Robbie Robertson, “Testimony” un libro splendido

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Sartre: «la letteratura è «dove chi perde vince»

Cosa c’è di più bello di leggere il racconto di una vita?

Quando poi quella vita si va a intrecciare con alcuni dei più importanti e solidi, influenti e misteriosi musicisti della musica rock o popolare americana, ecco un libro che sicuramente non mancherà di stregarvi.

Personalmente sono un grande amante del genere chiamato “biografico”, lo sono in senso ampio, mi capita infatti di imbattermi in libri di memorie e mi rendo conto che potrei leggere qualsiasi tipo di storia, quando leggo il nome di qualcuno su un volume e dentro trovo la determinazione a raccontare una  storia personale, che sia un pittore, un musicista, un agricoltore, percepisco il soffio magico che ci tiene in vita, che ci spinge a camminare, a correre, a provare, a scrivere.

Mi viene voglia di approfondire.

La Band, della quale questo libro racconta la storia poichè possiamo considerate Robertson il membro originale della Band e il suo principale songwriter, è una storia splendida, fatta di canadesi che raccontano la musica degli Stati Uniti in modo magico servendosi di una voce e un drumming come quello di Levon Helm, unico membro del gruppo di origini decisamente statunitensi. Rick Danko al basso e voce, Richard Manuel, tastiere e voce e il genio tastieristico di Garh Hudson completano il quadro.

Insieme  a Robertson, Helm, dapprima con gli Hawks che accompagnavano il cantante rockabilly Ronnie Hawkins e poi come The Band  hanno partecipato alla storia vera della musica popolare, fatta di chitarre, corde, canzoni, New Orleans, sperimentazioni con le droghe e viaggi.

Dopo Hawkins approdano alla corte di Bob Dylan e lo accompagnano nel primo vero e proprio tour elettrico dopo la svolta di Newport.

Robbie ha la stoffa del narratore, non sarebbe riuscito a scrivere i capolavori del gruppo e basterebbe “The Weight” per inserirlo nell’Olimpo degli autori ma c’è tanto, tantissimo di più.

A volte esce una sua anima un pochino ruffiana ma gliela si perdona con leggerezza in cambio di tutto quello che passa leggendo avidamente il racconto che, purtroppo, si ferma al concerto celebrativo della fine della Band chiamato The Last Waltz.

Si rimane a bocca aperta per la magnificenza della portata emotiva della storia, tra origini indiane e legami con l’ebraismo canadese, gli incroci e gli incontri di Robbie sono davvero come farsi una passeggiata in un paradiso della musica.

Chiaramente, una biografia così la considero riuscita quando ti fa venire voglia di scartabellare tra i vinili e tirare fuori quei dischi neri sui quali ti sei formato, leggendo questo libro in inglese, dacchè la traduzione non è ancora arrivata, vi assicuro che vi verrà da riascoltare tutto il repertorio della Band.

Grande Libro.

Grande Musica.

Grande autore.

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Quando voglio emozionarmi, è sufficiente questa se sei capace di scrivere un blocco strofa/ritornello/special come questo, non puoi essere cattivo e calcolatore come ti vogliono.

Se non vi basta ecco

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C’è un pezzo di dialogo nel film di Martin Scorsese (che è annoverato a giusta ragione come il più bel film musicale della storia), dove i ragazzi della Band dicono che la strada ti da tanto ma ti toglie anche molto.

Ecco.

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