Era il 1995. Il luogo del delitto il Cinema Estense di San Martino in Rio, posto in cui Luciano Ligabue scelse per presentare il suo “Buon Compleanno Elvis” e fare un party per il lancio di quel che diventerà il tour della sua consacrazione a livello nazionale.
Ecco, lo scorso dicembre quando diventò ufficiale la data zero di Jesolo il mio primo pensiero andò a quel concerto di oltre vent’anni fa al quale, per limiti di età, non potei partecipare. Altri tempi, altro album, altro status, ma una volta usciti i biglietti non ci pensai su due volte e, pur avendo in tasca già la prima data di Roma, non esitai a prendere anche quelli per Jesolo. E dirò di più, l’idea di fare, nel giro di pochi giorni, un vero e proprio giro d’Italia, da Jesolo a Roma, passando per Venezia, mi sembrava la ciliegina sulla torta per iniziare questo tour, proprio il “Made in Italy Tour”.
Quando viene posticipato un concerto a cui tieni così tanto le reazioni che seguono sono sempre due, diametralmente opposte: la prima è puramente egoistica, senti che ti è stato fatto un torto, pensi ai soldi spesi per l’albergo, al fatto che TicketOne si guarderà bene dal risarcirti totalmente i biglietti e perdi totalmente l’acquolina che ti eri fatto avvicinandoti, giorno dopo giorno, al concerto. Quel momento dura però al massimo 30 secondi, il tempo necessario per realizzare chi è il cantante che ha dovuto posticipare il concerto, a quanto è forte il suo senso di responsabilità nei confronti del suo lavoro e del suo pubblico e soprattutto a quanto è importante per lui salire su un palco, suonare, e fare il suo mestiere al meglio possibile.
Luciano negli anni ha suonato in tutte le condizioni possibili: sotto un diluvio torrenziale, con la febbre altissima, addirittura con una spalla rotta ed il massimo che ha detto per esternare il suo dolore è stato un “Minchia”. Ecco, quando realizzi queste cose, oltre ad andare in secondo piano tutto l’amaro in bocca, ti viene un grandissimo senso di colpa per aver messo i tuoi interessi personali davanti a quel che vuol dire l’organizzazione di un tour simile (di oltre 50 date in quattro mesi). Iniziare nel migliore dei modi, tecnici e di salute, è essenziale e non si possono correre rischi di alcun genere. Ed essere fan vuol dire anche capire che determinate decisioni hanno sempre delle motivazioni.
E così non resta che andare in posta a spedire all’amata TicketOne i biglietti per il concerto spostato, prendere quelli per un’altra data tra un paio di mesi, perché non ci facciamo mancare mai nulla, e caricare le batterie, perché venerdì a Roma non ci sarà solo la prima data del tour, ma si porterà dietro tutta l’energia e la voglia di iniziare che è mancata a Jesolo.
E non vedo l’ora di esserci.