Springsteen-Grushecky insieme per la grande America, quella vera…

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S’intitola “That’s what makes us great” il nuovo brano di Joe Grushecky che parafrasando lo slogan della campagna elettorale di Donald Trump (Make America great again)  si pone come un atto d’accusa e una presa di posizione molto netta. Quella tra Bruce e Joe Grushecky è un’amicizia, e una collaborazione professionale, che va avanti da anni. Bruce ha  scritto canzoni per Joe (“Dark and bloody ground” e “Homestead”), ha prodotto un album per lui nel 1995 (American Babylon da cui sono tratte le canzoni sopracitate), ha partecipato a tantissimi suoi concerti dividendo il palco e il microfono con lui. Insomma più di un’amicizia, basata su una incommensurabile stima reciproca. Oggi Bruce canta con Joe “That’s what makes us great”, un atto d’accusa diretto e durissimo contro Trump e la sua inquietante amministrazione. Joe Grushecky, coaudiuvato dai suoi Houserockers, ha scritto musica e testo, Bruce ha immediatamente aderito all’invito di cantarla insieme a lui.

Nulla è lasciato all’immaginazione, la posizione politica di Joe e di Bruce – qualora ce ne fosse ancora bisogno – è estremamente chiara: Trump è un truffatore, sostenuto e accompagnato da delinquenti, e bisogna fare presto a trovare una soluzione prima che sia troppo tardi. Allora la domanda è “Come posso fare la differenza?”. Dunque un invito ad agire, a prendere posizione prima che sia troppo tardi. La preoccupazione è grande, la politica razzista e guerrafondaia di Trump fa paura, in primis agli americani che non lo hanno votato. Anche Grushecky, figlio di minatori, si è sempre schierato dalla parte dei più deboli e a favore dei diritti civili, oggi – con Springsteen a cantare insieme a lui – la sua cassa di risonanza diventa enorme. Il messaggio che deve arrivare è che l’amore vince l’odio e che tutti gli Stati Uniti sono fondati sulla forza degli immigranti arrivati in America da tutte le parti del mondo per essere liberi e realizzare i propri sogni. L’America è la terra delle opportunità, tutta la cultura americana è basata sul concetto della realizzazione dei propri desideri e non sarà un truffatore (“a con man“) e un bugiardo (“don’t tell me a lie and sell it as a fact“, non mi raccontare una balla spacciandola per un fatto accertato) a cambiare le basi della società USA. Ma è necessario che ognuno faccia la sua parte, che i primi a ribellarsi siano proprio gli Americani: “It’s up to you and me/ Love can conquer hate/ I know this to bu true/ That’s what makes us great“, che sarebbe a dire tocca a me e ate, l’amore può conquistare l’odio, so che è vero, ed è ciò che ci rende grandi. Più chiaro di così…

“That’s what makes us great” verrà pubblicato nel prossimo album di Joe Grushecky ma è stato lanciato mercoledi 19 aprile dalla E Street Radio e  la si può scaricare (comprandola) al sito joegrushecky.com. Joe si esibirà l’8 luglio prossimo al Wonder Bar di Asbury Park ed è assai probabile, praticamente certo, che canterà anche “That’s what makes us great”. Ci sarà anche Bruce? Chi lo sa, è assai probabile ma non praticamente certo. Io personalmente, però, se fossi da quelle parti un salto al Wonder Bar ce lo farei…

 

La foto in evidenza è presa da internet

 

Patrizia De Rossi è nata a Roma dove vive e lavora come giornalista, autrice e conduttrice di programmi radiofonici. Laureata in Letteratura Nord-Americana con la tesi La Poesia di Bruce Springsteen, nel 2014 ha pubblicato Bruce Springsteen e le donne. She’s the one (Imprimatur Editore), un libro sulle figure femminili nelle canzoni del Boss. Ha lavorato a Rai Stereo Notte, Radio M100, Radio Città Futura, Enel Radio. Tra i libri pubblicati “Ben Harper, Arriverà una luce” (Nuovi Equilibri, 2005, scritto in collaborazione con Ermanno Labianca), ”Gianna Nannini, Fiore di Ninfea” (Arcana), ”Autostop Generation" (Ultra Edizioni) e ben tre su Luciano Ligabue: “Certe notti sogno Elvis” (Giorgio Lucas Editore, 1995), “Quante cose che non sai di me – Le 7 anime di Ligabue” (Arcana, 2011) e il nuovissimo “ReStart” (Diarkos) uscito l’11 maggio 2020 in occasione del trentennale dell’uscita del primo omonimo album di Ligabue e di una carriera assolutamente straordinaria. Dal 2006 è direttore responsabile di Hitmania Magazine, periodico di musica spettacolo e culture giovanili.

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