Il tribunale di Milano blocca la vendita dell’album di Roger Waters: plagio o abbaglio?

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Roger Waters

Se non avete ancora acquistato il nuovo album di Roger Waters, Is this the life we really want? (qui trovate la nostra recensione con approfondita analisi dei testi) sbrigatevi a farlo: non solo perchè è un ottimo album, ma anche perchè il tribunale di Milano ne ha ordinato la sospensione della vendita.
Il motivo? Secondo la giudice Silvia Gani, l’ex bassista dei Pink Floyd avrebbe copiato delle opere di Emilio Isgrò risalenti agli anni ’60 e più precisamente, fanno notare nel loro ricorso i civilisti Salvatore Trifirò e Francesco Autelitano, Cancellatura del 1964 (su copertina e etichetta del disco), Il Cristo Cancellatore del 1964 (sul libretto con cancellature), e La jena più ne ha più ne vuole del 1969 (nei fotoritratti con cancellature dentro custodia e libretto).
Secondo loro, infatti, non si tratta di una vaga ispirazione o di una esplicita citazione, ma di “un macroscopico caso di plagio”.
La giudice, inoltre, nota come alcune recensioni abbiano notato la stessa somiglianza della copertina con le opere di Isgrò, il quale però era all’oscuro di tutto e non era stato contattato da Sony per l’autorizzazione all’utilizzo o alla citazione delle opere originali.
Nel decreto la giudice ci tiene a rimarcare di non voler escludere la commercializzazione della musica, ma solo delle opere secondo lei citate. Essendo però l’album nel suo progetto grafico, inscindibile dal suo “involucro”, ne ha ordinato la sospensione della vendita da tutti i negozi e dalle piattaforme online per l’urgenza di “impedire la propagazione dell’illecito”.
Tutto questo almeno fino all’udienza del prossimo 27 giugno, dove Sony potrà opporsi al provvedimento che il tribunale ha adottato ieri senza contraddittorio.

Ma il blocco delle vendite in Italia potrebbe avere ripercussioni sulla distribuzione dell’album anche nel resto del mondo: infatti, in base alla Convenzione di Basilea sul diritto d’autore, la stessa causa potrebbe essere intentata in altri paesi, qualora il Tribunale di Milano dovesse dar ragione ad Isgrò.
Ma proprio nell’ultima frase del decreto della giudice si lascia una porta aperta a Sony in vista dell’udienza del 27 giugno, invitandola a “dare atto, nella memoria di costituzione della eventuale disponibilità a una composizione bonaria”.

Ma, per dirla alla Marzullo, una domanda sorge spontanea: è vero plagio?
Forse la giudice e i due civilisti che hanno avanzato il ricorso non sono a conoscenza della cosiddetta found poetry, ovvero un tipo di poesia che consiste nel prendere parole frasi e a volte interi passaggi da altre fonti e rimetterli insieme sotto forma di poesia, come in una sorta di collage, cambiando spazi, aggiungendo o cancellando testo, arrivando a dare un nuovo significato.
Basta una rapidissima ricerca su Google per trovare degli esempi di questa nuova forma di poesia (i primi esempi sono datati 2003) e confrontarli sia con le opere di Isgrò che con la copertina dell’album di Waters.

Qui sotto potete trovare una galleria con la copertina del disco, le opere citate di Emilio Isgrò e alcuni esempi di found poetry.
Secondo voi è un plagio o un abbaglio del giudice, magari non a conoscenza di questa nuova corrente poetica?

 

 

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