Rap Wor(l)d: l’importanza della parola nel mondo del Rap

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Chi mi legge ogni tanto sa che sono veramente un rompiscatole che fa fatica ad adattarsi al cambiamento della musica: sono praticamente nato ascoltando musica rap, sono cresciuto nella sua era più lucente cercando di viverla, scriverla, emularla, e per questo forse ora vivo di ricordi musicali.
Però quando ascolto qualcuno definirsi rapper mentre invece nei suoi pezzi improvvisa una mezza trap carica di poche rime e di molto auto tune mi viene da scuotere la testa come un buon vecchietto con le toppe sui gomiti della giacca davanti ad un cantiere.
Mi chiedo dove sia finito il flow ma soprattutto dove sia finito il messaggio: le parole sono quanto di più importante abbiamo, sono un’arma incredibile, la più forte che possediamo, sono una forza ed una necessità, e bisogna farne buon uso perché musica e parole sono sempre gli ingredienti principali di una felicità magica.

Qualche sera fa, seduto sul divano facendo zapping tra i canali, sono capitato su X Factor: non è un programma che disdegno a priori, soprattutto perchè a volte durante le audizioni capita di ascoltare qualcosa di interessante, anche se poi tendenzialmente emerge sempre il solito prodotto stereotipato. Insomma mi è capitato di vedere questo ragazzo semplice, Anastasio, con un pezzo intitolato La fine del mondo: lo rappa, lo racconta, lo urla, lancia un messaggio e il tutto, come dirà un giudice alla fine della sua esibizione, con un “testo della madonna”.
In quel momento mi si è accesa la lampadina: allora c’è ancora chi scrive per necessità, chi scrive per comunicare e non solo per farsi vedere. Così, spinto da Anastasio, anche io ho sentito la necessità di prendere il mio pc e condividere con voi dieci canzoni che secondo me hanno nelle parole e nel racconto un vero e proprio punto di forza o uno spunto di genialità.
Può darsi che abbia dimenticato qualcuno, ma ho preferito fare una selezione per diversi generi ed argomenti. Se avete qualcosa da suggerirmi lasciate pure un commento in fondo all’articolo.
Ma ora infilate le cuffie, allacciate le cinture… e partiamo!

Frankie Hi Nrg MC – Potere alla parola
Il primo pezzo ha un titolo emblematico che racchiude tutto il senso di questo articolo. Frankie è sempre stato una grande penna, mai banale e sempre con un concetto di fondo importante da esprimere. Sarebbe stato troppo facile parlare di Quelli che benpensano, ma il primo album che lo ha messo in luce agli occhi del grande pubblico è stato Verba manent (un titolo che già da sè dice molto): uno scrigno che racchiude pezzi di un livello lessicale incredibile (Fight da faida, Libri di sangue, Faccio la mia cosa, solo per citarne alcuni). Potere alla parola è un vero e proprio spot per il potenziale di espressione ed il potere di risonanza che la musica rap allora poteva dare, e nel testo non c’è nessun concetto banale, anzi, un incastro di rime da togliersi il cappello.

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Rancore – S.U.N.S.H.I.N.E
Rancore per me, come ho scritto in alcuni pezzi precedenti, rappresenta la speranza, un bagliore di luce in un’era piuttosto buia per la musica rap in italia, soprattutto per quanto riguarda il mainstream. Tratto da un EP omonimo, questo pezzo rappresenta a pieno la voglia di esprimere e di raccontare. Qualcuno sulla stampa ha addirittura azzardato che sia il pezzo rap più bello mai scritto,di certo c’è che ogni pezzo di Rancore merita di essere ascoltato e riascoltato (come per il suo ultimo lavoro Musica per bambini).

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Cranio Randagio – Petrolio
Cranio Randagio ci ha ormai lasciati da un po’, era giovanissimo e da quello che scriveva viveva in maniera molto forte la sua vita ed i suoi conflitti interiori. Per gli amanti del “vattelo a cercare” fece veramente scalpore vederlo impegnato in un talent show, proprio lui che con il mainstream faceva molta fatica a legare, che aveva bisogno di esprimersi ma non di piacere necessariamente a tutti. Petrolio è la risposta anche a questa domanda e in questo testo c’è tutto: amore, sofferenza, riflessioni. Uno sfogo incredibile con delle rime da pelle d’oca di un Artista con la A maiuscola che mancherà tantissimo a chi ama la musica rap.

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Colle der Fomento – Vita
Un vero e proprio spaccato di vita, forse ancora molto attuale, quello che raccontano Danno e Masito nelle barre di questo pezzo davvero incredibile, accompagnati dal sound costruito a regola d’arte da Ice One. Le parole ci descrivono perfettamente alcuni personaggi stereotipati che distruggono la loro vita pur di viverla in una maniera che probabilmente non gli appartiene. Emblematico l’estratto “Vita… bella la vita che viene e va / qualcuno fa finta che non sia sua sta vita qua / ma la vita conosce i suoi figli / combattono mentre altri scappano come conigli”.

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Caparezza – Io diventerò qualcuno
Partiamo da un dato fondamentale, ovvero che questa canzone è uscita nel 2008! Sembra quasi che il Capa sia stato in grado di leggere il futuro, parlando di personaggi che costruiscono la loro immagine e il loro ego dietro uno schermo, di gente che non studia e mette da parte la cultura in favore delle possibilità di visibilità che può dargli internet (allora c’era quasi solo MySpace, oggi i social si sprecano). Come un Nostradamus nostrano, già dieci anni fa Caparezza aveva predetto come la frivolezza avrebbe preso il sopravvento su tante vite facendo,nostro malgrado, un racconto preciso e dettagliato di come per molti versi è il mondo di oggi.

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 Er Costa – V per Vendetta
Torniamo ai giorni nostri: Claudio “er Costa” non è di certo uno che te le manda a dire, e questo pezzo incarna a pieno lo spirito di chi ha voglia di farsi sentire con un pezzo di denuncia su tematiche pubbliche recenti piuttosto scottanti e dure da digerire. Il rapper romano grida ad alta voce ciò che molti di noi vorremmo dire, fa domande che noi stessi vorremmo fare, incarnando a pieno quello che deve essere lo spirito di questo suono, nato proprio con questo scopo. Ovviamente chi grida prende posizione e anche se non si è d’accordo bisogna rispettare il coraggio.

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Mezzosangue – Diventa quello che sei
Probabilmente nella parola “necessità” si racchiude il senso di questo meraviglioso brano di Mezzosangue: la necessità di esprimersi e di raccontarsi è palese nelle parole e nel modo di esprimerle, da cui si evince una voglia di trasformare in energia positiva la propria rabbia e i propri rancori. Energia positiva che è palesemente la musica: “Alzo il volume a centotré finché non scardino le porte / La musica è l’unica che cura con le botte, Io lascio che picchi forte / L’inchiostro nero fa da sangue, quando l’anima vuole sgorgare a frotte…”

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Piotta feat. Turi – La valigia
Una canzone di molti anni fa, i cui orizzonti adesso potrebbero essere più che mai allargati: un brano che racconta di chi lascia la propria terra per dare un senso alla vita, anzi, spesso per dare dignità alla propria vita. Un concetto purtroppo troppo attuale per non essere ricordato, che Piotta e Turi raccontano a meraviglia in questo pezzo che a distanza di molti anni fa ancora venire la pelle d’oca e trasuda verità come pochi altri brani.

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Sottotono – Amor de mi vida
In molti forse potrebbero storcere il naso per questa scelta, conoscendo l’ambiente della musica black. Però noi siamo in Italia, la patria della canzone d’amore, e quale amore è più grande di quello che si può provare per la propria mamma? Per questo ho scelto questo pezzo dove Tormento (che ancora oggi, a distanza di 20 anni, è uno dei migliori rapper in circolazione) racconta il suo amore verso chi gli ha dato la vita con parole non scontate, rime per nulla banali ed un flow che andrebbe insegnato a scuola.

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Murubutu – Marco gioca sott’acqua
Il professor Alberto Mariani (e non si tratta di un nomignolo, perché di giorno Murubutu è un professore di storia e filosofia al liceo) è senza dubbio uno dei migliori narratori che ci sia nel bel paese. Con lui possiamo dire di essere di fronte ad una sorta di Guccini del rap: storie dure e profonde narrate con una voce calda, che fa calare alla perfezione l’ascoltatore nello spirito narrativo e nei concetti raccontanti nel brano. Un genere molto selettivo, del quale però non si può non apprezzare il peso specifico e la capacità descrittiva di ogni singolo sostantivo usato.

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