Non ho mai amato “guardare la musica” in televisione. In qualsiasi forma: siano essi videoclip, concerti, o quant’altro. La musica secondo me va ascoltata, non vista. Va detto che c’è sempre un però. Quel però, ad esempio, sono stati i Wind Music Awards e, in particolare, l’esibizione di Luciano Ligabue.
Si è detto tutto e molto altro si dirà di quest’esibizione: il rientro sulle scene dopo due mesi, con una voce che più live di così non si può, nonostante un audio imbarazzante non abbia reso omaggio alla sua prestazione.
Bisogna però saper leggere quel che c’è dietro ad un’esibizione e che cosa essa si porta dietro. Ed in questo caso quel che emerge di più è quella “voglia” che Luciano, sempre, ci mette e lo caratterizza. In una manifestazione in cui il playback è d’ordinanza lui ha scelto di cantare. Ha scelto di cantare nonostante a Verona sia piovuto fino a pochi minuti prima dall’inizio della serata (e la pioggia non aiuta mai la voce), ha scelto di cantare nonostante tutto e nonostante tutti.
Si può dire che ci teneva. Ci teneva tantissimo. Lo si è visto da quel suo ghigno non appena è salito sul palco. E’ andato subito a cercare il suo pubblico, ai lati del palco di quell’Arena che tante gioie gli ha regalato, nonostante uno scivolone nel 2013 gli abbia provocato una micro-frattura alla spalla. Ma questo è quel che sorprende di Luciano: chiunque si sarebbe risparmiato pensando a riposarsi in vista del tour e del film imminente. Lui no. Lui si è lanciato. Lui ha voluto riprendere il più in fretta possibile il contatto con il palco, con la sua band, con ciò che più gli appartiene.
Ha vestito i panni di Riko e, con gioia, ha potuto dire a tutto, a tutti, ma soprattutto a se stesso, «Son ripartito, eccomi qua».