Tra i dischi di Vasco non ce n’è uno che mi piace più degli altri, ma diversi: Siamo solo noi, Vado al massimo, Gli spari sopra e, tra i più recenti, Il mondo che vorrei. E poi naturalmente C’è chi dice no, di cui proprio oggi ricorrono i trent’anni dalla pubblicazione.
Ci sono più brani che mi piacciono di quest’ultimo album e, in particolare, Vivere una favola, Brava Giulia, Ridere di te e la stessa C’è chi dice no.
Le musiche di C’è chi dice no e Ridere di te furono scritte in modo molto semplice a casa mia con la chitarra, per poi passare alla famosa cantina di Mimmo Camporeale (all’epoca tastierista di Vasco e della Steve Rogers Band), dove furono provinate col minimo di tecnologia che c’era allora, ovvero drum-machine, tastiere e chitarre. L’atmosfera del pezzo che si sarebbe chiamato C’è chi dice no era già simile all’originale, con l’arpeggio ribattuto che ricordava le atmosfere tra i Genesis e i Pink Floyd, la stesura musicale praticamente uguale e il cantato in finto inglese intitolato provvisoriamente Take a little love.
Stessa operazione con Ridere di te, introdotta dall’arpeggio in odor di Dire Straits (eravamo a metà degli anni ’80, ricordiamocelo!) e momentaneamente intitolata Waiting for a train. La stesura, i due soli di chitarra clean, stile Mark Knopfler, e la chiusura col sax di Andrea Innesto rimasero inalterati, per poi passare nel vero studio professionale dove la canzone fu realizzata da uno staff di grandi musicisti. Ogni volta che sapevo di avere nel cassetto un buon pezzo, telefonavo a Vasco, il quale con grande entusiasmo mi chiamava in ufficio e, già ascoltando il nastrino del demo con molta attenzione, iniziava quasi subito a buttare giù il testo.
Durante le registrazioni di C’è chi dice no, presso gli studi Maison Blanche di Montale vicino a Modena, fu registrato anche un brano che poi non entrò nella tracklist definitiva del disco: si chiamava Stasera (Rossi – Solieri) e un paio d’anni dopo fece parte di Liberi, liberi.
Un particolare su un altro pezzo di C’è chi dice no: Vivere una favola (con un titolo diverso) era stata registrata nell’inverno 1986 per I duri non ballano, primo disco della Steve Rogers Band, tra l’altro con un solo di chitarra provvisorio registrato con il Rockman, primo aggeggio che emulava elettronicamente i suoni degli amplificatori. Massimo Riva fece ascoltare la registrazione a Vasco che se ne innamorò, scrisse il testo che tutti conosciamo, lo inserì nel disco e… il solo di chitarra rimase quello.
Quanto al tour dell’album, fu un grande successo: eravamo organizzatissimi, c’era un grande service audio/luci inglese, noi viaggiavamo con un Tour bus della Len Wright, utilizzato dai Kiss, Springsteen e da tutte le rockstar in tour in Europa e ci sentivamo… i Rolling Stones. Che dire, più Rock ‘n’ roll di così!!!!!
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