Cantautore, giornalista, social media manager della Nazionale di Calcio italiana, Marco di Noia è esattamente l’opposto di ciò che suggerirebbe la locuzione latina “Nomen omen”. Già, perché Di Noia pare non annoiarsi affatto a giudicare dalla sua vita multitasking.
Il suo cammino musicale inizia nel 2009 con il primo singolo Amore Teutonico e solo tre anni dopo metterà ulteriormente a frutto la sua passione con il primo album omonimo, ottenendo il patrocinio di Via del Campo 29 Rosso, negozio situato nella via cantata da Fabrizio De André.
Ora Di Noia è pronto a fare nuovamente parlare di sé grazie ad un progetto mastodontico che lo vede protagonista insieme al tastierista ed esperto di musica elettronica Stefano Cucchi. Si tratta del primo App-Album italiano e primo concept album in 3D audio Elettro Acqua 3D. Composto da 22 tracce (11 “interludi” e 11 brani), è stato pensato appositamente per i dispositivi mobili, tramite cuffie e auricolari, ed è ascoltabile scaricando gratuitamente l’omonima applicazione, disponibile sia per iOS sia per Android.
Attraverso l’app-album si potranno non solo ascoltare i brani dell’album, ma navigare tra i contenuti di approfondimento, immagini, video del “making of” e “mini-mondi” realizzati ad hoc per ogni brano dal visual-artist delle miniature Cristian Musella. Un progetto decisamente insolito e sui generis, che merita di essere raccontato più nel dettaglio. Lo abbiamo fatto nella nostra intervista.
Marco, raccontaci meglio questo progetto dell’App- Album, un unicum nel suo genere. Com’è nata l’idea di creare un progetto a 360 gradi e come è nata la collaborazione con Stefano Cucchi?
La collaborazione con Stefano è nata prima, quando dopo un periodo sabatico avevo intenzione di fare un “Marco Di Noia 2.0” (dopo il suo primo EP cantautorale, ndr.) e farmi aiutare nella composizione musicale, svecchiando gli arrangiamenti cantautorali con elementi di musica elettronica. Ho messo un annuncio su un sito internet e ha risposto Stefano.
Successivamente è nato questo progetto. Ci siamo trovati su alcuni gusti musicali e sulla sperimentazione, grazie alla quale questo album ha iniziato a diventare un grande mostro, nel senso positivo del termine, iniziando a fagocitare ogni idea che avevamo, dagli effetti reverse tape ispirati ai Beatles al theremin come strumento.
Oltre ad esserci trovati noi, abbiamo trovato anche il terzo elemento parte del progetto, ovvero il fonico ed esperto di sintetizzatori analogici Andrea Messieri. Tre anime che alla fine si sono completate, rendendo particolare questo progetto.
L’idea dell’app album nasce da una domanda: in un’epoca in cui la musica viene sentita più che ascoltata, come si fa a farla arrivare ad un pubblico? Siamo tutti figli degli anni ‘80, affezionati a un modello di musica del passato, al classico disco e al singolo in radio, ma lavorando nel mondo digitale, ho capito che bisognava realizzare che il passato è passato. Internet esiste e al posto di piangerci sopra, sfruttiamolo.
Il modello dell’app mi è sembrato il supporto perfetto per contenere al meglio la varietà di informazioni che volevamo veicolare, dalla Gear List, alle notizie, agli approfondimenti…In quest’ottica abbiamo pensato questo progetto per le persone che hanno del tempo da dedicare all’ascolto attento alla musica, come i viaggiatori.
In effetti, ascoltando l’album, si fa una sorta di viaggio, che in molti punti ho trovato simile al mondo ASMR (Autonomous sensory meridian response, suoni capaci di produrre un rilassamento mentale, ndr.). Avete implementato questo aspetto con questo obiettivo o non c’è alcuna affinità con l’ASMR?
I mixaggi binaurali vengono utilizzati anche per il rilassamento e le meditazioni, ma non ci siamo ispirati a quello. Abbiamo scandagliato il web per capire cosa fosse stato fatto in precedenza, ma gli esperimenti sull’ascolto binaurale erano confinati a questo genere di musicalità new age, ai videogiochi. Nessuno aveva ancora fatto un concept album artistico con testi, parole e immagini. Oltretutto i suoni sono realizzati al 90% in sintesi sonora, cioè senza utilizzare campioni preesistenti. Dai suoni di Milano che siamo andati a prendere in giro per la città, ai suoni dei leoni che ho registrato svegliandomi alle cinque di mattina nella savana africana.
La natura dell’app prevede aggiornamenti periodici, update finalizzati ad implementazioni particolari… ci sono progetti in questo senso?
L’app è predisposta per l’invio delle notifiche ad esempio, che possono avvisare di un ipotetico live a Roma o Milano o quant’altro. Inoltre i testi e le immagini del progetto sono localizzati sul server, quindi si può aggiungere o modificare il contenuto, senza che l’utente debba aggiornare l’app. Poi si potrebbe aprire una sezione dedicata ai live, al ticketing o altro. Per questo credo che questo modello potrebbe imporsi anche per artisti più mainstream, come i cantanti rap o hip hop che hanno un pubblico molto giovane.
Menzionando il discorso live, come si pensa ai live per riprodurre un album che si prefigge di essere un’esperienza a 360 gradi?
A livello artistico siamo attrezzati per fare tante tipologie diverse di live. Considera che Stefano ad esempio ha fatto una tesi di laurea sulla quadrifonia. La nostra massima aspirazione sarebbe uscire nei teatri che supportano la quadrifonia e ricreare l’esperienza in 4D, ma attualmente stiamo lavorando sul concerto in cuffia con delle modalità particolari di interazioni col pubblico.
Il tuo è un progetto che tocca tantissimi ambiti. Non si limita solo alla musica e al suo contorno, ma potrebbe avere sbocchi anche nella media art, nelle installazioni sonore e nella ricerca. Che tipo di sbocchi alternativi state considerando?
Ci piacerebbe molto poter ad esempio andare nelle scuole a spiegare quest’esperienza particolare, come ci è stato suggerito, oppure affacciarci nelle università o nei conservatori, nei festival sull’innovazione, sulla tecnologia e quant’altro. A proposito di ricerca, nell’album si possono trovare alcuni spunti a livello di ricerca sulle sonorità. Ad esempio io canto anche tutti i controcanti grazie a un’estensione vocale che a causa di un’ipertonicità delle corde vocali mi permette di cantare anche in soprano, se voglio. Inoltre, Andrea Cattaneo, che apre l’album e lo chiude con la parola “vivere”, ha una voce paragonabile a quelle bianche. Nell’ultimo brano Sirene c’è quindi un duetto fra due voci maschili che cantano su tonalità femminili.
Il tema dell’acqua permea tutto l’album ed è colonna concettuale portante: ci sono anche dei riferimenti ecologici dietro a questa scelta?
Nell’album c’è un richiamo ecologico che è L’Ultima Marcia degli Ent, brano naturalista dedicato al Tolkien-pensiero. Al contrario di ciò che accade in Tolkien, qui gli Ent marciano contro l’uomo (ne Il Signore degli Anelli marciavano contro Isengard e le orde distruttrici di Saruman, ndr).
La metafora che mi piace utilizzare per questo album è il mare, che ha una superficie, ma anche un fondale. Il nostro progetto è molto barocco da questo punto di vista. Noi abbiamo inserito tante citazioni e livelli di significato che se uno ha voglia di immergersi, può trovare.
Per quanto riguarda la Rapsodia Tiberina, pur essendo nato a Milano hai avuto un guizzo in direzione Tevere. Come mai?
Questo brano, nel suo primo livello di significato parla di un viaggio un po’ ebro lungo il Tevere in zona Trastevere. Lavorando come Social Media Manager della Nazionale di Calcio italiana, sono stato molte volte a Roma e quando mi fermo, essendo un camminatore, vivo queste avventure che ho sintetizzato in un’unica canzone.
Per quanto riguarda gli ospiti che hanno collaborato, anche molto importanti, tra cui Dan Lacksman (Telex, Deep Forest, Hooverphonic ecc.), Thomas Bloch (Radiohead, Gorillaz, Daft Punk ecc.) qual è stato il loro riscontro rispetto a questo progetto?
Tutti gli ospiti hanno avuto visione delle canzoni a cui avrebbero collaborato più che all’app completa, perché non volevo anticipare nulla del progetto. Gli artisti sono venuti quasi gratis, ci tengo a dirlo. L’esempio su tutti è Dan Lacksman, uno che ha forse il più grande studio musicale del Belgio in cui hanno lavorato i Dire Straits. Si è innamorato della canzone e ha deciso di mixarla nel suo studio.
Avete già registrato download da parte di ascoltatori esteri?
Abbiamo avuto circa 1400 download in 10 giorni. Di estero abbiamo il 12% dalla Romania, il 7% dal Brasile, ma anche dal Giappone, Albania e Stati Uniti.
Quali sono i riferimenti artistici per questo progetto?
Premesso che la parte strettamente sonora è curata da Stefano e Andrea. Per quanto riguarda me, io sono grande appassionato dei Beatles, dei Queen, e a livello di testi, anche se magari non ci assomigliamo, Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla. Dal punto di vista sonoro ci sono influenze dal comparto accademico; i vari Stockhausen (compositore tedesco, ndr), Berio (compositore italiano, ndr) e altri, che Stefano ha contaminato con la delle influenze musicali sul progressive e la psichedelia.
Andrea invece attinge dal synth pop europeo e inglese, ed è un amante dei Depeche Mode, Aphex Twin, Tears for Fears e altri.
Per quanto riguarda altri ambiti artistici, io ho attinto sempre molto dalla letteratura e dal cinema. In questo caso abbiamo tre brani ispirati a questo, come Sette Metri Sotto il Suolo, con riferimenti allo schiaccianoci di Hoffmann. Poi abbiamo parlato di L’Ultima Marcia degli Ent, con riferimenti a Tolkien. E in ultimo un brano, Il Buddha dialoga con Shaka, che ha dei riferimenti ai Cavalieri dello Zodiaco, più complessi da evincere, se non si è appassionati del genere.