Ricordo di Gastone Moschin 5 cult in 35 mm

Dal 30 settembre al 28 ottobre allo Spazio Oberdan appuntamento con Gastone Moschin, un volto indimenticabile

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Il gangster Ugo Piazza di Milano calibro 9, il mafioso don Fanucci di Il padrino – parte II, l’architetto Rambaldo Melandri di Amici miei, il timido ragionier Osvaldo Bisigato di Signore & signori, sono solo alcuni dei numerosi personaggi portati sul grande schermo da Gastone Moschin scomparso lo scorso 4 settembre. Nato l’8 giugno 1929 a San Giovanni Lupatoto (Verona), l’attore alto, massiccio e dalla voce profonda matura una solida formazione teatrale prima allo Stabile di Genova e poi al Piccolo Teatro di Milano. Debutta nel cinema con L’ audace colpo dei soliti ignoti, 1959 dimostrando il suo talento e la sua versatilità nell’interpretare ruoli drammatici, grotteschi, comici diventando presto uno dei caratteristi più amati del nostro cinema. Definizione che in realtà gli è sempre stata stretta perché come lui stesso affermava “non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori”. L’omaggio dello Spazio Oberdan comprende quattro titoli tra i meno famosi della sua carriera: Che gioia vivere,1961 diretto da René Clement con Alain Deloin protagonista (Moschin è nei panni di un prete) che apre la breve rassegna il 30 settembre alle ore 17. Segue alle ore 15 del 7 ottobre 7 volte 7 del 1968 di Michele Lupo, storia di sei detenuti che fuggono da un carcere londinese per rubare il ruolo di carta filigranata della Zecca. Il 15 ottobre ore 15 è la volta di Italian secret service, ancora del ’68, per la regia del bravo Luigi Comencini, una divertente spy story mischiata alla commedia all’italiana. Il 20 ottobre alle ore 17 si vedrà Il successo, 1963 di Mauro Morazzi e Dino Risi, un film che ha tentato invano di ripetere la fortuna di Il sorpasso, capolavoro dello stesso Risi. Dopo la proiezione alle ore 18,45 vi sarà l’approfondimento sulla figura dell’attore a cura  di Roberto Della Torre, Archivista della Fondazione Cineteca Italiana. Il quinto film in programma il 28 ottobre ore 17 è invece il mitico Milano calibro 9 tratto dal romanzo Stazione Centrale ammazzare subito di Giorgio Scerbanenco diretto dal regista Fernando Di Leo, autore anche del soggetto insieme allo stesso Scerbanenco. Moschin è memorabile nei panni di Ugo Piazza, un gangster triste e solo uscito di prigione dopo tre anni scontati per una rapina. Ad aspettarlo vi sono i suoi complici che lo accusano di aver sottratto 300.000 dollari del colpo e gli danno la caccia per la metropoli lombarda tra sparatorie e inseguimenti. Un film culto amatissimo dagli appassionati del genere che ha mantenuto a distanza di anni tutto il suo fascino. Curiosa la contrapposizione tra il commissario di vecchio stampo (Frank Wolf) e quello più aperto e democratico (Luigi Pistilli).

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

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