Dall’11 al 28 maggio 2018 al MIC – Museo Interattivo Cinema Milano la rassegna sui film simbolo del ’68 con ingresso libero per coloro che si presenteranno alla cassa con dress code, l’abbigliamento sessantottino
Nel 1969 sugli schermi americani esce un piccolo film girato a basso costo, Easy Rider (venerdì 11 maggio ore 21,15) diretto da Peter Fonda e Dennis Hopper. Un’opera di grandissimo successo popolare destinata a innescare un processo di cambiamento dalla vecchia alla nuova Hollywood, quella di Martin Scorsese, Steven Spielberg e George Lucas.

Già l’anno prima il geniale Blake Edwards aveva intuito l’aria di rinnovamento presente nel paese firmando Hollywood Party (venerdì 25 maggio ore 21,15), manifesto di comicità anarchica interpretato superbamente da Peter Sellers, nel quale emergono elementi di libertà espressiva, pacifismo e messa al bando di ogni ordine precostituito raccontati attraverso le esilaranti situazioni che avvengono nel corso di un party organizzato in una villa hollywoodiana. È così l’inizio di un decennio cinematografico fertile e irripetibile caratterizzato da altri titoli esplosivi e irriverenti quali M.A.S.H. (venerdì 25 ore 21,15) di Robert Altman, ambientato in un Mobile Army Surgical Hospital, un ospedale chirurgico da campo durante la guerra di Corea. Il film però allude con la sua feroce satira al conflitto vietnamita all’epoca in pieno svolgimento con tante giovani vite militari e civili massacrate inutilmente e consacra Altman come uno degli autori più significativi del nuovo cinema americano nel quale stanno emergendo nuovi interpreti, Elliot Gould, Sally Kellerman, Robert Duvall, Donald Sutherland.

Nel ’73 è la volta del grande Woody Allen con Il dormiglione (venerdì 16 ore 21,15) che firma una commedia surreale e fantascientifica; una satira graffiante sulla civiltà tecnologica e sulla situazione politico-sociale del tempo, ma ambientata nel lontano 2175. La carriera del regista newyorkese subisce una svolta profonda, il passaggio da una comicità basata sul corpo e sulle gag visive, alla maniera di Chaplin e Buster Keaton, a un umorismo più affidato alla parola vicino a quello di Groucho Marx. Nel 1976 arriva sui nostri schermi Io sono un autarchico (mercoledì 16 ore 21,15) di Nanni Moretti, l’inizio della saga di Michele Apicella, giovane disincantato e lucido rappresentante del ribellismo sessantottino già in odore di riflusso, pronto a fustigare i vizi e i conformismi della società degli anni Settanta senza risparmiare nessuno, neanche il cinema italiano di Alberto Sordi.