la maggior parte di loro stanno lì solo per farsi fotografare abbracciati a un turista in cambio di qualche dirham: se non “autentica”, l’atmosfera è comunque coinvolgente; una sorta di “spettacolo organizzato” ma con attori che recitano la parte molto bene.
Il fatto è che una vacanza a Marrakech è un po’ faticosa: si sprecano un sacco di energie a dire no a chi vuole venderti qualcosa, chi si offre come guida, taxisti che decuplicano il prezzo, buttadentro troppo insistenti. Qualche anno fa è stata varata una legge che in linea teorica dovrebbe impedire di infastidire i turisti, ma pochi la rispettano. Così a fine giornata uno è letteralmente distrutto. Distrutto ma felice. Perché Marrakech è una città magica: lo sono certi tramonti infuocati, alcuni palazzi perfettamente restaurati, persino le cicogne che fanno i loro giganteschi nidi sulle mura che circondano le tombe saadiane. E a volte entrare in un riad è un po’ come farsi trasportare in un’atmosfera da mille e una notte. Quell’atmosfera che ha ispirato molti autori di canzoni. Eccone una selezione (cliccando sul titolo è possibile ascoltarle)…
Marrakech degli Incognito
Marrakech express di Crosby, Stills & Nash
Snow on the Sahara di Anggun
Marrakech dei Kachupa
Tea in the Sahara dei Police
Marrakech degli ATB
Desert song dei Dead Can Dance
Marrakech di Roberto Angelini
Marrakesh di Patrizia Ceccarelli
Pomeriggio a Marrakech dei Trilli
Il tè nel deserto di Ryuichi Sakamoto
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