Il passo del codardo
di David Bandini
bookabook
12 euro
“Mi proponevo di spaccare il mondo con le parole, poi giuravo che l’avrei fatto l’indomani. E poi ancora mi svegliavo un giorno, alla fine di ogni mese, come una scatoletta di tonno, immobile, sullo scaffale di un supermercato.”
Queste sono le parole, estratte dal libro e stampate sul retrocopertina, che descrivono Il passo del codardo, opera d’esordio del ventinovenne milanese David Bandini.
Il libro è stato pubblicato grazie ad una raccolta fondi su bookabook, un po’ l’alter ego di Musicraiser in salsa letteraria: una volta raggiunto l’obiettivo minimo, quindi, da semplice progetto si è passati all’edizione vera e propria, digitale e cartacea, e ora è possibile acquistare la propria copia anche su Amazon, Ibs, Feltrinelli, Mondadori, ecc.
Il romanzo racconta di una storia d’amore affamata di lieto fine, uno spaccato di realtà quotidiana che si vorrebbe dimenticare, un periodo buio nel quale ci si ostina a trovare una luce. Il protagonista perde l’amore della sua donna e mette in atto mille tentativi, anche biechi, vigliacchi, e colpi bassi feroci, per riaverla indietro.
Sullo sfondo c’è un toccante fatto di cronaca realmente avvenuto e tematiche quali la depressione, la morte, la sconfitta, il diventare adulti, i voli low cost e la musica hip hop, il tutto giocato sul sottile filo della dialettica coraggio-codardia.
Il passo del codardo, infatti, è quello del protagonista, perchè è l’unico che conosce e che è in grado di compiere.
Il libro è in realtà una sorta di diario, iniziato quasi per gioco, per sfogare le proprie frustrazioni e i propri pensieri e finito poi sugli scaffali di una libreria.
La prima parte è un po’ confusionaria: un ammasso di pensieri buttati lì, giorno dopo giorno, come in un blog personale, senza uno scopo o un significato apparente, e spesso alla fine di un capitolo (ogni capitolo racconta una giornata) si ha come una sensazione di incompiutezza, e si finisce col chiedersi “sì, ma quindi?”.
Nella seconda metà, invece, la storia si apre, entriamo nel vivo della trama, siamo al fianco del protagonista in tutti i suoi tentativi disperati di riavere la donna che ama e la narrazione diventa più fluida, descrittiva e coinvolgente, facendo immedesimare completamente il lettore nelle vicende raccontate.
Nella scrittura Bandini riversa tutta la sua passione per Charles Bukowski (ci sono anche diverse citazioni sparse qua e là), e ovviamente anche lo stile ne è profondamente influenzato. A tratti sembra un po’ troppo forzato (soprattutto nella prima parte), quasi in un tentativo di voler somigliare a tutti i costi al proprio mentore, mentre poi, pur mantenendo delle somiglianze, inizia a costruirsi un proprio linguaggio e un proprio stile.
Essendo il racconto di una vicenda vissuta in prima persona è facile scorgere tra le pagine i sentimenti e gli stati d’animo dello scrittore.
Per citare ancora una volta Bukowski potremmo dire “Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso”.
E proprio quei barlumi di speranza, opposti alla codardia, ci mostrano la doppia faccia della storia e del modo di scrivere di Bandini, sempre in bilico tra smania del lieto fine e depressione, che sfoga il suo vissuto e le sue frustrazioni in tempo reale sullo schermo di un pc cercando una sorta di catarsi dalla propria vita.
Un buon libro, in cui si può perfino riconoscere, man mano che la storia va avanti, una progressiva evoluzione stilistica e narrativa. Una sorta di romanzo di formazione non solo per il protagonista ma anche per lo scrittore, e il fatto che le due entità siano sovrapposte lo rende ancora più interessante e ci lascia la curiosità di leggere quale sarà, in tutti i sensi, il prossimo passo di Bandini.