Lorelei e Durga McBroom: “Vi raccontiamo i nostri Pink Floyd”

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Lorelei e Durga McBroom insieme a Rachel Fury in tour con i Pink Floyd nel 1989: a sinistra a Venezia e a destra a Mosca

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Lorelei e Durga McBroom hanno due voci strepitose che le hanno portate a cantare con tutti i mostri sacri della musica mondiale, ma probabilmente nell’immaginario collettivo sono ricordate maggiormente per essere state per diversi anni le coriste dei Pink Floyd (Lorelei nel 1987 e nel 1989, Durga dal 1987 in poi, oltre ad aver partecipato agli album Delicate Sound of ThunderThe Division Bell, Pulse e The Endless River).
Tante persone avranno ancora negli occhi le immagini splendide del concerto del 15 luglio 1989 in Piazza San Marco a Venezia. Ebbene, in quella serata storica sul palco con David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright c’erano loro due, insieme a Rachel Fury.
Noi le abbiamo incontrate in occasione di un concerto con i 3D (Davide Devito, Davide Repele e Davide Pezzin) nell’ambito del Jazz by the pool di Abano Terme in cui hanno potuto dar sfoggio di tutte le loro capacità vocali in un repertorio che ha svariato tra jazz, swing, funk e fusion, con un finale in cui hanno regalato ai presenti un’indimenticabile interpretazione di The Great Gig in The Sky.
Con Lorelei e Durga abbiamo fatto una lunga chiacchierata sulla loro collaborazione coi Pink Floyd, i ricordi legati ai loro concerti e qualche chicca sulla lavorazione dell’ultimo album della band, The Endless River.
Buona lettura!

Come è iniziata la vostra collaborazione con i Pink Floyd?

Lorelei: Stavo lavorando con il produttore dei loro video, che mi ha contattato e mi ha detto “I Pink Floyd stanno arrivando negli Stati Uniti e vogliono aggiungere delle cantanti. Mi puoi aiutare? Vuoi farlo?”, e io gli ho risposto “Certo che voglio!”. Durga era a New York con me, lavorando ad un album che stavo registrando, inoltre qualche settimana prima avevo incontrato un’altra ragazza che faceva la cantante, così ho detto “Eccoci qui”. Gli ho dato una foto di noi tre ragazze e una registrazione di Durga e me, i Pink Floyd l’hanno ascoltato e hanno detto “Sì, il posto è vostro”. Ci hanno fatto volare ad Atlanta e ci hanno detto quali canzoni volevano che imparassimo, tratte dall’album A Momentary Lapse of Reason.  Quando David Gilmour è uscito con la sua chitarra per le prove non sapevamo come fosse e non ci siamo rese conto di quello che stava succedendo fino a quando, ovviamente, ha iniziato a suonare. Poi ci ha chiesto “Volete cantare nello show stasera?” e abbiamo detto “Sì!”. Il resto è storia.
Durga: Perché era previsto che noi guardassimo solamente lo spettacolo la prima sera per poi tornare in studio a registrare nei due mesi successivi, ma lui ha detto “Cantate benissimo. Volete iniziare adesso?”. Noi non volevamo sembrare stupide dicendo “No, non siamo pronte”, quindi abbiamo detto “Ok” ed eravamo davvero eccitate.
Lorelei: L’opportunità di cantare con i Pink Floyd è stata un grande affare per entrambe, perché conoscevamo la loro musica. Dark Side of The Moon ha avuto un grande impatto su di me mentre stavo crescendo perché è uscito quando ero adolescente e l’ho adorato, quindi lavorare con loro sembrava come essere in paradiso.

È strano, perché a volte pensi che prima di un tour come questo ci siano mesi di prove con tutta la band, invece voi siete andate lì una volta e David vi ha chiesto di suonare con loro la stessa sera.

Lorelei: È stato molto veloce, non abbiamo fatto molte prove, solo una con la band e poi lo show.
Durga: E quello fu il nostro primo tour in assoluto. Prima di allora avevo cantato in posti con forse tre o quattrocento persone, e poi ci siamo ritrovate direttamente davanti a 15.000 persone.
Lorelei: E quello era uno show “piccolo” per loro, rispetto a quello qui a Venezia e alla media del tour, che era di circa 70.000 persone ogni sera.

Visto che l’avete menzionato e siamo vicino a Venezia, devo chiedervi quali sono i vostri ricordi di quel concerto.

Lorelei: Oh Dio, tanti bei ricordi. Dello show ricordo una cosa divertente per me, ed era il cameraman che mi stava troppo vicino, mentre io stavo facendo finta che non fosse lì perché mi stava davvero dando fastidio. Immagina di cantare e hai qualcuno proprio qui in faccia, ma alla fine sono riuscita a cantare lo stesso. Questo è stato piuttosto divertente, e inoltre vedere la gente è stato bellissimo.
Durga: Normalmente a godere di uno show fantastico sono tutti quelli del pubblico, ma quella volta anche la band ha avuto qualcosa di incredibile da vedere, perché davanti al palco c’erano tutte quelle gondole e piccole barche con candele e luci, e poi Piazza San Marco con 350.000 persone appese agli edifici e ovunque si potesse vedere. Era così fantastico. E anche per noi, il suono che correva sull’acqua è stato davvero bello: mi ricordo che sentirmi cantare The Great Gig In The Sky quella notte è stato davvero piacevole perché potevo sentire la voce che attraversava l’acqua ed è stato davvero bellissimo.
Lorelei: E poi ho amato il fatto che alla fine di Great Gig c’erano i laser che si dissolvevano, ma hanno aspettato un’eternità solo per poter ammirare il pubblico con quella splendida luce e con le nuvole che guardavano dall’alto. E’ stato magnifico.

Ho letto in un’altra intervista che desiderate collaborare con Roger Waters.

Durga: Certo che voglio. Stai scherzando?

Sai che tra i fan dei Pink Floyd c’è sempre una sorta di lotta tra i fan di David e i fan di Roger su chi è il migliore, chi è più “floydiano” e così via.

Durga: Oh, non ne ho mai sentito parlare. Sono solo 30 anni che mi capita (ride).

Cosa vi piace di più di Roger?

Durga e Lorelei: I testi. Assolutamente fantastici.

Quando mi capita di finire in queste “lotte” tra fan dico sempre che i Pink Floyd sono come una sedia con quattro gambe: se ne togli una non è più lo stesso e la sedia non sta più in piedi.

Durga: Totalmente d’accordo. Guarda le persone, gli esseri umani: hai due genitori. Se ne togli uno, che fornisce la metà dei geni, non saresti più la stessa persona, ma un clone.
Lorelei: Tieni a mente anche che Roger ha più a che fare con la fondazione dei Pink Floyd perché era lì da prima di David. David è venuto più tardi e ha assunto quel ruolo solo perché Syd non poteva continuare. Penso che se fosse stato solamente un artista solista avrebbe avuto una carriera completamente diversa. Ha un grande talento, non c’è dubbio, ma la struttura politica, i ganci emotivi che Roger ha inserito nella musica dei Pink Floyd credo provengano da lui. E c’è un’altra parte che la gente non considera molto, ed è Richard Wright: ha avuto un impatto enorme che le persone danno per scontato, non si rendono conto di quanto le sue tastiere e aggiunte alla scrittura di Roger abbiano influenzato la musica.
Durga: E anche Nick. Voglio dire, la gente pensa che Nick sia un batterista molto semplice, così dico sempre loro “Oh, la pensi così? Cerca di suonare esattamente come lui”, e non ci riescono. Ha un feeling che proviene da un background jazz che molti rocker non hanno e rende ciò che suona davvero unico. Ha appena suonato una canzone sul mio nuovo album Blue Pearl ed è “così” Nick. È incredibile il modo in cui si adatta alla canzone, ne sono davvero felice.

Durga, sei anche in The Endless River, l’ultimo album dei Pink Floyd. Non ci sono molti dettagli sul “dietro le quinte”, forse perché sono brani presi principalmente da vecchie sessioni di registrazione.

Durga: No no no no no no, sbagliato! Non sono solo cose vecchie. Alcune parti originali sono partite da idee più vecchie, ma da allora hanno subito così tante modifiche e così tanti sviluppi. Youth, mio compagno nella band Blue Pearl, è diventato coproduttore del disco e ha dato nuova vita al progetto, che è davvero cambiato e cresciuto molto rispetto a quando era iniziato. Solo una piccola parte delle jam session di The Division Bell è su The Endless River: molto di ciò che è stato preso è un omaggio a Richard Wright e alle cose che ha fatto ed il resto è stato aggiunto a quello, come la mia parte. Mi ero incontrata con Youth per l’album dei Blue Pearl, stavamo registrando alcune canzoni e lui ha detto “Riesci a mantenere un segreto? Sto co-producendo un nuovo album dei Pink Floyd e nessuno lo sa. Ho detto a David che stavi arrivando, ma non era sicuro perché avrebbe dovuto essere completamente strumentale”, e poi ha detto “Comunque sei qui, quindi perché no? Registriamo alcune cose per lui e vediamo cosa succede”. Ho cantato su tre canzoni, David ha amato tutto ciò che ho fatto e uno dei brani è diventata Louder Than Words. Posso dirti una cosa? È uno degli unici album dei Pink Floyd che ancora ascolto perché non l’abbiamo mai eseguito dal vivo. Ho ascoltato tutto il resto così tante volte e, per di più, quando viaggio per lavorare con altre tribute band pensano sempre che sia una grande idea, quando mi vengono a prendere all’aeroporto o alla stazione ferroviaria, metter su in macchina i Pink Floyd: credono che sia l’unica cosa che voglio ascoltare. Non conosco nessuno nella band che ascolti la musica dei Pink Floyd per puro piacere, perché la ascoltiamo tutto il tempo per lavoro, ma The Endless River è l’unica eccezione.

Mi piacerebbe sapere da voi un ricordo bello e uno brutto del lavorare e andare in tour con i Pink Floyd.

Lorelei: Non ho brutti ricordi. La mia esperienza è stata molto positiva. Ho adorato la Russia, abbiamo suonato a Mosca e quello è stato il mio concerto preferito perché la gente era così affamata di musica. Non avevano soldi, c’era ancora l’Unione Sovietica ed erano così emozionanti che hanno fatto piangere tutti noi. Quando abbiamo cantato Money, hanno lanciato soldi sul palco. È stato semplicemente spettacolare sapere che abbiamo reso le persone così felici, perché è per questo che lo facciamo. Sicuramente hai visto la famosa foto di noi con i cappelli russi. E’ stato così bello.
Durga: Oltretutto non solo le persone, ma alla fine dello spettacolo il KGB e l’esercito russo, che facevano il servizio di sicurezza, stavano piangendo e lanciando i loro cappelli sul palco. E’ stato decisamente intenso.
Lorelei: Direi che una parte del motivo per cui i Pink Floyd sono stati un’esperienza ancor più positiva è perché non hanno mai messo le loro foto sulle copertine degli album, quindi erano difficili da riconoscere. Quando sono andata in tour con i Rolling Stones c’era l’inferno fuori da ogni hotel e dovevamo sempre uscire dal retro, quindi è una mentalità completamente diversa. Penso che con i Pink Floyd sia stata un’esperienza molto più umile e semplice, loro la prendono come fossero persone normali: David è una persona naturalmente timida, Nick è molto divertente.
Durga: Nick è una delle persone più divertenti di sempre. Potrebbe essere un cabarettista, sono seria. È esilarante, molto divertente e davvero un uomo dolce.

Penso che sia difficile essere timidi e suonare di fronte a migliaia di persone.

Lorelei: Oh, c’è un sacco di gente così, anche Michael Jackson. Ho incontrato Michael ai Grammy, era molto molto timido. Voglio dire, aveva paura delle persone. Mi sono girato e lui era in piedi dietro di me. Mi sono presentata e ho detto “Ciao, lo sai che sei meraviglioso, bla bla bla”, poi tutte queste altre persone hanno iniziato ad avvicinarsi, Whitney Houston era lì e Michael ha detto “Whitney, per favore portami fuori di qui”, lei lo ha preso e l’ha portato via. Ma la sua esibizione ci ha fatto piangere, ha fatto Man In The Mirror, ha iniziato a saltare su e giù e a piegarsi sulle ginocchia. Aveva paura di avere a che fare con la gente perché a volte le persone sono strane.
Durga: Quando incontri persone e dici “Ciao, sono Durga” e loro iniziano a piangere, è strano. Avevo un tizio che mi mandava e-mail con foto della sua colazione, come i pancakes, e mi scriveva “Guarda Durga, ti ho fatto i pancakes”. Ma posso solo immaginare la situazione di qualcuno come Michael. Voglio dire, hai fan ossessivi, che vogliono consumarti, che vogliono starti così vicino che sognano perfino di ucciderti e farsi il bagno nel tuo sangue. Sono seria, quindi non biasimo chi paura delle persone.

E qualcosa del genere è già successo con John Lennon. Penso che a volte le persone pretendano qualcosa da te.

Durga: Soprattutto con i social media ora la gente pensa “oh, siamo grandi amici”. Però non so nemmeno come sei fatto perché la tua foto profilo è quella di un cane. E loro si fanno avanti dicendo cose tipo “Ciao, non sai chi sono?”.
Lorelei: Guardano nelle nostre vite e si sentono parte di esse. È una parte della celebrità che può essere difficile, ma dall’altra parte si incontrano anche molte persone fantastiche e in più siamo pagati per fare ciò che ci piace.

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