Chiara Dello Iacovo. Un passato sorprendente e lo sguardo al futuro (Intervista)

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Quello di Chiara Dello Iacovo è sicuramente uno dei nomi più interessanti tra le “nuove leve” del cantautorato italiano. Bella voce, ottima personalità sul palco, polistrumentista, la ragazza ha tutte le carte in regola per regalare alla nostra musica nuova linfa. In attesa di scoprire cosa ci riserverà il suo secondo album, in uscita nei prossimi mesi, l’abbiamo contattata per parlare del suo percorso fino ad oggi, che la vedrà chiudere una parentesi proprio questa sera, sul palco dell’Arci Tom di Mantova, dove Chiara terminerà il tour nei club iniziato due mesi fa.
Ecco la nostra intervista.

Adesso che siamo ai titoli di coda, un bilancio di questo tour?
Sorprendente, davvero sorprendente. Non sapevo come le persone potessero accogliere i nuovi arrangiamenti, non sapevo che pubblico ci sarebbe stato a distanza di un anno da Sanremo, se un pubblico veramente attaccato a me o solo a quell’esperienza. Io sul palco, a livello di suono e di approccio alle performance, ho apportato moltissimi cambiamenti, e questi sono stati accolti con calore e partecipazione. Il tutto è stato inaspettatamente bello, quindi direi che le somme sono decisamente in positivo.

Si è trattato di concerti molto particolari, quasi dei “mini spettacoli” musicali. Da dove deriva la volontà di allestire questo tipo di performance piuttosto che il concerto canonico?
Ho fatto tre anni di laboratorio teatrale al liceo e credo di avere un’innata teatralità nell’approccio alle cose e nella vita in generale. Questa mia “teatralità” ovviamente la porto insieme a me sul palcoscenico, dove cerco la dimensione in cui mi sento più a mio agio e luogo in cui questo aspetto viene amplificato. A me interessa dare una forma al concerto in modo che non sia solo una sequenza di canzoni, perché altrimenti mi annoierei, quindi ho bisogno di qualcosa che mi intrattenga, e questo è positivo sia per me che per il pubblico.

Nella tua biografia ho letto che a 17 anni sei stata negli Stati Uniti e, una volta tornata, hai capito di dover cantare in italiano. Perché?
Credo che questa decisione nasca dal mio spirito di contraddizione innato! Inoltre, stando così tanto a contatto con l’inglese e con la cultura americana, ho avuto modo di demitizzarla e di capire effettivamente cosa mi piaceva e cosa non mi piaceva. Tutto questo è stato incrementato dalla nostalgia di casa e dall’ulteriore rivalutazione di una serie di aspetti che mi attraevano della mia lingua e della sua poesia. Quindi ho capito che mi “riempiva” e mi divertiva di più scrivere in italiano.

Sei partita da The Voice, ma poi hai intrapreso un percorso piuttosto “atipico” per una ragazza uscita da un talent show. Se potessi tornare indietro faresti le stesse scelte?
Assolutamente sì, perché non avrei potuto fare altrimenti. O meglio, avrei fatto altrimenti se fossi stata un’altra persona. In quel momento evidentemente mi servivano delle conferme dall’alto, mi serviva essere legittimata da qualcuno che avesse più esperienza di me. Adesso ho fatto una serie di cose e mi sento più libera, mi sento meno in dovere di dimostrare qualcosa e posso finalmente godermi il mio percorso e il mio mestiere. Quindi sì, rifarei tutto.

A proposito di mestiere, c’è stato un momento in cui hai capito che la tua passione si era trasformata in un lavoro?
Quando ho cominciato a guadagnare i primi soldi: credo sia quello il momento preciso. Quando realizzi di poter comprare qualcosa con i soldi che hai guadagnato, allora capisci che la tua passione è diventata un mestiere.

Adesso stai incidendo il nuovo album. Ci puoi anticipare qualcosa?
Sarà diverso dal precedente: questo è un disco che “pulsa”, mentre l’altro era molto più “di testa”. Questa per me è la differenza fondamentale al di là delle canzoni e dei testi che possono essere più “scuri” o empatizzare con delle fasce d’età differenti da quelle a cui mi rivolgevo con il primo.
Quanto alla data di uscita, non è ancora stata fissata, ma dovrebbe essere in autunno.

Come ti immagini tra 10 anni?
Dio mio! Non so come sarò tra 2 anni, tra 10 mi è proprio impossibile immaginarlo. Spero di cantare davanti a più gente possibile, che credo sia il sogno di tutti quelli che fanno questo mestiere: nessuno schifa quando arriva un palazzetto!

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