Glory. Un racconto morale

La tragica storia del ferroviere che restituì un tesoro e perse un orologio

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Glory
di Kristina Grozeva, Petar Valchanov
con Stefan Denolyubov, Margita Gosheva, Ana Bratoeva, Stanislav Ganchev, Mira Iskarova
Voto 7

È una tragedia ma ti viene da ridere. Il due Grozeva_Valchanov ci aveva già dato un film per certi versi analogo: Lesson, dove alla stessa protagonista di Glory, Margita Gosheva, veniva impartita una lezione di onestà nella vita mentre cercava di impartirne una lei a scuola. Lo stessa simmetria pervade Glory. Siamo in Bulgaria: in un grottesco sarcastico, un poverissimo ferroviere balbuziente trova un tesoro in banconote tra i binari e lo restituisce. La capa delle pubbliche relazioni del ministero dei trasporti (donna terribile che vuole un figlio in provetta e incarna tutto il peggio della nuova classe dirigente “moderna”) usa il caso del ferroviere onesto per nascondere una grossa magagna politica. Purtroppo, quando il ministro premia l’eroe con un pessimo orologio di plastica, viene smarrito l’orologio che il ferroviere aveva avuto con dedica dal padre. L’eroe lo rivuole, protesta, sbatte sul muro  della burocrazia e involontariamente scatena una guerra per bande mediatica (e non solo) di cui non sarà l’unica vittima. La metafora è quella che il potere è così corrotto e stupido da mutilarsi involontariamente. Glory è la sarcastica marca dell’orologio, in originale Slava (anche l’orologio…)

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