Cinquanta anni fa Jimi Hendrix scrisse una pagina enorme della storia del rock, incendiando sul palco del Monterey International Pop Festival la sua Fender Stratocaster.
Attiviamo la macchina del tempo e torniamo al 18 giugno del 1967: siamo negli Stati Uniti, in California, nella cittadina di Monterey. Va in scena la terza giornata di uno dei primi raduni della cultura hippie: è la lunga estate dell’amore. Hendrix, che ha appena pubblicato il suo album di debutto con gli Experience, è ancora poco conosciuto, ma con un gesto entra nella storia, incendiando per la prima volta la sua chitarra, come uno stregone alle prese con un rito voodoo.
E pensare che su questo palco si è potuto esibire grazie all’insistenza di Paul McCartney, che volle fortemente il chitarrista, ritenuto «an absolute ace on the guitar». Paul infatti era rimasto fulminato dalla sua performance al Saville Theatre di Londra di due settimane prima (in cui si cimentò anche in una cover di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band).
Introdotto sul palco da Brian Jones, Hendrix inizia il concerto suonando Killing Floor, seguita da Hey Joe, e alcune cover come Rock Me Baby e Like a Rolling Stone. Poi è la volta di Foxy Lady, Can You See Me, The Wind Cries Mary e Purple Haze. A questo punto arriva la distruzione, quella che da tutti sarà considerata la ciliegina sulla torta della sua performance: quando è il momento di eseguire l’ultimo brano in scaletta, Wild Thing, decide di “sacrificare” la sua Fender.
Ed Caraeff, un giovane fotografo diciassettenne era tra il pubblico: non aveva mai visto Hendrix né conosceva la sua musica, ma nel momento in cui il chitarrista dà fuoco alla chitarra lo immortalerà con uno scatto leggendario, destinato a diventare uno dei più iconici della storia del rock.
Il live di Jimi Hendrix e degli Experience è stato sicuramente la performance più potente del festival: in 40 minuti Hendrix ha sollecitato al massimo la sua chitarra, mimando rapporti sessuali, suonandola con i denti e dietro la schiena. E poi dopo averle dato fuoco con il liquido per accendini la scaraventa contro il palco e gli amplificatori, ottenendo suoni infernali e primitivi.
L’esibizione di Hendrix venne ripresa dal regista D.A. Pennebaker e sarà inserita nel documentario ufficiale Monterey Pop che diede un grande contributo ad alimentare la “fiamma”, è proprio il caso di dirlo, di Jimi Hendrix negli Stati Uniti e nel mondo.
Curioso poi il motivo che ha spinto Hendrix al “sacrificio” della chitarra: James Wright, uno dei manager della sua etichetta, ha spiegato al quotidiano britannico Metro che Jimi decise di dare fuoco alla Strat solamente per fare qualcosa di più eclatante di Pete Townshend degli Who, che aveva distrutto il suo strumento poco prima dello show di Hendrix. «Voleva fare meglio di Townshend, e chiese se qualcuno del pubblico aveva da accendere… tra l’altro quella era la sua chitarra preferita e non l’avrebbe mai voluta rovinare». Infatti quella che bruciò non fu la sua preferita, ma un modello simile, che imbracciò soltanto all’ultimo momento.
Una chitarra, comunque, che entrerà nella storia: nel 1997, grazie a una collaborazione tra Fender Musical Instruments e la Experience Hendrix, LLC (controllata dalla famiglia Hendrix), è stato prodotto un modello di chitarra ispirato a quello di Monterey.
Quella serata, che oggi compie mezzo secolo, Hendrix la ricorderà con queste parole: «Mi è sembrato che stessimo riuscendo a infiammare il mondo intero (…) Così ho deciso di distruggere la chitarra alla fine della canzone. Come forma di sacrificio. Si sacrificano le cose che si amano. Io amo la mia chitarra».
SCALETTA CONCERTO
1.Killing Floor
2.Foxy Lady
3.Like a Rolling Stone
4.Rock Me Baby(B.B. King cover)
5.Hey Joe
6.Can You See Me
7.The Wind Cries Mary
8.Purple Haze
9.Wild Thing
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