Prima della proiezione del suo ultimo film L’ uomo che uccise Don Chisciotte in programmazione dal 27 settembre, Gilliam dialogherà con il pubblico in sala
I cinefili milanesi che amano il cinema di Terry Gilliam sono in fibrillazione. Il regista visionario dalla potente forza immaginifica, dotato di black humor e geniale nell’utilizzo di scenografie ed effetti speciali, racconterà la storia complicata e difficile del suo progetto su Don Chisciotte che finalmente ha visto la luce dopo molti anni. Terry nasce a Minneapolis negli Usa il 22 novembre 1940, ma si trasferisce a Los Angeles. A metà degli anni Sessanta emigra a Londra portandosi dietro i numerosi disegni che ha realizzato con grande passione. Pittore, scultore, miniaturista, vignettista e amante dei fumetti, lavora inizialmente per il Sunday Times come esperto di favole soprattutto simili a quelle dei fratelli Grimm e poi cura l’animazione del programma televisivo Monty Python Flying Circus costituite da mostri che nascono dalle uova, corpi smembrati e altre fantasie. Ormai maturo per il cinema nel ’83 firma con Terry Jones Monty Python, il senso della vita, 1983; I banditi del tempo, 1981, il suo vero film d’esordio dietro la macchina da presa; Brazil, 1985, ispirato liberamente al romanzo di Orwell; Le avventure del Barone di Münchausen; La leggenda del re pescatore del ’91; L’ esercito delle dodici scimmie, un noir decadente e apocalittico del ‘96. Nel 2002 attratto dal leggendario protagonista di un classico della letteratura, il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, pubblicato in due volumi nel 1605 e nel 1615, nel 1989 comincia a lavorare al progetto in occasione dei quattrocento anni dalla morte dello scrittore incontrando numerosi ostacoli. Nel 2002 gira il documentario Lost in La Mancha che avrebbe dovuto precedere il lungometraggio. Poi in seguito al ritiro del produttore, alla malattia del protagonista, l’attore Jean Rochefort e ad altre disavventure, tutto sfuma fino al 2017 quando finalmente il progetto viene portato a termine. “Ci abbiamo lavorato così tanto che l’idea di finire davvero le riprese di questo film clandestino è quasi surreale” ha confessato il regista aggiungendo “Penso che il problema del Don Chisciotte sia che quando ti appassioni a questo personaggio e a quello che rappresenta, diventi tu stesso Don Chisciotte. Ti muovi nella follia, determinato a trasformare la realtà nel modo in cui la immagini. Ma che, ovviamente si rivela molto diversa”.