La tenerezza. È dura

Un uomo solo e il suo rapporto col mondo

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La tenerezza
di Gianni Amelio
con Renato Carpentieri, Giovanna Mezzogiorno, Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Arturo Muselli, Maria Nazionale.
Voto 7 meno

L’avvocato Carpentieri (interpretazione a 360 gradi) non esercita più: è anziano, vedovo, scontroso e solo. Vaga, e al massimo consiglia. Seccato, per lo più. Vive a Napoli in una bella e antica casa.  Ogni tanto porta via da scuola il nipotino, per dargli una contro-educazione tutta sua, disdegna la figlia dolente (Mezzogiorno) che traduce dall’arabo per il tribunale, e il figlio assetato di soldi (Muselli). Da tempo non vede più l’amante (Maria Nazionale). Si comporta come chi, famiglia e amori, li ha distrutti. La morte gli ha dato un primo segnale, al cuore. Poi arriva, nell’appartamento contiguo, una “famiglia nuova”: due figli, la madre (Ramazzotti), che dimentica sempre le chiavi, il padre (Germano), accento veneto, ingegnere navale, fragile, che urla contro gli ambulanti insistenti e si commuove perché crede di ritrovare un giocattolo della sua infanzia. L’ingegnere farà strage della  famiglia, all’improvviso, e l’avvocato si inventa padre della vicina moribonda nel letto d’ospedale: qualcosa, oltre alla morte, gli ha toccato di nuovo il cuore. Deve portare in fondo la sua personale via crucis napoletana per accettare di nuovo la tenerezza. Un Amelio che ammette di essere biografico nel suo non essere biografico (ha usato il romanzo La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone), lento e insieme ellittico, con cose splendide alternate ad altre ovvie, dialoghi che nella scena successiva spiegano i silenzi della precedente, strane scelte linguistiche (la Mezzogiorno parla un italiano teatrale, suo fratello un napoletano dialettale, Germano  un veneto improbabile, la Ramazzotti  fa la Ramazzotti) e un uso (ingenuo? astuto?) dell’arabo e dell’italiano (nelle scene di traduzione al tribunale) per inserire ansia sociale e liberazione personale. Discontinuo, a tratti insopportabile, a tratti commovente e duro, e un po’ come il suo manifesto: la grafica evoca cinema d’altri tempi… Fa tenerezza?

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