Cristina Scabbia: “La cosa importante è essere me stessa”

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Reload Sound Festival

Giovedì sera è andata in onda la seconda parte delle Blind Audition di The Voice, il talent di Rai 2 condotto da Costantino della Gherardesca. E se, come detto già la scorsa settimana i protagonisti restano i coach, fra le novità (poche) di questa edizione spicca lei: Cristina Scabbia, affascinante e talentuosa cantante del gruppo metal Lacuna Coil. Una carriera che l’ha portata soprattutto all’estero, dato il genere da lei amato e cantato, ma che le ha permesso di creare in più di 20 anni un rapporto di fiducia con i fan italiani e di essere punto di riferimento per le cantanti metal arrivate dopo di lei. A The Voice lei porta se stessa, con il suo look dark che stride (appositamente) con la dolcezza che ritroviamo ascoltandola commentare le varie performance.

Abbiamo avuto modo di fare quattro piacevolissime chiacchiere con lei, e  scoperto diverse cose interessanti, soprattutto sul suo mondo metal.

Iniziamo con una piccola parentesi che mi interessa molto. La tua attenzione alla pronuncia inglese di chi canta sul palco di The Voice.

Sto cercando di trasmettere ai talenti che ci passano davanti quello che praticamente ho vissuto io come esperienza in questi anni di carriera ed è una cosa importante. Insomma, se uno decide di cantare in inglese deve cercare di cantare al meglio delle possibilità, deve fare attenzione, altrimenti uno non capisce cosa dici. Quindi che senso ha? In Italia siamo  abituati che l’inglese debba suonare bene solo come suono delle parole, in realtà ovviamente come in tutte le lingue c’è un significato dietro. Quindi nel momento in cui si pensa di espandere la carriera e una tua canzone esce dai confini italiani, nessuno capisce niente se non si scandiscono le parole. Non si tratta di essere perfetti, ma lavorare con rispetto.

Tu infatti hai una carriera internazionale, soprattutto in relazione al genere che hai sempre cantato. Quindi il tuo approccio è sicuramente diverso, proprio per quanto riguarda la produzione stessa della musica.

Penso di sì. Non lo voglio dire con supponenza, già in questi giorni ho visto che i social si sono scatenati al di là di quelli che non mi conoscevano che, voglio dire, trovo che sia una cosa assolutamente normale che il pubblico di Rai 2 o l’Italia in generale non conosca una band come la nostra. Però non vorrei che questo messaggio, ovvero il fatto che io sia più “internazionale” degli altri, venga visto come una “sboronata”, come diciamo noi. Ovvero, non vuol dire che mi sento più figa degli altri, significa semplicemente che non soltanto ho fatto concerti all’estero, ma ho veramente contatti, insieme al mio gruppo, i Lacuna Coil, con fan stranieri. Non suoniamo davanti agli italiani all’estero, dicono che “vendiamo agli americani”, per riassumere la cosa.  Meglio entrare in punta di piedi e farsi conoscere, piuttosto che fare casino. Non ho bisogno di urlare in quel senso, io urlo in un altro modo. Mi sono chiesta più volte come approcciare a questa nuova esperienza, e la risposta è stata semplicemente essere il più naturale possibile. La responsabilità la senti. Senti la responsabilità della scelta, ti dà fastidio se non scelgono te. Emotivamente è una cosa molto forte. Però appunto mi sono detta che la cosa più semplice è essere me stessa, perché nel momento in cui lo sono non posso sbagliare.

Parlando proprio della tua nuova esperienza televisiva, cosa ti ha portato a The Voice?

La cosa principale è stata la curiosità. Nel senso che io sono una che ci deve mettere sempre le mani. Tanti parlano dei talent, si lamentano, sono contro o pro, ma pochi hanno la possibilità di viverli dall’interno per davvero, capire alcuni meccanismi che si verificano all’interno di questo tipo di programmi. Quindi, quale modo migliore di capire se veramente ci sbatto la testa, se veramente ci partecipo dal di dentro fisicamente, mentalmente, psicologicamente. E poi ci ho ragionato e mi sembrava una scelta talmente trasversale che era rock and roll. Per me non era rock and roll dire di no, perché era la cosa che si aspettavano tutti. Quindi mi sono detta “Voglio fare questa esperienza”. Mi voglio divertire, sto conoscendo persone bellissime, mi sto emozionando da matti perché comunque sono una persona molto empatica.

Ti sei anche commossa effettivamente…”la metallara cuore di panna”, come ha detto Renga.

Io mi commuovo tanto e sì, ho letto “la metallara dal cuore di panna” . Mi fa molto ridere perché in realtà  lo dice con affetto e mi fa molto piacere. Noi metallari abbiamo questa immagine dei cattivoni che grugniscono e in realtà non è assolutamente così, ci emozioniamo anche noi. Abbiamo le palle quadre, però se c’è qualcosa che ci piace lo prendiamo proprio con serietà e col cuore, e ci lasciamo trasportare.

Tu stessa ne hai parlato molte volte dei pregiudizi che ci sono rispetto al metal. Sappiamo bene, invece,  che ci sono dei musicisti bravissimi e voci belle come la tua. Credi che la tua presenza in un programma così “mainstream”, popolare, possa cambiare le cose? Dare un senso diverso al genere che tu porti in giro da sempre?

Sicuramente la mia presenza porta più alla luce un genere che alcuni non conoscono. Detto questo, non ho la pretesa di convincere gli italiani ad amare spassionatamente il metal se non lo hanno mai ascoltato o se a loro non piace. A me interessa solo far capire che comunque la comunità metal esiste, che all’estero è rispettata alla pari degli altri generi musicali. Poi può piacerti, non piacerti, ci sono diverse sfaccettature del metal. Il metal non è solo quello tirato, non è solo quello dei chitarroni violenti. C’è anche il metal epico, il metal melodico, coinvolgente. I cantanti sono quasi sempre anche “puliti”, possono piacere agli italiani. Gli italiani che non conoscono il metal pensano che sia rumore, in reaktà non è assolutamente così.  A me basta far capire che c’è altro. Poi non ho né la pretesa di cambiare i loro gusti, né di trasferire i gusti di Cristina sui talenti, perché è giusto che io li valorizzi per quelli che sono, non avrebbe senso creare dei “mini Cristina” o delle “mini Cristina” perché devo farmi vedere io come personaggio. Io la mia carriera ce l’ho, so chi sono, loro dovrebbero farsi la lor o comunque crescere come cantanti ma in maniera personale. Io devo solo trasferire quello che ho imparato, dire secondo me cosa dovrebbero fare per migliorare un po’ tutto, la pronuncia, i lanci nelle canzoni, l’intensità. Io dico sempre che devono cantare con il cuore perché molti stanno attenti alla tecnica, arrivano convinti che facendo sentire l’intonazione perfetta e le note perfette conquistino. Invece in realtà a volte risultano freddi. Quindi sto cercando di far capire questa cosa, dicendo loro di credere in quello che stanno cantando attraverso i testi, magari di dimenticare la tecnica e aggiungerci un po’ di emotività. Questo è il mio punto di vista e sto cercando di passarlo, ovviamente penso che gli altri coach abbiano delle caratteristiche diverse e daranno insegnamenti diversi.

Che feedback hai avuto dai tuoi fan in merito a questa esperienza?

Devo dire che i fan proprio quelli sfegatati sono stati subito d’accordo con la mia scelta perché hanno capito il perché l’ho fatta. Hanno capito che la cosa non mi cambierà perché io ho ben chiaro il mio futuro che non sarà per forza fare televisione. Questo è un passaggio che mi serve per crescere come artista e ritornerò sul palco con i Lacuna Coil parallelamente a questa scelta. Quindi quella fetta che potrebbe pensare che io cambi sapeva già che non sarebbe successo. I detrattori, purtroppo, come capita sempre quando si prende una scelta importante ci sono sempre. Io ascolto anche loro se la critica è intelligente e costruttiva. Se si ferma solo a “venduta” veramente mi scivola addosso e dico “ma chissenefrega”. Poi ovviamente le critiche sono quelle che colpiscono di più rispetto ai complimenti ma devo dire che la stragrande maggioranza sono complimenti e approvazione.

A proposito dei fan, lo scorso dicembre hai scritto sulla tua pagina facebook un post molto bello raccontando di un 2017 alquanto particolare. Cosa ti ha spinto a condividere delle cose molto delicate e personali della tua vita con chi ti segue? Ti è stato di aiuto?

Io non parlo molto spesso della mia vita privata, nel senso che sono attivissima sui social, non ho nessun problema ad espormi in prima persona anche senza trucco, in pigiama o in casa. Quelle sono cose che non nessun fastidio ad esporre. però tendo molto a proteggere i miei amici, le persone che mi stanno accanto. Quello è stato un po’ il punto della situazione che mi sentivo di condividere con persone che hanno empatia con quello che faccio, che mi considerano un pochino la sorella, la zia o quello che vuoi ( anche se lo zio è Ax quindi diciamo la “sorellona”). Volevo condividere questa cosa che è stata anche uno sfogo personale, spiegare anche il perché di alcuni momenti in cui sono stata più chiusa, più cupa. Perché ovviamente la gente vede solamente quello che succede da fuori però non hanno assistito a quello che ho vissuto io nel privato, quindi una lunga malattia di uno dei miei genitori, la perdita improvvisa dell’altro mio genitore, quindi le persone che amavo di più nell’Universo. Non è successo tutto nel 2017 perché in realtà mio papà è mancato a dicembre 2016, però io ho accorpato tutto perché in realtà in 9 mesi è successa qualunque cosa. E per me è una sorta di terapia, perché più le cose le butti fuori, quelle che ti fanno soffrire, più riesci a metabolizzarle, a elaborarle e ad andare avanti con fierezza. Quello è anche uno dei motivi per cui ho accettato di fare The Voice, so che i miei genitori sarebbero stati orgogliosi, perché fanno parte di tutta quella schiera di italiani che guardano la televisione e la Rai, quindi sarebbero andati in giro molto volentieri a dire nel quartiere “Quella è mia figlia”. Anche se sono sempre stati orgogliosi di me, questa cosa avrei tanto voluto condividerla con loro.

Cosa ti trasmette di più il metal rispetto agli altri generi?

Quello che amo del metal è che uno dei pochi generi rimasti in cui ci sono ancora dei musicisti. Quindi è una musica suonata, ci si ritrova in sala prove o a casa a comporre tutti insieme, quindi comunque ci vuole tempo per mettere insieme qualcosa. Quindi mi dà più l’idea di verità, rispetto a molti altri generi che sono più sintetici, veloci ed immediati, e quindi per questo sono più freddi alle mie orecchie. Poi non disdegno altri generi però preferisco il metal per questo motivo. Poi mi piace molto che sia abbinato al metal un certo stile di vita. Lo stile rock and roll è uno stile di vita “con più palle”, diciamocelo. In genere chi ascolta questo genere di musica è molto più sicuro, non ha paura di fare cose un po’ fuori dalle solite. Mi piace molto perché secondo me è l’unica maniera di andare davvero avanti quella di provare cose nuove e non avere paura. Poi c’è molta fierezza, chi ascolta metal si sente giustamente figo (ride, n.d.r.). C’è proprio più amore.

Potremmo definirlo una sorta di “fede laica”?

Non mi va di dare definizioni, proprio perché non voglio neanche dare troppa attenzione a questa cosa e preferisco che ognuno si faccia la propria idea e abbia i propri gusti. Tendenzialmente mi piace dividere le cose in buone o cattive. A me non interessa se tu vai a messa tutti i giorni e poi esci e ti comporti male, quello non fa per me una brava persona. Non devi fare il compitino e quello ti assolve da tutto. Mi interessa molto di più una persona che ha dei valori di vita, che si comporta bene, che rispetta gli altri. Io valuto quello. In realtà quello che segui come religione non mi interessa perché comunque sono una persona che si fa una sacco di domande e ha un sacco di dubbi. Piacerebbe anche a me credere alcune cose ma alcune le trovo talmente inverosimili che dico Perché deve essere così? Mi faccio domande, devo capire bene perché.

Hai risolto qualcuno di questi dubbi?

No, perché in realtà le risposte sono sempre le stesse. Io converso spesso con persone molto credenti e la risposta che mi viene data più spesso è ” Ci credo perché è così”. Oppure ci sono frasi che mi lasciano sempre con un grosso dubbio. Quindi, per non sbagliare, dico “é una persona buona?” ok ci voglio avere a che fare; “è una persona cattiva?”, no, non ci voglio avere a che fare. Allo stesso modo, cerco di portare avanti vibrazioni positive e quelle negative le lascio agli altri.

Hai parlato spesso di metal come genere quasi del tutto al maschile. Quanto è stato difficile emergere per te?

Forse per me è stato facile perché non ho sgomitato, non sono partita con l’idea “Ah cavolo è un genere prevalentemente maschile e allora devo sbattermi di più”. Io mi considero una professionista che anche all’inizio della carriera voleva solo fare un buon lavoro, ma come un membro del gruppo non come una donna piuttosto che un uomo e non ho mai incontrato ostacoli. Certo qualcuno ha avuto dei dubbi all’inizio anche perché non c’erano molti gruppi con una voce femminile, adesso ce ne sono un sacco la cosa è sdoganata e va bene così. Però inizialmente io mi ponevo con rispetto e professionalità e quindi non ho mai incontrato ostacoli e non ho mai avuto problemi.

Tornando alla tua esperienza a The Voice e alla tua squadra, come ti trovi con i ragazzi che hai scelto?

In realtà devo essere molto vaga, non posso spoilerare niente. Però posso dire che si è creata un’atmosfera molto molto bella e che veramente mi sto emozionando un sacco. Mi sto relazionando con in ragazzi al di là della performance vocale e del lavoro che stiamo facendo. Ed è una cosa che mi ucciderà nel momento in cui dovrò fare una selezione. Sarà veramente una delle cose più difficili affrontate nella mia vita perché mi rendo conto che ovviamente mandando avanti qualcuno e “lasciando indietro” qualcun altro ci saranno una serie di sensazioni da affrontare e con le quali confrontarsi, e questa cosa mi fa già male adesso. Credo che stiamo facendo un ottimo lavoro, sono estremamente fiera ed è gratificante. Solo il pensiero di poter lasciare qualcosa che potranno portare avanti indipendentemente da come andrà il programma è bello, mi sento un po’ la confidente. Loro si appoggiano a me ma anche io mi appoggio molto a loro. Io sono loro coach, ho un vice coach eccezionale che si chiama Dani Macchi, e sta facendo un lavoro pazzesco insieme a me. Ma sto assorbendo un sacco di energie bellissime, la determinazione, ma anche la preoccupazione. Ho saputo qualcosa in più anche delle loro storie personali, e queste sono cose che non si vedono fuori camera ma sono veramente pazzesche.

Invece con i tuoi colleghi coach?

La cosa è meravigliosa. Ax lo conoscevo già, non conoscevo Francesco e Albano. E quindi, idealmente, avevo già pensato che comunque con Francesco sarei andata d’accordo perché comunque viene da una scena rock e pensavo potessimo avere delle cose in comune e così è stato, perché è veramente simpatico. Ho guardato il programma e secondo me la simpatia di Francesco non è ancora venuta fuori. Ha fatto delle battute clamorose che però con i tempi televisivi non sono riuscite come sono riuscite nella realtà. Albano è stata la sorpresa. Mi aspettavo di trovare un uomo granitico, un po’ vecchio stile e invece è più giovanile di tutti noi. Ha un’energia pazzesca e giustamente ha il suo carattere fiero un po’ da uomo del sud è un po’ la sua caratteristica e poi con quella voce può dire quello che vuole

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