Dal 28 marzo all’8 aprile allo Spazio Oberdan Cineteca Italiana Milano omaggio al grande regista italiano con dieci lungometraggi
“Vieni avanti Maramaldo” dice scherzosamente Pietro Germi all’amico e collega Mario Monicelli che è andato a trovarlo a casa sua. Gravemente malato il regista vuole lasciargli in eredità un progetto cinematografico a lui caro. È il copione di Amici miei che Germi non potrà mai vedere realizzato poichè morirà di lì a poco, il dicembre 1975, a soli sessant’ anni. Nato a Genova il 14 dicembre 1914 dopo aver frequentato l’Istituto Nautico, ma senza grande profitto, si trasferisce giovanissimo a Roma per realizzare un suo sogno cullato da sempre, entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia. Dopo un tirocinio come attore e aiuto regista di Alessandro Blasetti nel 1946 esordisce brillantemente dietro la macchina da presa con Il testimone mettendo in rilievo una capacità di esprimere un realismo efficace e spettacolare. Seguono poi Gioventù perduta del 1948, un thriller inquietante sulla criminalità giovanile, e In nome della legge, 1949 (martedì 3 aprile ore 17), una sorta di western, protagonista un magistrato tenace e combattivo in lotta contro la mafia e Il cammino della speranza, 1950 (venerdì 30 marzo ore 17), tre Nastri d’argento vinti da questo commovente road-movie incentrato su un gruppo di contadini meridionali in viaggio verso la Francia, la terra promessa. Dopo La presidentessa del 1952 (venerdì 6 aprile ore 17) tratto dall’omonima pochade di Maurice Hennequin e Pierre Veber, Germi cambia registro e passa al melodramma con Il ferroviere, 1956 (lunedì 2 aprile ore 17) e L’ uomo di paglia, 1958 (mercoledì 28 marzo ore 17), due vigorosi ritratti di uomini proletari in crisi che lo faranno entrare in rotta di collisione con la critica di sinistra. Nel 1959 firma un poliziesco di alta classe stimato da molti colleghi stranieri, Un maledetto imbroglio (sabato 31 marzo ore 15), tratto dal romanzo di Gadda Quel pasticciaccio brutto de via Merulana. Nel ’61 Sedotta e abbandonata (sabato 7 aprile ore16,45), una satira di costume interpretata dalla giovane e splendente Stefania Sandrelli fa conoscere il regista a livello internazionale e nel ’65 Signore e Signori (mercoledì 4 aprile ore 19) è ancora un ritratto sociologico, questa volta sulla vita di provincia perbenista e ipocrita, vincitore ex equo della Palma d’oro a Cannes come miglior film. Nel ’67 Germi dirige L’ immorale (domenica 8 aprile ore 15), storia di un bigamo nell’Italia degli anni Sessanta. Burbero, scontroso, ma di un’onestà intellettuale infinita, Pietro Germi è stato un autore cinematografico capace di colpire con la sua satira i difetti e i mali della società italiana. Il suo cinismo, il suo sarcasmo, la sua amarezza, ma anche la sua determinazione nell’esaltare i sentimenti semplici rimangono impressi nei suoi film ancora così tanto amati.