Sono passati settantatré anni dal referendum popolare indetto nel giugno 1945 dalla città di Lugano per decidere se costruire un teatro all’aperto dentro il Parco Civico. Dopo la bocciatura dell’iniziativa con grande tempismo alcuni locarnesi ne approfittano per mettere in cantiere una manifestazione cinematografica analoga. Una decisione saggia che permetterà la nascita del festival di Locarno, destinato a diventare una vetrina internazionale sul mondo, tra i cui i suoi artefici vi erano anche il nostro Filippo Sacchi, critico cinematografico del Corriere della Sera, convinto antifascista ed esule nel Canton Ticino dal 1943 fino alla fine della guerra. Al centro del programma di quest’anno è ancora ”l’uomo in un’epoca nella quale si ha paura di guardare in faccia al prossimo” come ci ricorda Marco Chatrian, il direttore artistico del festival alla sua ultima edizione prima del suo passaggio alla conduzione dell’altrettanto prestigiosa Berlinale. Undici sono i film che saranno proiettati nella suggestiva piazza Grande, tra i quali Un nemico che ti vuole bene di Denis Rabaglia, produzione italo-elvetica; L’ ospite di Duccio Chiarini; Blaze di Ethan Hawke; The Equalizer 2 di Antoine Fuqua; Blackkklansman di Spike Lee; Liberty di Leo McCarey; L’ ordre des Médecins di David Roux; Maynila sa mga kuko ng liwanag di Lino Brocka; Ruben Brandt, collector di Milorad Krstic, mentre quindici sono quelli della sezione Concorso Internazionale tra i quali gli attesi Menocchio di Alberto Sasulo; Wintermärchen di Jan Bonny; Yara di Abbas Fahdel; Diane di Kent Jones. Tra gli ospiti presenti il regista e attore Ethan Hawke cui sarà conferito l’Excellence Award; Meg Ryan, la mitica interprete di Harry ti presento Sally, che riceverà il Leopard Award; il cineasta Bruno Dumont premiato con il Pardo d’onore Manor; Kyle Cooper vincitore del premio Vision Award Ticinomoda. Molti gli omaggi, a Paolo e Vittorio Taviani con la presentazione di Good Morning Babilonia in edizione restaurata; a Wolf-Echart Bühler; a Claude Lanzmann di cui si vedrà il capolavoro Shoah, 1985; a Pierre Rissient. Da non perdere la retrospettiva del grande regista americano Leo McCarey di cui Jean Renoir diceva nessuno a Hollywood capisce meglio l’uomo. Tra le novità dell’edizione 2018 il rilancio della celebrazione dei Settanta anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, organizzata in collaborazione con le Nazioni Unite, cui la storia del festival di Locarno si è sempre ispirato.