Negli ultimi giorni lo abbiamo visto spesso Bruce Springsteen in giro per le strade e i locali del New Jersey, intento a godersi la sua normalità. Lo abbiamo visto al concerto dell’amico di una vita Steven, alla parata militare del Memorial Day, a passeggio sul Jersey Shore. Lo abbiamo visto, soprattutto, sempre con la macchina fotografica al collo, segno di una nuova passione o di un hobby che gli sta evidentemente prendendo la mano.
E così quando due giorni fa, con tanto di macchina fotografica ovviamente, Bruce Springsteen si è presentato all’Asbury Hotel per vedere la mostra Transparent di Danny Clinch, nessuno si è stupito. Lui, defilato come sempre quando si trova fuori dal palco e come nessuno si aspetterebbe da una Superstar (rigorosamente con la S maiuscola) della sua levatura, è entrato, si è messo in disparte, ha visto le foto (molte delle quali lo raffiguravano) e se ne è andato come il più comune degli esseri comuni, come il più anonimo tra gli anonimi, come il più semplice tra i più semplici. Se in quel momento fosse sceso ad Asbury Park il marziano di Pif, non si sarebbe mai accorto di lui. Avrebbe pensato – il marziano – ad un uomo con tanti amici, forse, perché più di qualcuno effettivamente gli chiedeva una foto con lui. Il colpo di teatro, però, il capovolgimento degli schemi, è arrivato all’uscita della galleria quando Bruce, con la sua camera, ha immortalato Danny Clinch in un inconsueto rovesciamento dei ruoli.

E pensare che proprio Clinch, parlando del lavoro fatto con Bruce e del suo rapporto con lui ha detto: ” Ho iniziato a fotografare Springsteen nel 1999 quando riunì la E Street Band ed essendo anche io nato nel New Jersey mi sono detto ‘Bene, ora posso anche morire’. Poi fece ‘Devils and dust’ e sperai di essere richiamato, ma lui scelse Anton Corden e mi dissi ‘Vabbe’ ho avuto la mia occasione, l’importante è che me la sia goduta. Invece poi venni chiamato dal management di Bruce che mi disse che lui voleva fare un breve film sul suo nuovo album e che voleva proprio me per riprenderlo a casa sua mentre suonava i nuovi pezzi. Così sono andato e ho ripreso tutto in super 16 millimetri (il che significa che si ottiene un effetto panoramico, nda), mentre lui suonava 8 canzoni del disco che nessuno aveva mai ascoltato prima di allora. In quel momento ho pensato: ‘Come sono finito a casa di Bruce Springsteen a fare un film su di lui e a scattargli tutte queste foto…’“.
Da allora Clinch ha fotografato Bruce svariate volte e le sue foto (anche quelle fatte ad altri personaggi del mondo della musica) hanno acquisito nel corso degli anni grande valore. Vedere oggi Springsteen che fotografa il suo fotografo (il gioco di parole ci sta tutto) è un’immagine che – ancora una volta – mette in evidenza tutta l’umiltà di una Superstar assolutamente stra-ordinaria… Ma è proprio vero allora, che solo i più grandi sanno essere umili.

(La foto in evidenza è di Gale Gray)
P.S. La mostra è ancora aperta e tutte le foto esposte sono in vendita. I prezzi vanno dai 500 ai 5.000 dollari.
Info: www.theasburyhotel.com