Yoko Ono racconta come nacque la sua love story con John Lennon

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Yoko Ono John Lennon

Oggi il mondo celebra i 50 anni dell’album-capolavoro Sgt Pepper. Ma lo stesso giorno di due anni dopo, il 1° giugno 1969, succedeva un altro fatto molto importante nella storia della musica: nella stanza numero 1742 del Queen Elizabeth Hotel di Montreal (Canada), John Lennon registrò Give Peace a Chance, uno dei più famosi inni antimilitaristi di tutti i tempi. John & Yoko si erano sposati il 20 marzo, e come “luna di miele” scelsero di fare il famoso “bed-in”, prima ad Amsterdam, poi a Montreal. L’idea della canzone nacque quasi per caso. Un giornalista domandò loro cosa pensassero di ottenere restando a letto, e John rispose: «All we are saying is give peace a chance» («Tutto quello che stiamo dicendo è date una possibilità alla pace»). Da questa frase nacque la canzone, che fu registrata utilizzando soltanto quattro microfoni e un registratore a quattro piste affittato da uno studio locale. Alla session assistettero decine di giornalisti e diverse celebrità (Allen Ginsberg, Timothy Leary, Petula Clark, Dick Gregory, etc): alcuni di loro parteciparono ai cori.

Yoko Ono John Lennon

Soltanto due giorni prima, il 30 maggio, era stato pubblicato un singolo dei Beatles contenente The Ballad of John and Yoko, brano che in realtà fu inciso da soli Lennon & McCartney e che non appare in nessun album ufficiale.

John & Yoko si erano conosciuti il 9 novembre 1966 all’anteprima di una performance artistica di Yoko all’Indica Gallery di Londra. Lui rimase molto colpito dalla creatività dell’artista giapponese, ma la loro love story sarebbe nata solo qualche mese dopo. Come ben sanno i fan dei Beatles, Yoko è stata accusata di essere la causa scatenante dello scioglimento del gruppo. La storia ha dimostrate che le “colpe” –se di “colpe” vogliamo parlare- non sono attribuibili soltanto a lei, che probabilmente la storia ha soltanto seguito il proprio corso e quella dei Fab Four era giunta ormai alla fine.

Comunque ecco un articolo scritto di suo pugno da Yoko Ono in cui racconta come è nata la sua storia d’amore con John Lennon.

di Yoko Ono

Ovviamente è sempre un piacere immenso parlare di John. Lo conobbi nel 1966 e Sgt Pepper uscì un anno dopo. Era l’inizio della nostra relazione ed eravamo innamorati pazzi. Devo ammettere che il 1967 fu veramente uno degli anni più belli della nostra vita insieme, c’era un’energia creativa nell’aria davvero elettrizzante.

John era impegnatissimo con le interminabili session di registrazione per Sgt Pepper e io all’epoca giravo continuamente l’Europa in lungo e in largo per presentare e promuovere i miei film sperimentali. In quel periodo stavo ultimando Bottoms, un film minimalista che scandalizzò la critica inglese. Chi lo ha visto sa che consiste in 365 “posteriori” nudi, simbolo dell’individualità dell’essere umano in sostituzione delle facce. Avevo organizzato quello che poi sarebbe diventato famoso come il Wrappin event: in parole povere avevo fasciato la colonna di Nelson e il sottostante leone in Trafalgar Square a Londra con centinaia di metri di tela bianca, poi mi ero legata alla colonna.
John sprizzava energia da tutti i pori e riusciva sempre a stupirmi con le sue mises multicolori. Ricordo che il giorno del servizio fotografico per la copertina di Sgt Pepper (un giorno di fine marzo), mi presentai con una lunga giacca in raso color melanzana la cui fodera riproduceva il firmamento in broccato d’argento e oro e quasi mi sentii a disagio pensando: «Forse ho esagerato con il look psichedelico» (io di solito prediligevo lo stile minimalista). Ma quando mi trovai davanti John col suo celebre “costume da grillo” feci una gran risata e mi dissi «Of course!».

So che può sembrare incredibile, ma quando lo conobbi avevo solamente un vaga idea di chi fossero i Beatles. Certo, non ero una marziana, avevo sentito parlare del fenomeno “Beatlesmania”, sapevo delle reazioni isteriche dei fan, dei loro eccessi. Però, dato il mio background di musicista sperimentale con John Cage e Ornette Coleman (io stessa facevo parte del cosiddetto Movimento Fluxus), pur considerandoli un buon gruppo pop, non ero per niente interessata alla loro musica. Tutto cambiò il giorno in cui ebbi la fortuna di assistere alla registrazione di A day in the life, secondo me il pezzo più importante di tutto Sgt Pepper. Pensai: «Questo è un momento magico: ora capisco!».

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Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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