22rotagonista della pellicola è un edificio parigino nel quale viveva una folta comunità di ebrei vittime della persecuzione nazista del 1944
“È stato scoprendo il censimento del 1936 che mi sono accorta – racconta l’ autrice di numerosi lavori sulla persecuzione nazista e sulla memoria delle vittime della Shoah – che un terzo dei 300 abitanti del 209 di Rue Saint-Maur erano ebrei. Dei 52 deportati, nove erano bambini”. Zylberman ha rintracciato alcuni dei vecchi inquilini della casa, che a suo tempo hanno dovuto abbandonarla durante il terribile periodo dell’occupazione tedesca. Con grande pazienza gli ex bambini, quelli di Rue Saint-Maur 209, ormai vecchi in giro per il mondo, a Parigi, New York, Tel Aviv, Melbourne, sono stati ritrovati e hanno accettato di confessare le loro storie dolorose. Ripresi insieme all’edificio che rappresenta la loro infanzia, divengono una sorta di unico organismo vivente portatore di memoria, capace di raccontare e far comprendere cosa resta delle vite di un tempo, brutalmente “interrotte”. Il film è una testimonianza commovente e drammatica che riporta alla vita i suoni, gli odori, gli oggetti familiari dei luoghi vissuti da queste persone costrette a subire un’esperienza tragica. Una rampa di scale, il pavimento di un cortile, un corridoio o una finestra sono tante piccole pietre verso un passato ritrovato che non può essere più dimenticato.