Song to Song. Malick se la canta

Ennesimo Malick filosofico esistenziale sentenzioso su amore e musica

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Song to Song
di Terrence Malick
con Ryan Gosling, Rooney Mara, Michael Fassbender, Natalie Portman, Cate Blanchett
Voto: il solito

C’era Christian Bale in questo film: poche scene, ma poi è scomparso dal montaggio. Azzardiamo un pensiero cattivo? Se uno l’avesse visto avrebbe pensato che il film era la seconda parte di Knight of Cups, il precedente lavoro di Malick. Anche in Song to Song, benché ci dicano che è una storia d’amore che scivola da una canzone all’altra, vediamo giovanotti e belle ragazze ben vestiti, benestanti, che sembrano passare il loro tempo tra ville con piscine e architetture costose, tra tipi frivoli o rockstar (talvolta -indizio di vita futura- su cantieri edili) e fare sempre le stesse cose: lei cammina davanti, lui dietro, ripresi con tanto grandangolo, tanta musica cupa alternata a canzoni ben scelte, voce fuori campo di lui e di lei che meditano sull’amore come poeti ermetici, ogni tanto un pensiero sull’universo, Dio, la Fede, la Morte, il Sesso e tutte le parole con le maiuscole in generale, compresa la Noia, e spesso via con il coro religioso e le immagini della Natura, del Cosmo e dei Documentari Televisivi Seri. La storia stavolta è lineare: Fassbender è un produttore discografico, fetente, seduttore, che frega i diritti del cantautore Gosling, seduce Mara, seduce Portman, e trasversalmente rovina attraverso Gosling anche un po’ la vita di Blanchett. Mara si lamenta spesso del suo essere una cattiva ragazza e si pente, si pente, si pente. Gosling andrà a fare l’operaio dopo tutto un film in cui sembra provare capi griffati per una pubblicità malinconica. Proviamo a confessarcelo: forse Malick faceva già  film così un tempo, ma erano a scadenze decennali e li mimetizzava in storie di genere (gioventù bruciata, soldati, pellegrini), mentre oggi si sente più libero di offrirci a frequenza ravvicinata assaggi di metafisica del quotidiano  in chiave pensosa. In fondo, con i suoi ultimi film,  ha inventato un genere: sembra Kant alle prese con la critica della pubblicità pura.

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