Svelato il mistero Zampanò, nel 99° anniversario della nascita di Federico Fellini

Il personaggio immortale di Zampanò, il rozzo saltimbanco che viaggia per l’Italia contadina esibendosi in straordinarie prove di forza muscolare protagonista di La strada, è ispirato ad un abitante di Riccione realmente esistito

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Foto film La strada di Federico Fellini

Uno dei capolavori immortali di Fellini continua ad affascinare e fare discutere a quasi sessantacinque anni dalla sua uscita nelle sale

Il 6 settembre 1954 viene presentata alla Mostra di Venezia alla presenza di Giulietta Masina La strada di Federico Fellini che sfiorerà il Leone D’ oro andato invece tra forti polemiche a Giulietta e Romeo di Renato Castellani. Il film provoca anche un vivace dibattito tra il pubblico e la critica che si divide in due. I giornalisti di sinistra lo accusano di “spiritualismo religioso” interpretandolo come un attacco al neorealismo, mentre ovviamente la stampa cattolica lo osanna. Tra gli altri Ugo Casiraghi, stimato critico di L’ Unità, individua nell’ opera una sorta di sottofondo cattolico e quindi un passo indietro rispetto a Lo sceicco bianco e I vitelloni carichi di graffiante satira di costume. Nonostante queste stroncature i personaggi di Gelsomina (Giulietta Masina) e di Zampanò (Anthony Quinn), eroi umili e maltrattati dalla vita, saranno amati in tutto il mondo. Candidato all’ Oscar come miglior film straniero, la sera del 27 marzo 1957 al RKO Pantages Theatre di Los Angeles si porta a casa la preziosa statuetta tra la commozione di Fellini e della Masina presenti in sala.  Per anni molti studiosi si sono chiesti da dove ha avuto origine la storia di La strada e dei suoi personaggi certamente provenienti dai ricordi d’ infanzia del geniale Federico. In particolare la figura di Zampanò, il forzuto dal caratteraccio infame, doveva per forza di cose provenire dalla realtà del mondo contadino romagnolo. Il giornalista Edmo Vandi dopo molte ricerche è sicuro di averlo identificato nella figura del riccionese Glauco Balena, vissuto tra il 1888 e il 1973. “All’inizio del secolo scorso- racconta Vandi- Glauco girava l’Italia con un carrozzone trainato da un cavallo. Teneva gli spettacoli   di piazza spezzando a petto nudo catene che poi faceva controllare agli spettatori…”.  Sicuramente Fellini era a conoscenza delle imprese di Glauco Balena, la cui famiglia possedeva un negozio all’ingrosso di legname e carbone a Borgo San Giuliano. Per irrobustirsi il giovane Balena non andava in palestra, ma tutti i giorni issava giganteschi sacchi sui carretti dei clienti, tanto che venne soprannominato il fenomeno della forza muscolare e poco più che ventenne, divenne campione di lotta greco-romana conquistando il record mondiale di sollevamento con la bellezza di 132 chilogrammi.  “Al contrario di Zampanò – conclude Edmo Vandi- Balena era un uomo dal carattere dolcissimo, profondamente innamorato della sua famiglia. Dotato di grande intelligenza, insieme ad un gruppo di medici aveva creato nel settembre 1928 L’Araldo della Salute, prima rivista d’igiene, alimentazione sana, e divulgazione dei principi curativi per la rigenerazione fisio-psichica dell’Uomo”. Diavolo di un Fellini che ha saputo ricostruire con la sua fantasia inesauribile pezzi della sua vita vissuta. “All’inizio della Strada– confessava l’autore – c’ era solo un sentimento confuso del film, una nota sospesa che mi procurava soltanto un’indefinita malinconia, un senso di colpa diffuso come un’ombra; vago e struggente, fatto di ricordi e di presagi. Questo sentimento suggeriva con insistenza il viaggio di due creature che stanno insieme fatalmente senza sapere il perché. La storia nacque con molta facilità: i personaggi apparivano spontaneamente, se ne tiravano dietro altri, come se il film fosse pronto da sempre e aspettasse soltanto di essere ritrovato”.

 

 

 

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

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