Songs of Experience degli U2 è un disco potente. Bono ci lascia il suo “testamento”

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Songs of Experience
Foto di Anton Corbjin

Gli U2 sono tornati con Songs of Experience, tre anni e qualche mese dopo la pubblicazione di Songs of Innocence, l’album a cui seguì il tour indoor nel 2015. Già dopo il primo ascolto si resta colpiti dalla sua forza: Songs of Experience è un disco bellissimo, sincero, piacevole, splendidamente prodotto ed arrangiato. Allo stesso tempo offre molti spunti di riflessione, grazie ai versi di un Bono davvero ispirato, su quanto è amara la vita, vista con gli occhi di chi sognava di cambiare il mondo, o almeno migliorarlo, ma non ci è riuscito.

Songs of ExperienceSongs of Experience è un album legato a filo doppio al “gemello” del 2014: se in Songs of Innocence Bono, The Edge, Adam e Larry riflettevano sui tempi dell’innocenza, degli inizi degli U2, dell’incontro di Bono con Ali, dell’Irlanda degli anni ‘70, ora la band irlandese chiude il cerchio, raccontandoci in 13 canzoni (14 considerato l’inedito nell’edizione deluxe) la loro visione della vita, privata e pubblica, con molti riferimenti a cosa sta succedendo nel mondo.

Il tutto visto con gli occhi di Bono, 57enne, padre di 4 figli, leader di una band ormai consacrata, dopo oltre 40 anni di carriera, e attivista da sempre impegnato sul fronte sociale e politico. Ma il racconto che ci offre Bono, oggi, è un racconto di un uomo stanco, affranto dalle vicende della vita, e che ha visto la morte da vicino: i vari componenti degli U2 hanno raccontato che negli ultimi mesi (non specificando quando, probabilmente nel 2016), Bono ha avuto un “grande spavento”. Non sono entrati nei dettagli di cosa si trattasse, ma questo ha convinto la band a far slittare l’uscita di Songs of Experience a fine 2017. Questo ritardo ha indotto Bono a scrivere i testi come se fossero gli ultimi, lasciando alla moglie, ai figli, ai fan e agli amici più cari, una sorta di “testamento”.

Fortunatamente, il cantante degli U2 sta bene, infatti la band ha concluso da poco il tour celebrativo dei 30 anni di The Joshua Tree. Ma forse anche grazie a questo “plus” Songs of Experience è un gioiello destinato a restare scolpito non solo nella discografia degli U2, ma nella memoria di tutti noi.

Il tema della morte porta Bono ad essere dubbioso sul suo operato da uomo, da artista e da attivista, facendolo riflettere sul suo rapporto con la religione (non accadeva da Pop, uscito vent’anni fa).
Il cantante degli U2 inizia la sua riflessione sulla morte, e sulla vita, già nella prima canzone, l’eterea, Love Is All We Have Left. Nella successiva Lights of Home (canzone aperta dal riff di My Song 5 delle HAIM, che partecipano ai cori) troviamo il primo importante parallelo con Songs of Innocence (e più precisamente con Iris).
Con You’re The Best Thing About Me, pubblicata come singolo il 6 settembre, Bono omaggia una delle poche certezze che gli sono rimaste, la moglie Ali, domandandosi perché mai dovrebbe rinunciare a lei.

Songs of Experience
Foto di Anton Corbjin

Get Out Of Your Own Way, già rilasciata qualche settimana fa, è la prima lettera di Bono: la indirizza alle figlie. Il cantante degli U2 le esorta a credere nei propri ideali, convinto che il potere delle donne sarà di grande aiuto per condurre gli “schiavi alla terra promessa“. Alla fine del brano compare Kendrick Lamar, che proprio ieri ha ricevuto ben 7 nomination ai Grammy: legge, riadattandolo sulla figura di Trump, un estratto dal Vangelo di Matteo e prosegue aprendo American Soul, uno dei brani più politici dell’intero album (qui il richiamo è a Volcano, sesta traccia di Songs of Innocence).

Cambia bruscamente il sound nella successiva Summer of Love, uno dei brani più belli del disco, arricchito dalla voce di Lady Gaga ai cori. Qui Bono affronta uno degli argomenti che gli stanno più a cuore, quello dei rifugiati. Lo stesso tema caratterizza anche Red Flag Day, brano che regala emozioni davvero forti, grazie anche a versi crudi e drammatici come “So many lost in the sea last night”.

In The Showman (Little More Better) Bono parla ai suoi fan, non lesinandosi critiche e un briciolo di autoironia sul suo ruolo di rockstar. Il brano, caratterizzato da una melodia veloce di beatlesiana memoria, precede quella che è la vera perla di Songs of ExperienceThe Little Things That Give You Away. La nona traccia di Songs of Experience vede The Edge assolutamente protagonista, e Bono mette a nudo le sue riflessioni, ammettendo le sue contraddizioni e paure, giungendo a una conclusione tranchant: l’innocenza è ormai perduta.

Il brano, usato per chiudere alcuni concerti del The Joshua Tree Tour 2017, anticipa un’altra canzone davvero bella, Landlady, dove Bono omaggia nuovamente la sua Ali: nel testo richiama le onde di Every Breaking Wave dell’album Songs of Innocence.

The Blackout, anch’essa diffusa anticipatamente dagli U2 da diverse settimane, è il brano più vicino al sound anni ‘90 della band irlandese: qui è il tema politico a prevalere, assieme a quello delle luci e dell’oscurità.

Cambia nuovamente il mood con Love is Bigger than Anything in Its Way, altro pezzo notevole, dove Bono omaggia l’amore e la famiglia, citando anche Killiney in un’altra lettera indirizzata ai figli.

Chiude l’album la bellissima 13 (There Is A Light), una sorta di “testamento”, in cui Bono invita i propri figli a mantenere la purezza del “bambino” nonostante le asprezze e le oscurità del mondo. La sua è una riflessione amara, resa ancora più forte dal richiamo a Song For Someone, quarta traccia di Songs of Innocence. Il tutto è reso ancora più struggente da questi versi: “And this is a song / A song for someone / This is a song / A song for someone / Someone like me”.

Esiste anche una quattordicesima canzone, il gioiello finale di Songs of Experience, Book of Your Heart inserita nell’edizione deluxe dell’album, dove Bono canta con grande intensità: “Non ci apparteniamo, scegliamo solo di amarci”.

Songs of Experience
Foto di Anton Corbijn

13 COMMENTI

  1. Perche parlare sempre benissimo..di un solito disco..che esce dopo I soliti tre anni dall ultima debole uscita..di un gruppo popolarissimo..e che ha una storia lunga..ma che fin dal primo disco..nonha mai inventato nulla..anzi appena ha potuto si e rifugiato nella su a zona comfort..tenendo sempre desta..l attenzione..su di se da un cantante ..che per un lungo periodo ..non ga tenuto la lingua a bada su qualsiasi..argomento..e con la sua presenza..era diventato come il prezzemolo..tra l atro ..non sprigionando neanche quella gran simpatia…
    Io la penultima uscita ..lo ascoltata una volta..non ci torno mai sopra ..per me gli U2..sono fermi ad Achtung Baby…dopo io non mi ricordo una canzine una..qualcosa vorra pur dirla..insoma sehnalate anche I pezzi solo cosi cosi di Song of Expirience…cosi faccio..che skipparli subito…grazie e buon lavoro

    • Commento più insulso non ci poteva essere. Visto che ci sei fatti anche un corso d’italiano, che ne hai parecchio bisogno.

    • Flavio la recensione parla di tutto l’album, ed è l’opinione di chi l’ha scritta, anche la mia tra l’altro. La tua opinione è solo tua, la rispetto in quanto tale, ma dissento. Se non ricordi una canzone degli U2 dopo Achtung Baby evidentemente hai ascoltato male da Zooropa in poi. Buon skip!

      • Infatti…non capiscono che album come Achtung Baby non possono esserci ogni anno, sono grandiosi perchè unici.Anzi gli U2 sono da apprezzare visto che provano a far altro cercando di raggiungere ogni volta la vetta. In ogni caso mi sembrano che fanno sempre quantomeno album molto interessanti e di eccezionale qualità!poi non possono piacere a tutti, anche se certe critiche le vedo come un misto tra invidia,ingnoranza e nostalgia (per gli album che furono…)
        Non mi sembra che altri artisti producano ogni volta album eccezionali.

        • hai perfettamente ragione. Il problema di tanta gente, e di tanti media, che gli stanno sulle palle gli U2 e Bono. La discografia degli U2 è talmente etereogenea che possiamo senza dubbi affermare che non hanno mai fatto “gli U2”. Songs of Experience dimostra quanta voglia e classe ancora hanno..

    • se tu non apprezzi la bellezza di un pezzo come book of your heart, allora credo che il tuo cervello sia fermo al 1990 …non gli U2 😉

  2. Angelo ha riassunto perfettamente: VOGLIA E CLASSE!!!!! È un album strepitoso e spiazzante……chi critica non lo ha ascoltato. Oltretutto sto eterno pippone che Achtung Baby e Joshua Tree non li scriveranno più…..capite che scrivere a 30 ed a 60 son due cose diverse?? Se siete prevenuti ascoltate altro

  3. Ci risiamo: esce un disco degli U2 e tutti si aspettano il “nuovo AchtungBaby”. Poi però, esce il 97mo album identico dei Rolling Stones e nessuno rompe i coglioni. E mo’ basta! Non vi piacciono gli U2? Non ci interessa. Lasciateci in pace a non capire niente di musica. Love is blindness.

  4. Bellissimo album, recensito bene da un mondo anglosassone che ha dalla sua parte anche il fatto che parla inglese. L’album finisce al primo posto in America….E in Italia? Alcuni critici musicali nostrani non posso capirlo…

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