La donna elettrica

Signora perbene, cuor d'oro e militante ecoterrorista. Visitate l'Islanda

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La donna elettrica

di Benedikt Erlingsson
con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Davíð Þór Jónsson, Magnu´s Trygvason Eliasen, O´mar Guðjo´nsson

Voto: bello e strano come un geyser

Halla è una signora islandese sola, gentile e molto ecologa: di solito canta in un coro e medita di adottare una bambina ucraina. Quando però sente la vena ecologica farsi intransigente nei confronti  del capitalismo contemporaneo che corre verso il riscaldamento globale, eccola in fuga (atletica) per paludi e acque vulcaniche con un arco molto tecnologico a far saltare con abili lanci di cavi i fili dell’alta tensione. Con due frecce può mettere in ginocchio la fornitura energetica di industrie strategiche per l’economia nazionale. Quindi la cercano con l’esercito, i cani , gli elicotteri, i droni e la tv. Ma lei ha dalla sua anche strambi, ma divertenti legami tribali vichinghi. Anche se il popolo forse non sta con lei. E il regista, tanto per ingarbugliare le carte, alterna le sue imprese alle sfortune di un turista che ha l’aria di un migrante. Film militante? Ma no, sarebbe limitante, anzi. Tenete presente che la colonna sonora, armonium, tamburo e fisarmonica (affascinante: Davíð Þór Jónsson) è in bella vista: nel senso che  tre suonatori, alternati a un coro folk ucraino, commentano le scene in scena con la nostra eroina tra campagna e città, vita borghese e imprese da ecoterrorista. Un po’ come facevano i fratelli Farrelly, ma loro erano  sboccati e politicamente scorretti. Questo film è surreale ironico e a modo suo feroce come lo è di solito l’umorismo boreale, saturnino e vulcanico di quelle latitudini. Poche parole, una propensione all’assurdo che può arrivare a qualche parentela con Ram di Grímur Hákonarson e col cinema di Kaurismaki (molto più classico) e di Roy Andersson (molto più astratto). Con sorpresa. Premiatissimo in molti festival. Prossimamente un remake con Jodie Foster.

 

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