Gino Castaldo è, senza ombra di dubbio, una delle firme più importanti del giornalismo musicale italiano. Il suo ultimo libro, Il romanzo della canzone italiana, nasce da una premessa particolare: «Ma il Novecento, non è stato forse il secolo della canzone? Se provassimo a mettere qualche migliaio di canzoni in fila una dopo l’altra, in ordine cronologico, otterremmo il più esauriente, variopinto, veritiero romanzo del Novecento, quantomeno quello che ne racconta meglio l’educazione sentimentale».
Una premessa sicuramente ambiziosa, che forse non riesce ad essere soddisfatta in pieno durante la lettura, ma che comunque riesce a delineare uno spaccato dell’evoluzione della canzone italiana, e dei gusti degli italiani, negli ultimi 50 anni del Novecento.
Quel che convince maggiormente è che non si tratta di un mero elenco di canzoni, ma, esattamente come dice il titolo, di un vero romanzo, con un suo sviluppo, un’evoluzione ed una ovvia conclusione.
Un racconto che ha una data d’inizio precisa: il primo febbraio 1958 quando Domenico Modugno cambiò totalmente le regole della canzone italiana cantando al Festival di Sanremo Volare e che, giustamente, termina con l’avvento del nuovo millennio.
In mezzo tanti artisti, tante promesse mancate, tante rivoluzioni, tante canzoni, ma sopratutto tanti versi, perché sono le parole il mezzo che meglio riesce a spiegare l’evoluzione della canzone.
Estremamente interessante ad esempio, è il capitolo dedicato a Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini, per merito della trascrizione di una chiacchierata avvenuta in una notte del 1976 durante una trasmissione radiofonica di Cantù, nella quale Guccini raccontò la genesi di uno dei suoi brani più famosi, Incontro, ed analizzò verso per verso gran parte della canzone. Il modo migliore per far capire il grande lavoro che c’è dietro ogni singola parola di una canzone, ed anche la genialità ed il talento che alcuni cantautori hanno avuto.
Il romanzo della canzone italiana è un libro che si legge con piacere, completo e lineare, che riesce, nelle sue 372 pagine, a far emergere un vero e proprio spaccato della cultura italiana e dell’evoluzione (non sempre positiva) che ha avuto questo Paese.