Intervista a Max Gazzè: “In Cristalda e Pizzomunno c’è anche un po’ di Lucio Dalla”

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@Rai

Max Gazzè è l’unico, insieme a Ron, ad essere sempre stato, in ogni serata e con ogni tipo di giuria, nella fascia blu della classifica del Festival di Sanremo e rientra quindi di diritto tra i favoriti per la vittoria finale.
L’abbiamo incontrato a poche ore dall’ultima serata del Festival per farci raccontare la bellissima canzone che porta quest’anno sul palco dell’Ariston, ovvero La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, che comunque gli è già valsa un premio di tutto rispetto, ovvero il conferimento della cittadinanza onoraria di Vieste.
Durante l’intervista Max ci ha anche svelato un curioso aneddoto sulla leggenda diventata canzone e su Lucio Dalla, oltre ad aver parlato del suo nuovo album Alchemaya e del tour alle porte.

Come e quando sei venuto a conoscenza della leggenda di Cristalda e Pizzomunno?
Mio fratello mi ha fatto leggere il testo che aveva scritto e di conseguenza sono andato ad informarmi, e quando ho letto la storia di Cristalda e Pizzomunno sono rimasto colpito, perchè comunque è una bella storia d’amore, una bella leggenda e quindi da lì è nata la canzone.

Anche tu come i protagonisti della leggenda saresti disposto ad aspettare così a lungo il vero amore?
Questa è una storia che va oltre il tempo, ma se si potesse aspettare cento anni per incontrare la persona che ama, secondo me penso proprio di sì, perchè la forza dell’amore va oltre. Chissà in che condizioni loro, Cristalda e Pizzomunno, vivono il tempo e vivono quest’attesa. Magari possono semplicemente conteplare il procedere del tempo e in questo tempo trovare una collocazione. Magari un monolite di calcare non ha lo stesso tempo che abbiamo noi organismi biologici.

Rispetto alle canzoni che hai portato a Sanremo negli anni passati questa è molto diversa: poco radiofonica e forse la tua prima davvero “sanremese”.
Infatti questo brano è suonata interamente con l’orchestra sinfonica, come quelli di una volta, mentre adesso se vogliamo sono gli altri che non rispettano la tradizione sanremese mettendo la cassa elettronica in quattro, i sequencer e le parti registrate. Io non è che non sappia fare queste cose, visto che negli ultimi anni ho fatto solo cassa in quattro e pezzi ultraradiofonici, ma per una volta vengo al Festival proponendo una cosa addirittura più sanremese di Sanremo stesso.

E forse per questo tutte le sere sei finito in fascia blu in clasifica, e stasera avrai sicuramente tutta la città di Vieste pronta a spingerti col televoto.
Io me lo auguro, perchè comunque sono felicissimo di quello che hanno fatto per me gli amici di Vieste, sono anche arrivati qui con una delegazione di persone per ringraziarmi. Oltretutto io ho un rapporto meraviglioso con la Puglia, per cui sono felicissimo di ricevere questa onorificenza della cittadinanza onoraria, quindi appena finito Sanremo andrò lì e cercheremo di fare una bella festa per celebrare questa canzone e l’esportazione presso il grande pubblico di questa storia così bella. Oltretutto mi hanno raccontato una cosa straordinaria, e cioè che Lucio Dalla era solito andare alla spiaggia di Vieste, di fronte al Pizzomunno, ed era talmente innamorato di questa leggenda che disse “un giorno scriverò una canzone su questa bellissima storia”. Io non sapevo nulla di questa cosa, me l’hanno detto ieri, e quindi c’è ancora un po’ più di Dalla in tutto questo. Io provo un grande affetto per Lucio, la sua perdita è stata una grande sofferenza, ma il patrimonio emotivo che ci ha lasciato continuerà a vivere oltre il tempo.

Nonostante tu spazi tra tanti generi musicali diversi, il tuo stile riesce a rimanere sempre inconfondibile.
Perchè canto male (ride, ndr). Non lo so, penso che sia proprio un modo di cantare le cose o di strutturare le armonie, o magari la collocazione della melodia in un certo modo, così come un testo che ha assonanze o certe rime. E’ come quando ascolti le prime note della canzone di Ron e riconosci immediatamente lo stile di Lucio Dalla, per cui spesso c’è una caratteristica in un artista che magari chi è più attento è in grado di riconoscere.

Nel tuo album Alchemaya racconti una versione alternativa della creazione e stranamente, rispetto all’andamento classico del mercato discografico, in questo caso è nato prima il tour e poi il disco.
Alchemaya è un progetto nato perchè volevo portare in teatro l’orchestra sinfonica e una narrazione che avesse un’ambientazione teatrale, quindi un’opera eseguita in teatro e di cui poi avrei successivamente inciso il disco. Non era mia intenzione venire a Sanremo con un brano inedito e quindi presentare qui questo progetto, che si scosta un po’ dalla mia discografia precedente. Diciamo che con questa partecipazione al Festival e la pubblicazione del disco per me si chiude il progetto Alchemaya, con una coda che sarà fatta di incontri con il pubblico negli instore e un tour estivo, però non ho ambizione di far uscire dei singoli o di fare un percorso radiofonico coi brani di questo album, che è quindi destinato a rimanere un disco per i cultori di un certo tipo di musica. Sicuramente lo consiglierei a qualcuno che fa un viaggio in macchina e vuole sentire della musica che lo possa accompagnare e che abbia un senso, un colore: un consiglio che posso dare è di mettere su Alchemaya, ascoltarsi l’orchestra sinfonica, e spendere un’ora del proprio tempo così.

Com’è stato lavorare con Ricky Tognazzi nel tour teatrale di Alchemaya? Prenderà parte anche al prossimo tour?
Con Ricky abbiamo un bellissimo rapporto ed è stato molto bravo nell’interpretare questo ruolo di narratore durante lo spettacolo. Nel disco ho preferito farlo io per una questione di narrazione, con una voce un po’ modificata. Quando faremo i concerti quest’estate sicuramente avrò il piacere di richiamarlo.

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