La La Land. La citazione di un musical

Una storia d'amore cantata e ballata. Dal regista di Whiplash

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La La Land
di Damien Chazelle
con Ryan Gosling, Emma Stone, J. K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko
Voto 8

Adesso che ha vinto più Golden Globe di ogni altro film nella storia del cinema (e va agli Oscar con un certo appetito)  La La Land  si attirerà critiche più dure per il modo in cui ha affrontato il musical. Perché il musical di una volta è sacro. Ma Damien Chazelle l’ha dimostrato con Whiplash: ha il dono di miscelare il classico hollywoodiano con una visione personale e ogni tanto ingrana una marcia in più che fa la differenza con il cinema tradizionale. E poi diciamolo, Chazelle, forse con sporchi trucchi, affascina. “La” sta Los Angeles, La La Land sta per per luogo incantato, diciamo “Los Angeles messa in musica(l)”. È una storia d’amore contemporanea tra il pianista jazz Sebastian (Gosling), che vuole fare Jazz tradizionale (e si veste e vive e ha una macchina da jazzista nel “modo” in cui Hollywood ce li ha raccontati) in un mondo che va da tutt’altra parte,  e  l’aspirante attrice Mia (Stone) che segue il modulo standard ragazza-venuta-da-fuori-in-cerca-di-fortuna. Si incrociano in una coda automobilistica del mattino (un vero musical pre-titol-di-testa: notevole!) e avanzano nella storia a volte danzando, a volte cantando, ma soprattutto attraversando tutti i segni e i sogni del musical: il Cinemascope, i colori pastello degli interni teatrali ton sul ton, le favole musicali degli anni Cinquanta. Insomma, com’è tipico del cinema di Chazelle, ogni tanto gli attori “eseguono numeri”: l’aspirante attrice che per vivere fa la cameriera e inciampa nell’idealista che vuole riportare il jazz all’età dell’oro (ma deve barcamenarsi tra qualche musica commerciale di troppo) è ovviamente un luogo comune dell’immaginario: Ma Chazelle pedina i due oggi, e ne fa una favola contemporanea in cui inseguono il sogno, si detestano, si accostano, si accorgono, si amano, si amano fino a farsi male, si lasciano, si riprendono, forse, nel reale, forse in un sogno nel sogno, anzi, quasi nel sogno lungo un giorno (per fare una citazione di Coppola) o in un sogno lungo un anno. Spesso sono buffi anche nel dolore. La La Land è classico e contemporaneo, ha il meglio e il peggio dei due stili, ha anche un coraggio da bestia, soprattutto nell’usare due attori carini che fanno del loro meglio per non sembrare citazioni di mille citazioni, e che cantano e ballano con dignità ma non sono “speciali” (e specialisti…) come lo erano gli attori mitici dei musical immortali. Però, nel cinema attuale, questo film propone una storia che cresce, esplode, rallenta, a volte ripiega, talvolta è ovvia (e in qualche momento addirittura annoia, ma ci sta…), e però alla fine sorprende, ed è (come Whiplash) déjà-vu e nuova, ma soprattutto romantica, con un’idea del finto (del teatrale da studios) di grande tenerezza. In fondo, al cinema, ci innamoriamo di mondi di cartapesta…

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