Alle ore 18,00 l’incontro moderato da Felice Laudadio con Francesco Bruni, Ivan Cotroneo, Fabio Ferzetti, Filippo Gravino, Francesca Manieri, Caterina Taricano e la presentazione del volume scritto dallo stesso Giorgio Arlorio con Caterina Taricano, Viaggi non organizzati. La vita e il cinema di Giorgio Arlorio, Quaderni della Cineteca Nazionale n.10, Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Iacobelli Editore
Giorgio Arlorio, nato a Torino il 27 febbraio 1929, ha lavorato con grandi maestri (Gillo Pontecorvo, Dino Risi, Mario Camerini, Mario Monicelli, Mauro Bolognini) e ha scritto film di genere di grande successo tra i quali La patata bollente (ore 16,20) di Steno del 1979; storia dell’operaio verniciatore Bernardo Mambelli detto Gandhi (Renato Pozzetto), comunista di ferro ed ex pugile che ospita nel suo appartamento Claudio (Massimo Ranieri), picchiato dai fascisti, ignorando che è gay; L’arciere delle mille e una notte, 1962 di Antonio Margheriti, un classico del filone “avventure in cappa e spada”; Il mercenario, 1968 di Sergio Corbucci, ambientato alle soglie di una rivoluzione sudamericana, con Tony Musante, Franco Nero, Jack Palance e Giovanna Ralli; Zorro, 1975 di Duccio Tessari, ennesima versione dello spadaccino vendicatore di ingiustizie, con un atletico Alain Delon. Arlorio è stato anche un importante autore televisivo (con Nanni Loy è il curatore di Specchio segreto, una delle trasmissioni di culto della televisione anni Sessanta) e ha a lungo insegnato sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia. Si è distinto per il suo impegno politico e civile al fianco dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, ma anche come ottimo narratore della realtà del mondo del cinema. La sua vita professionale di scrittore per lo schermo si è sempre alternata tra film di impegno politico e opere decisamente commerciali. Ha scritto indifferentemente il copione di pellicole come Queimada di Gillo Pontecorvo con Marlon Brando o Il giorno più corto di Sergio Corbucci con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Attraverso una preziosa carrellata di storie, aneddoti e informazioni raccontati con la sottile ironia sul grande schermo, Arlorio si è dimostrato un testimone attento e attendibile dei nostri tempi.