Nell’ambito della Milano Music Week hanno organizzato un’anteprima di Bohemian Rhapsody, film che nelle sale uscirà il 29 novembre: quel giorno Tim Music, che ha sponsorizzato la proiezione, ha in programma una serie di iniziative dedicate alla musica dei Queen e al suo carismatico frontman Freddie Mercury.
Premesso che la mia non vuole essere una recensione, ma una semplice opinione di una persona che nella vita si occupa di musica e ama andare al cinema, dico nel modo più semplice possibile che il film a mio avviso è fatto bene e mi è piaciuto molto. Dura due ore e un quarto e non ci si annoia, anzi!
A voler fare le pulci, qualche discrepanza tra la storia vera e quella narrata c’è. Per esempio, non è vero che quando Freddie annunciò di voler incidere un disco da solista causò tutto quel cataclisma all’interno della band. Prima di lui il batterista Roger Taylor aveva già pubblicato due album. E avevano deciso di comune accordo di concedersi un anno sabbatico: nel 1983 anche Brian May pubblicò un disco tutto suo. Così come non è vero che la reunion avvenne in occasione del Live Aid: si erano già ritrovati in sala d’incisione, nel gennaio dell’84 pubblicarono Radio Ga Ga e poche settimane dopo l’album The Works, seguito dall’omonimo tour. Addirittura quell’anno parteciparono come ospiti al Festival di Sanremo. Altro errore, la collocazione di Rock in Rio: avvenne nell’85. Qui è collocata prima della pubblicazione di We Are the Champions (1977).
Sotto l’aspetto storico, le smagliature più grosse sono quelle che riguardano la relazione con Jim Hutton e la rivelazione che Freddie fa agli altri componenti dei Queen di essere malato di Aids: in entrambi i casi le storie si collocano dopo Wembley. Ma per questioni di sceneggiatura (il film finisce con la mitica esibizione al Live Aid: era il 13 luglio 1985), hanno dovuto fare alcune forzature. Che però non influiscono minimamente sulla riuscita del film, che riesce a tenere desta l’attenzione dall’inizio alla fine, con momenti davvero emozionanti. Il culmine lo raggiunge con l’esibizione al Live Aid, ricostruita in modo eccezionale: in quei minuti si ha davvero l’impressione che sul palco ci siano i veri Queen. E, lo ammetto, c’è scappato il luccicone.
Lo hanno già detto tutti, e mi accodo: Rami Malek è di una bravura paurosa. Anche se a tratti è stata un po’ accentuata la malocclusione dentale, in diverse scene la somiglianza con Freddie Mercury è assoluta. Così come molto realistico è Brian May (interpretato da Gwilym Lee).
La pellicola è stata prodotta dallo stesso May (quello vero) e da Roger Taylor. Come noto ha avuto una gestazione parecchio travagliata: il progetto originale risale al 2010. In un primo momento pareva che il ruolo da protagonista dovesse interpretarlo Sacha Baron Cohen e prima di arrivare a Rami Malek si sono fatti altri nomi. C’è stato persino un cambio di regista in corso d’opera: Bryan Singer, licenziato in tronco dalla produzione quando il film era già quasi terminato, è stato sostituito da Dexter Fletcher. Però alla fine la ciambella è uscita col buco. Del resto avendo a disposizione una storia fantastica come quella di Freddie Mercury e un repertorio musicale di questa portata, gli ingredienti per ricavarne un bel film c’erano tutti. Sono stati amalgamati molto bene. Non so se Bohemian Rhapsody entrerà nella storia del cinema, magari no e comunque non sta a me dirlo. Però merita di essere visto e certamente per due ore abbondanti non vi annoierete.
Apprezzatissimo. Grazie
ComunitàQueeniana