Domani sera, sabato, Zucchero salirà sul palco dell’Ariston come super ospite per la serata finale del Festival. Intanto, nel corso di una conferenza stampa che si è appena conclusa a Sanremo, ha annunciato che il Black Cat World Tour 2017 si arricchisce di 5 nuove date italiane: 21, 22, 23, 24 e 25 settembre all’Arena di Verona.
Questi concerti vanno ad aggiungersi ai live dell’1, 2, 3, 4 e 5 maggio, sempre a Verona. Con queste dieci date, tra maggio e settembre, diventano 21 i concerti di Zucchero all’Arena: un record assoluto
Le prevendite per le 5 date di settembre saranno disponibili su TicketOne dalle ore 11 di domani, sabato 11 febbraio, e nei circuiti di vendita e nelle prevendite abituali a partire dalle ore 11 di lunedì 13.
Un tour che a livello mondiale prevede già circa 80 date, ma che alla fine supererà le 150.
Arrivato col suo inseparabile cilindro (oggi era nero), ai tanti giornalisti presenti in sala stampa Zucchero ha ricordato che questa è la sua prima volta come super ospite al Festival: partecipò come concorrente e come autore, ma sono passati più di trent’anni: «In effetti qui ci sono un bel po’ di ricordi. Non sempre le mie partecipazioni sono state dei successi, però oggi sono qui… Che consigli posso dare ai ragazzi in gara oggi: semplicemente, che dio benedica i giovani. I quali tra l’altro hanno pochissime possibilità per mettersi in mostra. In realtà io non sono contro i talent, semmai ce l’ho col loro modo di voler omologare il tutto».
«Ricordo che quando tornai con Donne, dopo due festival andati male, la mia casa discografica non voleva farmi partecipare a Sanremo. Fu Gianni Ravera a insistere. Poi arrivai penultimo, e alla fine la casa discografica annullò la cena che aveva organizzato. Mi ritrovai solo con mia moglie a cenare in una trattoria ad Arma di Taggia… Comunque non ho mai pensato di mollare, ho passato tanti momenti di crisi, ho sofferto tanto, ero pronto a fare qualsiasi mestiere pur di avere un mensile. Ma dopo un po’ proprio grazie a Donne ho iniziato a vedere la luce».
«Tra il me di allora e quello di oggi c’è molta differenza, fisica, ma anche mentale. Quando mi rivedo mi faccio molta tenerezza… Tra l’altro quello zucchettino che indossavo mi ha creato un sacco di problemi. Avevo un piccolo sponsor che voleva far vedere il suo marchio. Dopo le prove, l’organizzatore voleva rimandarmi a casa perché avevo lo sponsor sullo zucchettino. Allora ne feci fare un altro, identico ma senza scritta. Ma siccome quelli mi davano due soldi, durante la finale indossai lo stesso quello con il marchio».
«È da quando ho inciso Blues che ricevo inviti per partecipare come ospite. Ma dovevo metabolizzare tutte le edizioni andare male. Quest’anno Carlo Conti, col quale facevo serate in Toscana una vita fa quando lui faceva il Dj, mi ha convinto. Comunque nel frattempo in realtà sono tornato diverse volte come autore, per esempio con Elisa e Bocelli. Sono anche tornato con i Sorapis ad accompagnare Irene: lei mi ricorda un po’ me stesso all’inizio. Secondo me è un’artista molto valida, che magari non ha ancora trovato la sua strada».
«Tornare in gara? No senz’altro, anche perché perderei sicuramente. Uno dei miei amici è Vasco. Ci conosciamo da sempre e molti anni fa abbiamo anche condiviso la stessa fidanzata, nel senso che stava con entrambi contemporaneamente. Ogni tanto abbiamo parlato di Sanremo: entrambi se venissimo qui come concorrenti perderemmo. Se salissi su quel palco a fare una cosa come Partigiano reggiano mi prenderebbero a schiaffi».
«Uno dei grandi rimpianti della mia vita è stato non aver mai conosciuto Leo Ferré. A 13 anni regalai a una filarina dell’epoca un suo disco, La solitudine, che non era decisamente una canzone allegra. Poi lui si stabilì in Toscana, eppure non l’ho mai incontrato. Un altro col quale avrei voluto non dico suonare o cantare, ma passare un’intera serata parlando davanti a un bicchiere di vino è Fabrizo De André. Ma nemmeno lui l’ho mai conosciuto».
Domani aprirà la serata con Ci si arrende, poi proporrà una lunga versione di Partigiano reggiano e farà un omaggio a Luciano Pavarotti, duettando virtualmente con lui in Miserere.